La Stampa, 12 novembre 2021
Torino e il tennis
Il primo evento della storia che ha legato Torino al grande tennis internazionale è poco conosciuto. Torniamo al 21 aprile 1926, quasi cento anni fa, al tennis club Juventus di corso Marsiglia, attuale largo Tirreno. Alla presenza di Umberto di Savoia e della Torino che conta scende in campo Suzanne Lenglen, la prima celebrità mondiale della racchetta, capace di vincere in otto anni ben 25 titoli del Grande Slam e di creare scandalo osando indossare una divisa a maniche corte e con la gonna al polpaccio sul prato di Wimbledon. Dall’altra parte della rete c’è la gloria locale Paola Bologna, baronessa torinese e anche artista: uscita dall’Accademia Albertina realizza illustrazioni per la Gazzetta del Popolo e disegna madonne in ceramica per la Lenci. La sua curiosa e inedita storia, così come quelle di altre famose tenniste, è raccontata nella mostra «Le regine del tennis. Storie di campionesse agli inizi del Novecento» allestita all’Archivio Storico della Città di Torino in collaborazione con l’associazione Collezionisti Tennis.
L’ingresso è gratuito – non c’è nemmeno bisogno di entrare in museo – per ammirare una delle prime testimonianze figurative: la Fondazione Accorsi Ometto, nella nuova ampia vetrina espositiva sotto i portici di via Po 55, espone al passeggio dei torinesi e dei turisti un raro piatto in maiolica realizzato a Torino dalla manifattura Rossetti intorno al 1765. Raffigura un uomo impegnato nel gioco della pallacorda, antenato del tennis, a pochi anni dal primo torneo internazionale organizzato nel castello di Fontainebleau dalla corte francese.
Ma il tennis viene praticato anche a casa Savoia, spesso all’interno degli ambienti delle stesse residenze sabaude. Una delle testimonianze più curiose è quella del giovane Vittorio Amedeo III. Che a metà Settecento, annoiato dalle piovose giornate autunnali alla Reggia di Venaria, inganna il tempo giocandolo con le sorelle nella Grande Galleria da poco compiuta da Juvarra. In un’altra residenza, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il tennis di Casa Savoia emerge in un’opera di un artista di metà Seicento. Ci sono due bambini, lo sfortunato Francesco Giacinto e il piccolo Carlo Emanuele II. La loro madre, Madama Cristina, gli fa conoscere lo sport della pallacorda. I due piccoli sono ritratti insieme, con la racchetta. Durante le Atp l’opera sarà esposta in posizione privilegiata nella biblioteca.
Diverse le forme artistiche e le occasioni per viaggiare nell’arte e nella cultura intorno al tennis in questi giorni. Una sorta di déjà vu rispetto alle «Olimpiadi della Cultura» del 2006. Sono implicate tutte le arti, anche quella fotografica. A Camera, Centro Internazionale della Fotografia, in via delle Rosine 18, si omaggia la carriera di un protagonista di Magnum Photos. È l’inglese Martin Parr, che attraverso 150 scatti realizzati in occasione dei più rilevanti e recenti eventi tennistici, coglie attraverso l’obiettivo azioni e momenti cruciali dei maestri della racchetta.