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 2021  novembre 11 Giovedì calendario

Biografia di Paolina Bonaparte

«Sono molto contento della condotta di mia sorella, non deve temere la morte, perché morirebbe in modo glorioso, morendo assieme all’esercito ed essendo utile a suo marito: sulla terra tutto passa cosi velocemente, tranne l’opinione che lasciamo impressa nella Storia».
Queste orgogliose parole vengono scritte da Napoleone, all’epoca Primo console di Francia, al cognato generale Emmanuel Leclerc, marito di sua sorella Paolina, in occasione della spedizione francese nell’isola caraibica di Santo Domingo. La ricca colonia si è ribellata alla Francia e Bonaparte desidera riportarla all’ordine. Ha quindi inviato, alla fine del 1801, una spedizione guidata da Leclerc, a cui ha preteso che si aggiungesse Paolina e il figlio della coppia, Dermide.
IL CORAGGIO
Colei che è nota come Nostra Signora dei fronzoli, la bellissima, leggera, dissoluta, capricciosa e sventata Madame Leclerc, nata in Corsica il 20 ottobre 1780, si comporta in effetti con grande coraggio durante i difficili mesi a Santo Domingo. Molti, infatti, saranno i francesi che perderanno la vita, fra cui lo sfortunato sposo di Paolina; la spedizione sarà un fallimento, anche se verrà riportato in Francia in catene il famoso Toussaint, capo dei ribelli, detto il Napoleone nero Rientrata a Parigi all’inizio del 1803, ormai vedova, ammiratissima e sin troppo corteggiata, viene in tutta fretta fatta fidanzare con il ricco principe Camillo Borghese. «Principe, mia sorella era destinata a sposare un romano, perchè anche lei è romana dalla testa ai piedi!», esclama enfatico Napoleone. Le cose non stanno proprio cosi, ma l’alleanza è utile da ambo le parti. Il Primo console vede di buon occhio l’ingresso in una delle più importanti famiglie aristocratiche romane, che serve anche a migliorare il rapporto con il Papa. Il Borghese, da parte sua, è lieto di impalmare la sorella dell’uomo più potente di Francia, la quale riceve una congrua dote.  Paolina è appagata e si vanta subito del fatto di essere diventata una vera principessa, al contrario delle sorelle e della cognata Giuseppina, che detesta.
Poco dopo le nozze, i Borghese vengono spediti in tutta fretta in Italia. Napoleone scrive una perentoria lettera a Paolina, in cui le dice fra l’altro: «... da voi, mi aspetto di meglio che da chiunque... non siate leggera e capricciosa. Avete ventiquattro anni, è tempo che mostriate maturità e buon senso».
LE STRAVAGANZE
Dopo un inizio promettente, però, la neo principessa riprende con le stravaganze, le pretese, la girandola di amanti. È già stanca del marito e di Roma, si annoia, le manca Parigi e le severe lettere del fratello, che comunque le vuole bene ed è abbastanza indulgente, servono a poco.
Camillo Borghese è piuttosto irritato, ma commissiona comunque al grande scultore Antonio Canova la statua che renderà eterna la venustà della moglie e che oggi fa bella mostra di sè alla Galleria Borghese. Nelle vesti di Venere vincitrice, che secondo il mito è la madre di Enea e dunque alle origini di Roma, la principessa risplende. Secondo la leggenda, agli invidiosi che le chiedevano se non si fosse sentita a disagio a posare nuda, lei rispondeva: «No, la stanza era riscaldata». Paolina torna a Parigi in occasione del Sacro di Napoleone, incoronato Imperatore nel dicembre 1804 e immortalato da David. Con le altre sorelle regge lo strascico di Giuseppina, ma non è troppo contenta. Quanto meno, ottiene per sè e per il marito titoli, denaro, prebende.
Nel marzo 1806 il fratello la nomina principessa regnante e duchessa di Guastalla e le offre anche il Petit Trianon di Maria Antonietta. Benchè siano sempre sposati, i coniugi fanno vita separata; Paolina si concede un gran numero di amanti ed è sempre in viaggio.
Nel febbraio 1808, però, le province di Liguria e Piemonte vengono trasformate nel dipartimento speciale dell’Impero francese, di cui Camillo è procuratore generale. Deve pertanto andare a Torino e Paolina è obbligata ad accompagnarlo. Viene molto ammirata per il fascino, la grazia e la femminilità, lega con varie famiglie sabaude ed è la madrina del piccolo Camillo Benso di Cavour, il futuro grande statista.
L’AMBIENTE
Annoiata dall’ambiente sabaudo, Paolina scrive tragiche lettere al fratello, che è impelagato con la guerra di Spagna; poi riprende a viaggiare, torna a Parigi, si concede cure termali e lussi di ogni genere. Sempre ammiratissima, tanto che Madame de Stael dice di lei: «Paolina aggiunge una pagina e un’immagine galante degli dei». L’Impero, però, sta crollando. Lei offre le ultime feste, su istanza del fratello, poi lascia Parigi per sempre nel 1812. Dopo l’abdicazione di Napoleone lo raggiunge al Frejus e poi lo segue nell’esilio dell’isola d’Elba, che contribuisce ad allietare. Dopo Waterloo, vorrebbe addirittura andare a Sant’Elena, ma non le viene permesso. Da Roma, dove si è stabilita, contribuisce a tenere viva la memoria di Napoleone e cerca di ottenere invano la sua liberazione. Continuerà anche dopo la morte di questi. Infedele agli uomini, resta sempre fedele al fratello. Riappacificata con Camillo, muore vicino Firenze il 9 giugno 1825. «Rifarei tutto quello che ho fatto», pare che mormori.