Corriere della Sera, 12 novembre 2021
Marcello Pera, riserva per il Quirinale
Pera Marcello, settantotto anni, da Lucca. Filosofo, accademico, politico, un passato nel Partito socialista, già senatore per Forza Italia e Popolo della Libertà, presidente del Senato fino al 2006, un elenco di libri e pubblicazioni invidiabile.
È finito anche lui, croce e delizia, nel frullatore dei possibili candidati per la presidenza della Repubblica. A un concorso per titoli avrebbe le carte per giocarsela con i rivali, veri o presunti. Al borsino lo si dà come uno dei possibili piani B per il centrodestra, qualora non sfondasse il candidato numero uno, Silvio Berlusconi. Nel gioco degli specchi per la corsa con più sgambetti d’Italia, del suo nome si vocifera anche nei colloqui privati tra la Lega di Matteo Salvini e la nave pirata di Matteo Renzi, come di un candidato che potrebbe spuntarla, dalla quarta votazione in poi, se fallisse la possibilità di eleggere un capo dello Stato da unità nazionale. Perché dal fronte Pd e Cinque stelle non avrebbe dalla sua nemmeno un grande elettore, ma c’è pur sempre in Parlamento una terra di mezzo che conta un centinaio di voti. E non manca chi si sente di avvertire Pier Ferdinando Casini: «Attento Pier, c’è anche lui, non lo sottovalutare», ottenendo in cambio, pare, un rilassato «si accomodi».
La riservatezza di Marcello Pera è proverbiale. C’è chi lo definisce, affettuosamente, un orso di altissimo profilo. E quindi dice, poco più che a monosillabi, che non ha tempo per parlare del Quirinale, anche perché robustamente impegnato nel finire di scrivere il suo libro su Sant’Agostino. E quindi declina. Declina ogni ipotesi di candidatura al Colle? No, ovviamente, sarebbe addirittura maleducato rispetto alla carica più importante del Paese. Declina rispetto alla richiesta di parlarne.
Il più importante, probabilmente, dei suoi libri si intitola «Popper e la scienza su palafitte». Un titolo apparentemente ironico ma in realtà programmatico. Come le palafitte dell’umanità degli esordi, la scienza contemporanea non è fondata su basi solide come la roccia, ma è soggetta a frequenti modifiche e revisioni, per la scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni che mettono in discussione la fisica classica. Un divenire che vale, per Marcello Pera, anche nella politica, mantenendo però, costantemente un faro: un conservatore, come lui si definisce, per andare avanti deve avere il coraggio di tornare indietro. «Conservatore è colui che si affida alla tradizione cui appartiene, la quale gli fornisce una identità e un’agenda, e risolve i problemi che di volta in volta gli si presentano nei termini di quella tradizione. Il conservatore può anche essere un riformista radicale, ma non un rivoluzionario. Il conservatore è realista, il rivoluzionario è utopista. Per il conservatore, si può andare avanti solo se non si dimentica o distrugge ciò che sta dietro».
Questa e altre riflessioni ha affidato, appena un anno fa, alla Gazzetta di Lucca, la sua città. Sull’Islam: «È contrario alla civiltà europea. Stiamo alzando le mani per paura. E siccome ne abbiamo un po’ vergogna e conserviamo un po’ di pudore, ribattezziamo questa resa con belle parole: dialogo, tolleranza, fraternità». Su papa Francesco: «Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano ben chiaro il pericolo dell’Islam, Bergoglio pensa diversamente, la sua posizione è figlia del relativismo». Sulla teoria Lgbtq: «La teoria del genere non è un capitolo della storia dei diritti dell’uomo, ma della storia della lotta al cristianesimo». Sull’Europa: «Ha avuto bravi architetti che l’avevano progettata in un modo, ma il lavoro è stato proseguito da mediocri geometri e muratori che l’hanno trasformata in un altro. Ma la storia non è reversibile. L’Unione europea può solo essere corretta». Sul Covid: «Temo avesse ragione, anche se avrebbe fatto bene a non dirlo, Boris Johnson, quando ai Comuni ha dichiarato che gli inglesi a differenza degli italiani amano la libertà più della sicurezza». Sul fascismo: «Non c’è più e abbiamo la prova che non è rinato: se davvero lo fosse, i nostri intellettuali già sarebbero fascisti. Come l’altra volta, esattamente un secolo fa».
Il professor Gian Maria Vian, a lungo direttore dell’Osservatore romano, parla di lui con stima: «Un intellettuale e uno storico della filosofia preoccupato dal declino che sembra inarrestabile della politica in Italia. È entrato in una fase di disincanto, perché dalla politica si aspetterebbe molto di più».
Il professor Marcello Pera intanto prosegue nel suo lavoro su Sant’Agostino, situazione in qualche modo ottimale per chi si ritrova tra i nomi possibili per la partita della presidenza della Repubblica: lontano dagli echi, dai venti e dalle insidie dei palazzi della politica.
Un lavoro, quello sul libro, che lo avvicina ancora di più a Joseph Ratzinger, il papa emerito Benedetto XVI, con il quale aveva già scritto un volume composto da due distinte relazioni, dal titolo «Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, Islam». Proprio Benedetto XVI è uno studioso appassionato di Sant’Agostino, e sulla sua opera il giovane Ratzinger aveva fatto la su tesi di dottorato.