Fabio Amendolara François De Tonquédec per "la Verità", 12 novembre 2021
IL PIANO MESSO A PUNTO DA FABRIZIO RONDOLINO PER COLPIRE I NEMICI DI RENZI AVEVA INDIVIDUATO IN ANNALISA CUZZOCREA E JACOPO IACOBONI I GIORNALISTI DA CUI AVERE NOTIZIE RISERVATE - ALBERTO BIANCHI SPINGEVA PER SEGNALARE GLI ARTICOLI A DAGOSPIA: "VA DATO A DAGO" (BRAVI, SEGNALATECI SEMPRE LE NOTIZIE!) - IL PROGETTO DI "CHARACTER ASSASSINATION" NEI CONFRONTI DEGLI AVVERSARI, L'HACKER PER CREARE SCOOP E DOSSIER DA PASSARE AI GIORNALI, IL SITO DA COSTRUIRE SU UN SERVER ESTERO NON SOTTOPOSTO ALLA LEGISLAZIONE ITALIANA PER PUBBLICARE TUTTO IL MATERIALE ANTIGRILLINO… -
Il progetto di Bestia renziana nella sua declinazione «macchina del fango», svelato ieri dalla Verità, si arricchisce di nuovi elementi. Al momento l'uso di un investigatore privato «di provata fiducia e professionalità», inserito in un progetto di «distruzione della reputazione» degli avversari politici inviato a Matteo Renzi dal giornalista ed ex spin doctor di Massimo D'Alema, Fabrizio Rondolino, non trova né conferme, né smentite. Ieri Renzi si è limitato, come al suo solito, a replicare ai giornali annunciando azioni legali.
Alla Verità risulta però che la fondazione Open abbia avuto un rapporto, regolarmente iscritto a bilancio, con un'agenzia di investigazioni, la Top Secret: oggetto del rapporto la sicurezza alle varie edizioni della Leopolda. La collaborazione tra la Top secret, con sede a Ferrara e un fatturato nel 2020 di 6,4 milioni di euro, inizia con la Leopolda del 2013, con il servizio di «sicurezza e controllo accessi» fatturato per 2.531,50 euro.
Negli anni successivi, però, sino al 2018, lo stesso servizio viene pagato a una cifra superiore: da 4.772 euro sino a 8.161, per un totale di 36.168 euro. In quelle fatture è stato inserito qualche servizio extra? Ovviamente tutti smentiscono.
LA MISSIONE Ma torniamo alla mail del 7 gennaio 2018 con il progetto di «character assasination» nei confronti dei nemici, esponenti grillini e giornalisti del Fatto quotidiano, inviata da Rondolino. In essa quest' ultimo cita pure i nomi di due giornalisti che, secondo l'ex Lothar dalemiano, potrebbero «essere coinvolti, in forme più o meno indirette e sulla base di un rapporto personale e fiduciario», e che «non sempre possono pubblicare ciò che scoprono».
I nomi individuati da Rondolino per avere notizie, in una insolita inversione di ruoli, sono quelli di Annalisa Cuzzocrea, all'epoca cronista parlamentare di La Repubblica e da pochi giorni vicedirettore della Stampa, e Jacopo Iacoboni, inviato sempre del quotidiano torinese, nonché autore di due libri contro il progetto politico del Movimento 5 stelle. Agli atti, della possibile collaborazione della Cuzzocrea non abbiamo trovato nulla, a parte la citazione di Rondolino.
Su Iacoboni invece è presente un articolo sui finanziatori della Leopolda. Il rapporto però nel tempo sembra esseri evoluto, tanto che nel 2016 Fabio Pammolli, nell'organigramma della Bestia renziana il capo dell'analisi dei dati e professore ordinario di economia e management al Politecnico di Milano, scrive via messaggio ad Alberto Bianchi: «Qui tutto nasce dalle interazioni di m (non è chiaro se il riferimento sia a Renzi o a Marco Carrai, ndr) con Iacoboni. Va detto che Iacoboni è su una pista molto interessante per mettere a nudo alcune caratteristiche della rete. Penso ne valga la pena».
Il 17 novembre, sempre Pammolli gira all'avvocato di Open il link a un articolo della Stampa, firmato proprio da Iacoboni, intitolato «Ecco la cyber propaganda pro M5s. La Procura indaga sull'account chiave».
Bianchi commenta: «Va dato a dago». Intendendo il sito Dagospia. Contattato dalla Verità, Iacoboni spiega: «Non ho mai avuto Rondolino come fonte, non ho neanche il suo numero in agenda. Lo conosco perché ci avrò parlato quatto o cinque volte ai congressi di partito ma non è assolutamente una mia fonte, né lui, né Lotti, né Carrai. Fabio Pammolli, invece, lo conosco bene. Oltre a essere un editorialista della Stampa, è un professore che si occupa di economia e di scienza dei dati. È uno che mi ha fornito un'analisi di rete sulla struttura del network grillino che io ho poi fatto vedere ad altri fisici, nella quale si vedevano i cluster dei grillini».
