Corriere della Sera, 12 novembre 2021
Biografia di Antonella Clerici raccontata da lei stessa
Quante vipere ci sono nel mondo della tv?
«Io penso sia così in tutti gli ambienti, certo la tv è un mondo molto competitivo. Ma ho trovato un sistema: non frequento l’ambiente, così non si alimentano rivalità e pettegolezzi. Io uscivo con Fabrizio (Frizzi), vedo Carlo (Conti), sento Paolo (Bonolis). Ho degli amici, ma ho imparato che se frequenti questo ambiente finisci per vedere sempre le stesse persone e parlare solo e sempre di tv, cosa che mi annoia molto visto che ne faccio già abbastanza. Invece mi interessa parlare con persone che mi possano arricchire con altri argomenti».
Antonella Clerici è inscatolata nei nostri televisori da quasi 40 anni, è il volto per eccellenza del mezzogiorno, ma quando serve anche della prima serata. Ha collezionato tanti successi e qualche fallimento (chi nella vita non ne ha?), è stata l’ultima donna a condurre il Festival di Sanremo (era il 2010), è una che non suscita gelosie («Piaccio alle donne perché non mi vedono come una rivale, a Sanremo ho avuto donne bellissime: Rania di Giordania, Jennifer Lopez, Dita von Teese...»).
Il mondo dello spettacolo è pieno di ego, lei come riesce a non farlo diventare ipertrofico?
«Io non mi circondo di persone che mi danno ragione, ma di persone intelligenti. Non ho dei lacchè; ho autori, ho persone di mia fiducia che mi dicono sempre quello che pensano. Anzi a volte pure troppo duramente – sorride —. Non ho un grande ego, mentre vedo tanti colleghi che nei posti pubblici amano mettersi in mostra. Io al contrario vorrei sparire. Il mio ego si esprime solo sul palco, lì sento che devo tirare fuori la mia personalità. Di mio sono umile, una timidezza di fondo che mi ha sempre tenuto con i piedi per terra, una timidezza che mi viene dalla provincia (è cresciuta a Legnano, ndr), il mio piccolo mondo antico. Il fatto è che io non mi sento mai arrivata, mi sento eternamente Cenerentola al ballo, i miei colleghi mi sembrano sempre meglio di me, sembra sempre sappiano quello che vogliono, io invece mi nutro di dubbi. Ma i dubbi mi stimolano, sento di dover imparare: leggo, studio, mi informo tanto. Non mi siedo sugli allori, mi metto sempre in discussione».
La sua carriera è fatta soprattutto di calcio e cucina, ovvero gli sport preferiti dagli italiani: è questo il segreto della sua popolarità?
«Anche della mia longevità... Il calcio è lo sport nazionale per eccellenza; il cibo non passa mai di moda, infatti si dice che finisce sempre tutto a tarallucci e vino, il leitmotiv di tutto quello che muove il nostro Paese. Unisco le passioni degli italiani e credo che la mia popolarità sia legata al fatto che sono molto in sintonia con il pubblico a cui mi rivolgo. Lavoro per Rai1, una rete popolare e generalista: quando sono indecisa tra due termini cerco di usare quello più facile; se scelgo il più difficile ricorro anche a un sinonimo, perché bisogna arrivare a tutti. È importante farsi capire. E poi spesso i messaggi più importanti passano attraverso la leggerezza, chi pontifica non va lontano».
Il programma in cui si riconosce di più?
«Ho amato tanti programmi, dal Treno dei desideri a Ti lascio una canzone che mi ha aperto le porte del Festival di Sanremo. Ma il mezzogiorno è il mio posto perché – l’ho capito da Raffaella Carrà – ti dà la possibilità di avere un contatto quotidiano con le persone, mi ricorda il mio mondo della provincia, che poi è quella in cui sono tornata a vivere oggi (ormai da tempo si è trasferita ad Arquata Scrivia, seimila abitanti in provincia di Alessandria, ndr). La prova del cuoco prima, È sempre mezzogiorno! adesso mi hanno dato la grande notorietà: senza il mezzogiorno avrei fatto più fatica».
Qual è il peso di Sanremo?
«La pressione mediatica. Sai che tutta Italia ti sta guardano e giudicando, anche se hai un bruscolino nell’occhio. Ho fatto programmi più complicati, ma al Festival sei al centro del mondo: se ti va bene è la soddisfazione massima della tua carriera; se ti va male può affossarti».
Il suo fu un successo, eppure nessuno voleva farlo con lei...
«Perché dopo il Festival di Bonolis che aveva avuto un risultato clamoroso nessuno credeva in me. So di un cantante di cui non dirò mai il nome che disse che io sapevo troppo di sugo, non capendo che proprio quella era la mia forza...».
Bonolis fu pagato un milione, lei la metà...
«Però non era una questione uomo-donna, ma Mediaset-Rai, questa è la verità. Paolo arrivava da lì, a Mediaset hanno guadagni che noi ci scordiamo, il rapporto è 1 a 10; chi fa la tv pubblica sa che a parità di esposizione e popolarità guadagna sempre molto meno. A Mediaset Maria (De Filippi) è una donna ed è una colonna. Nella tv, non tanto a livello dirigenziale, ma di conduzione, le donne contano».
