Corriere della Sera, 12 novembre 2021
La Treccani racconta l’arte contemporanea
«Più che una enciclopedia, questa opera è un cantiere, un laboratorio che indaga i linguaggi artistici di oggi. Una comunità composta anche da giovani ricercatori ha attraversato il mondo dell’arte contemporanea con attenzione, intelligenza e sapienza. Non era facile ottenere un risultato come questo, davvero unico nel panorama editoriale internazionale: un’architettura possibile della materia, una raccolta ragionata e un racconto corale delle maggiori esperienze artistiche della nostra epoca».
Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, parla al tavolo della Biblioteca dell’Archivio storico della Biennale di Venezia nel Padiglione centrale ai Giardini per presentare la nuovissima Enciclopedia dell’Arte contemporanea, nata come sua intuizione nel settembre 2016.
Accanto a lui il presidente della Biennale, Roberto Ciccutto, e i due curatori dell’opera (quattro volumi, 3.600 voci, 4 mila illustrazioni, 435 autori, un costo di 1.500 euro) cioè il critico e storico dell’arte contemporanea Vincenzo Trione e Valeria Della Valle, linguista e solida colonna della Treccani. Proprio Ciccutto sottolinea la coincidenza della presentazione con la nascita del Centro internazionale di ricerca sull’arte contemporanea della Biennale veneziana: «Mi auguro sia solo l’inizio di un dialogo permanente tra due grandi istituzioni culturali, due eccellenze del nostro Paese e non solo, proprio nel segno del futuro, della Next Generation».
Trione ammette la difficoltà di «cingere d’assedio un oggetto fluido e sfuggente come l’arte contemporanea» col difficile compito di proporre un modello alternativo alla rapidità e all’approssimazione del web proprio «nel segno dell’informazione e della documentazione più rigorose». Cita Giovanni Gentile che nel 1931, sul «Corriere della Sera» firmò un intervento intitolato «Tribolazioni di un enciclopedista» per confessare che «fare una enciclopedia significa distribuire l’immortalità». Esercizio complicato per un’arte, come quella del ’900, che (altra citazione di Trione dal «Corriere della Sera») «non finirà mai» come scrisse su questo giornale Giovanni Raboni. Quindi il lavoro è stato «documentare, catalogare e anche scegliere» dandosi come arco di tempo dall’inizio del ’900 a oggi e come criterio di inclusione protagonisti e temi «capaci di reggere nel tempo, con un ampio e forte riconoscimento a livello italiano e internazionale, dunque non le meteore». Poi «il superamento della visione idealistica dell’arte, impossibile oggi concepirla se non all’interno di una rete sociale informativa e comunicativa» in parallelo a un altro superamento, «quello della visione Occidente-centrica che vede nell’Europa e negli Stati Uniti i grandi protagonisti, abbiamo indagato il resto del mondo, e non solo ciò che transita proprio in Occidente».
Valeria Della Valle si definisce un «controllore di bordo», custode dello stile Treccani. Cioè «assicurare un linguaggio non criptico o oscuro, come spesso viene accusato di essere quello dell’arte contemporanea, ma limpido, accessibile anche a un pubblico magari colto ma non di specialisti». Della Valle, da «veterana» della Treccani con orgoglio annuncia che la voce «storia dell’arte» è quella originale di Giulio Carlo Argan come appare negli archivi dell’Enciclopedia, un nobile segno di continuità. Proprio Della Valle fu protagonista di vere battaglie, negli anni Settanta, per far accettare e inserire nel Vocabolario Treccani lemmi come Action painting, Body art e anche Transavanguardia. Della Valle cita Savinio («Non vi saranno più poeti, né pittori o compositori. Non vi saranno che uomini, di cui il genio sarà capace di afferrare nel tempo stesso tutte le possibilità di realizzazioni») per indicare nell’opera «una visione senza confini, una nuova idea dell’arte, come arte totale che mescola tutte le arti».
L’Enciclopedia è suddivisa in voci monografiche (artisti, gruppi, architetti, teorici, critici, galleristi, direttori di museo, curatori e così via), voci tematiche (movimenti e tendenze come Dada, Futurismo, Transavanguardia), temi (come Installazione, Patrimonio), voci liminari (Antropologia e arte, Religione e arte, Tv e arte, e alcune città importanti nel dibattito artistico), voci contenitore (Gruppi di avanguardisti in Cina, Riviste di arte contemporanea), voci interdisciplinari o transnazionali (Arte delle donne: Europa, Arte delle donne Nord America…). Ogni volume è accompagnato da opere d’arte inedite, realizzate per Treccani, affidate a quattro grandi «K» incaricati di descrivere un Continente: Anish Kapoor (Asia), William Kentridge (Africa); Anselm Kiefer (Europa), Joseph Kosuth (America). Il primo volume è introdotto da un portfolio di Shirin Neshat, artista a suo agio in Oriente e Occidente, soprattutto Iran e Stati Uniti, che si esprime tra pittura e scrittura, fotografia e cinema. I condirettori, accanto a Trione e Della Valle, sono eccellenti nomi internazionali come Jean-Luop Amselle, Boris Groys, Barbara Rose, scomparsa nel dicembre 2020. Per assicurare la presenza di «sguardi laterali» alcune voci sono firmate da intellettuali di altri campi: Melania Mazzucco («Autoritratto»), Emanuele Trevi («Ritratto»), Stefano Bartezzaghi («Gioco e arte»). Un viaggio intorno all’arte contemporanea ma senza approdo (riecco Argan) perché «vista come problema», ovviamente privo di soluzione.