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 2021  novembre 12 Venerdì calendario

Paolo Rossi, la guerra delle statue

Si disse subito appena ci lasciò, il 9 dicembre dello scorso anno, che la grandezza di Paolo Rossi risiedeva nell’essere stato patrimonio e memoria condivisa degli italiani, ed è proprio così: lui era di tutti, di chi l’ha visto e di chi c’era, persino di chi non c’era ancora. Così in questi mesi sembra che tutti vogliano un pezzettino di Pablito da tenere con sé, in una singolar tenzone a colpi di statue, piazze e stadi che gli si vogliono dedicare. Del resto le sue imprese, avrebbe detto Orazio, sono state davvero più durature del bronzo in cui finora lo hanno raffigurato almeno due scultori: il Mondiale del 1982, che per chiunque ha l’effigie di Paolo Rossi sorridente e sudato dopo uno dei suoi sei gol (anche se per Renato Guttuso fu Dino Zoff con la Coppa), è tuttora la vittoria più citata e ricordata della Nazionale di calcio, molto più di quella del 2006, e da tutti gli italiani, curiosamente anche da parte di chi nel 1982 nemmeno era nato.
PRIMA
Le patrie di Paolo Rossi sono state almeno due, e sono legate, è il caso di dirlo, da un singolare filo: a Prato, città laniera per definizione, Paolo nacque e crebbe, mentre a Vicenza esplose da centravanti nella squadra del Lanerossi, che era di proprietà della più importante azienda tessile italiana dell’epoca. E Prato ha vinto di un’incollatura la disfida dei monumenti, anche se tutti, a cominciare dai sindaci delle città coinvolte, dicono che non c’è stata una vera gara di velocità, ma chissà. È appena stato inaugurato davanti ad autorità civili e militari, e alla presenza della moglie Federica Cappelletti, degli ex compagni dell’avventura mundial, del presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, un mezzobusto in bronzo con basamento in marmo verde, opera dell’artista fiorentina Elisa Morucci, in piazzale della Cipresseta, nel borgo di Santa Lucia a Prato dove Paolo iniziò a giocare all’età di cinque anni.
E SECONDA
Ma tra poco Vicenza risponderà. A Pablito verrà dedicato il piazzale antistante lo stadio Romeo Menti (gloria del Vicenza e soprattutto del Grande Torino, morto a Superga), che diventerà Largo Paolo Rossi, e ci sarà una statua di bronzo a grandezza naturale, che lo scultore Domenico Sepe sta terminando nel suo studio di Afragola. All’inizio la statua doveva indossare la maglia dell’Italia, poi si è deciso per quella del Lanerossi, con qualche strisciante polemica su cosa dovesse pesare di più, mentre c’è anche chi in città ha borbottato: a Vicenza non ci sono statue di due glorie locali come gli scrittori Guido Piovene e Goffredo Parise, due grandi della nostra letteratura, mentre ne faranno una per un calciatore, per giunta neppure vicentino. Potenza del calcio. E polemiche inevitabili.