Il programma che non avrebbe dovuto accettare?
«Tanti, con il senno di poi. Sicuramente penso a Senza parole. Ecco, lì non ho dato ascolto a Marco Bassetti che mi diceva che bisognava registrarlo, invece io mi ero intestardita per la diretta, ma solo dopo ho capito che c’erano dei tempi morti infiniti. I programmi emotionalvanno registrati, perché le emozioni non escono a comando, può passare del tempo e il montaggio ti aiuta a eliminare i buchi di racconto. Io sono una fanatica della diretta, ma ci sono programmi che meritano una cura particolare e vanno necessariamente registrati».
I suoi genitori cosa le hanno insegnato?
«Mi hanno insegnato che la cultura è libertà: ed è una cosa che io continuo a ripetere a mia figlia».
Chi è stato per lei Gianfranco De Laurentiis?
«Un padre. A Roma non conoscevo nessuno, lui mi ha accolto nella sua famiglia, con i figli e la moglie, come una figlia aggiunta. Mi ha insegnato tutto, era un mostro di bravura. Adesso c’è Google, noi andavamo in giro con i faldoni di appunti. Lui sapeva tutto a memoria, era di una cultura e un’intelligenza pazzesca».
Il 26 novembre torna in prima serata su Rai1 con «The Voice Senior» (prodotto da Freemantle).
«Con tre puntate in più rispetto alle otto dell’anno scorso. I punti di forza del format sono due. Le blind audition — i provini al buio in cui i coach non vengono condizionati dall’aspetto fisico del concorrente, ma soltanto dalla voce – e le storie dei protagonisti, persone che vanno dai 60 anni in su, quest’anno il più grande ha 88 anni. C’è gente gagliardissima, persone che hanno cantato tutta la vita e che per qualche motivo non sono riuscite a farlo di mestiere, sono state a un passo dalla gloria ma poi hanno smesso per problemi diversi. Ci sono artisti che diventano famosi e artisti che finiscono per cantare per gli amici... È un programma che insegna che nella seconda parte della nostra vita si fanno scelte per passione, non per la carriera, per avere un futuro. Come me adesso. A 57 anni non ho la smania che avevo a quaranta, se no avrei qualche problema di relazione con me stessa».
I coach sono Orietta Berti, Clementino, Loredana Bertè e Gigi D’Alessio.
«Orietta è in palla, è la bocca della verità, alla sua età può dire quello che pensa. Sembra dolce e carina, ma poi ti tira delle stilettate... Clementino è l’esplosività, uno showman pazzesco, sapientemente contenuto – perché il problema è contenerlo – potrebbe fare un programma da solo: canta, balla, conduce, ha la battuta prontissima. Gigi è il musicista per eccellenza e aiuta il programma perché è quello che conosce meglio il format. Loredana Bertè è sempre imprevedibile e poi è molto competitiva, litiga fino alla morte».
Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo. Quanta bellezza c’è in tv?
«Poca. Perché c’è troppa gente in tv, si danno quarti d’ora di popolarità a persone che non la meritano e si tralascia la ricerca di talenti, che pure esistono. Una volta la tv d’estate investiva su personaggi sconosciuti, io stessa sono emersa grazie a un programma estivo, all’epoca si testavano conduttori nuovi. Oggi ci sono molte più opportunità, molte più reti, ma si cerca meno l’applicazione, il talento, la cultura, la capacità di comunicare, si guarda soprattutto all’aspetto fisico, se uno è “instagrammabile” nella maniera giusta, ma non si capisce che non è affatto detto che se hai successo sui social lo puoi avere anche in televisione, soprattutto in quella generalista».
E nei social quanta bellezza c’è?
«Al di là dei cretini, che sono ovunque e che non vanno tenuti in considerazione, Twitter mi piace molto, è un medium che ti mette in comunicazione con tante persone sagaci e ironiche. Su Instagram invece è tutto più edulcorato, artefatto, deve essere tutto leccato. A me non piace, questi calcoli su cosa funziona o no, il retropensiero continuo non fa per me».
Le hanno mai chiesto di entrare in politica?
«Ai tempi di Sanremo, in quel momento di grandissima popolarità, ma non lo farei mai, a ognuno il suo mestiere. Al massimo posso esprimere un’opinione, alla mia età poi, se non dico quello che penso adesso quando lo dico... Ma la politica no, sono troppo lineare, sono l’antipolitica per eccellenza».
La cosa più trasgressiva che ha fatto?
«Devo ancora farla... In realtà sono poco trasgressiva, mai preso nemmeno una ciucca seria. Sono una persona controllata, giù la testa e pedalare, mentalità lombarda di provincia».
Con quale delle sue gaffe vuole essere ricordata?
«Ne ho due. Non posso vivere senza ca... e la borra, che fa schiuma ma non è un sapone. Sono espressione della mia naturalezza. Non mi piace essere ricordata come la conduttrice perfetta, sono anche una che ha senso dell’ironia e dell’autoironia».
L’età che avanza...
«...mi fa girare le palle. Molto. Mi girano perché la vita che ho da vivere è più corta di quella che ho già vissuto: guardo il famoso metro di Nanni Moretti e mi vengono i nervi».