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 2021  novembre 12 Venerdì calendario

Gigi Riva parla dei vaccini

Gigi Riva è di buon umore. Ieri ha ricevuto la visita dei nipoti da Varese e da Sesto per il debutto all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari dello spettacolo teatrale «Luigi», di Giorgio Pitzianti, con la voce di Luca Ward. E domenica ha festeggiato il 77esimo compleanno in casa, con una bellissima festa organizzata dai figli, Nicola e Mauro. Racconta: «Sono stati eccezionali. Sono venuti e hanno fatto tutto loro, io non mi sono mosso dalla sdraio. C’erano le mie nipotine, c’era anche Gianna, la madre di Nicola e Mauro. E altri miei amici, una grande torta. Sai, quelle cose che fanno piacere. La sera quando sono andato a dormire ho fatto fatica a prendere sonno, tanta era l’emozione. Il regalo più grande è stato averli lì con me». 
E come avete fatto per il Covid? 
«Eravamo tutti vaccinati, a partire dai miei figli. E poi io ho fatto anche la terza dose, tre settimane fa». 
All’ospedale Roberto Binaghi di Cagliari. Una testimonianza importante. 
«Io questo non lo so. So che mi hanno chiamato per la terza dose e sono andato. E sì, mi hanno riconosciuto e mi hanno detto che ho fatto bene». 
Sui social c’è stato tanto affetto nei suoi confronti. Ma non sono mancate le critiche dei soliti no vax. Su calciocasteddu.it una persona, naturalmente anonima, ha scritto: «Un altro venduto... o un altro manipolato. Meglio pensare la seconda, trattandosi di Riva». C’è chi dice che «la punturina non serve a niente». Il più moderato: «Sarà il pensiero di Gigi, grandissima persona, ma non è legge per fortuna». Le dispiace? 
«Io faccio quello che voglio, non dipendo sicuramente da loro: non mi fanno né caldo né freddo. Non ho nessun problema con loro, ma quando vedo le proteste in televisione cambio canale: non si può manifestare creando il caos, picchiandosi. Non voglio neanche commentare chi si comporta così, dopo un anno e mezzo di crisi mondiale dovuta alla pandemia, dopo così tanti morti». 
A lei è successo di perdere una persona cara per il coronavirus? 
«No, per fortuna i miei familiari e i miei amici stanno bene. Però la mia badante, Zoia, che è ucraina e vive con me, ha preso il Covid ed è stata all’ospedale una ventina di giorni. Qui a casa è tornata dopo un mese. Ora sta bene». 
Non ha temuto di essersi contagiato? 
«No, per me nessun problema. Zoia, comunque, ha la sua stanza, e poi si è accorta subito di star male». 
Ha ricominciato a uscire? 
«Poco. La mia ginnastica la faccio andando sul balcone: è bello lungo, di cinquanta metri, e io vado avanti e indietro. Magari esco per andare a cena dai miei figli, ogni tanto. Ma le camminate di un tempo non le faccio più». 
Dove vorrebbe tornare? 
«Mah, un salto al Poetto lo farei volentieri. Appena mi torna la voglia ci vado».