PARLANO I CRONISTI La Cuzzocrea taglia corto: «Non ho mai avuto a che fare con queste persone e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ho sempre fatto il mio lavoro in piena indipendenza e senza farmi condizionare o usare da nessuno. In più, questi metodi di costruzione del consenso sono quelli che ho sempre denunciato nei miei articoli».
Non avendo a disposizione un giornale, per diffondere le notizie, Rondolino, sempre nel progetto inviato via mail, propone di creare «un sito specifico, non riconducibile al Pd né tantomeno a MR (Renzi, ndr), da costruire su un server estero non sottoposto alla legislazione italiana, che raccoglie e pubblica tutto il materiale (una specie di Breitbart, o di Wikileaks antigrillina)».
Insomma, un mix tra Julian Assange e il sito di ultradestra vicino al guru dei sovranisti Steve Bannon, che avrebbe dovuto «rilanciare poi sui social network (attraverso una rete di fake che agiscono su cluster specifici, da individuare con Fabio Pammolli, ndr) e che, a seconda del valore e della qualità, potrà poi essere ripreso dai media tradizionali». Poche settimane prima i renziani avevano denunciato, attribuendolo a Lega e Movimento 5 stelle, proprio l'uso delle tecniche suggerite da Rondolino.
E lo avevano fatto alla Leopolda attraverso il lavoro di Andrea Stroppa, un ex hacker assunto nella Cys4 di Marco Carrai, amico di Renzi, appassionato di intelligence ed ex consigliere di Open. Successivamente lo smanettone si è messo in proprio e insieme con un programmatore russo, Pavel Lev, ha fondato una società, la Ghost data, che non risulta registrata in Italia e che sul proprio sito offre pochissime informazioni.
Stroppa, nell'organigramma (agli atti dell'inchiesta) della Bestia renziana, risalente al 25 marzo 2017, risulta a capo della struttura «unofficial», non ufficiale. Al giovanotto (che da minorenne venne coinvolto in un'inchiesta sul gruppo di pirati digitali Anonymous) è dedicato un paragrafo di una delle ultime informative della Guardia di finanza. Secondo gli investigatori, tra il 2016 e il 2018, ha ricevuto dalla Fondazione Open nove bonifici per un importo complessivo di circa 60.000 euro, offrendo servizi di cyber security, ma anche di assistenza tecnica sms e analisi dei dati. Ha svolto pure consulenze per il Comitato per il sì al referendum del 2016, per il Pd e per la Cgil.
La ricerca, declamata da Renzi sul palco, aveva ispirato articoli del sito americano Buzzfeed, firmati dall'analista Alberto Nardelli e da Craig Silverman, del New York Times, grazie alla penna del fedelissimo Jason Horowitz, e, ovviamente di Iacoboni sulla Stampa. Ma dietro a quegli scoop c'era il lavoro di Stroppa, capo «unofficial» della Bestia renziana e ben retribuito consulente di Open (definito da Nardelli e Silverman, «ricercatore indipendente sulla cybersicurezza»).
Lo ha svelato lo stesso ex hacker al Corriere della Sera: «Matteo Renzi si è chiesto se anche in Italia ci sarebbero problemi simili a quelli emersi in altri Paesi durante le elezioni. Così ho scritto un lungo report e gliel'ho consegnato. Parte di questo documento è arrivato al New York Times, che dopo aver verificato l'attendibilità delle mie informazioni ha pubblicato un articolo».
AREE DI LAVORO Per strutturare il lavoro della Bestia era stato predisposto un vero e proprio organigramma, con 9 aree di lavoro. Stroppa, oltre che a capo della casella «unofficial», era anche che «responsabile sicurezza idle digital».
A capo delle «attività di reporting», nella slide agli atti dell'inchiesta, viene indicato l'economista Antonio Preiti, mentre l'autrice tv Simona Ercolani, moglie di Rondolino, figura a capo del «coordinamento content e diffusione», che controlla la «redazione in Cammino (stand by me)» e i «social media - attivisti (stand by me)».
Il «coordinamento data analysis», affidato a Pammolli controlla 4 gruppi di lavoro: «integrazione basi dati», «laboratorio di analisi dei dati», «sviluppo dashboard» e «sviluppo piattaforma». Fabio Bellacci, ex segretario di Renzi, controlla l'«advertising», a cui rispondono i «social media e il search marketing», mentre Giampaolo Moscati, ex socio di Carrai, è al vertice di «pianificazione controllo».
«Ufficio social Firenze Matteo Renzi news Matteo Renzi ufficiale» fanno invece capo ad Alessio Giorgi.Ieri, dopo lo scoop della Verità sulla mail di Rondolino, quest' ultimo ha scelto la via del silenzio, ma a commentare le notizie sull'inchiesta della Procura di Firenze ci ha pensato il suo ex capo a Palazzo Chigi, Claudio Velardi. Il cui sfogo si è concluso con «che schifo». Ricordiamo che, secondo la titolare della Quicktop, fu l'allora consulente della società Velardi a portare come cliente il gruppo Toto, cui cui fa parte Alfonso Toto, accusato dai pm di Firenze di corruzione proprio nell'inchiesta Open.