Corriere della Sera, 11 novembre 2021
Intervista a Kylie Minogue
Passato, presente e futuro: Kylie Minogue rende la disco music senza tempo chiamando a raccolta tanti ospiti nella riedizione del suo ultimo album, Disco: Guest List Edition , in uscita venerdì. Un doppio cd con remix e duetti che vanno da Dua Lipa a Gloria Gaynor e che compongono una sorta di antologia del genere: «Ci sono i giovani, i non proprio così giovani e poi ci sono io da qualche parte nel mezzo», ride la superstar australiana, 53 anni, risplendente di paillettes via Zoom.
Con «Disco» ha dato ampio spazio ai suoni degli anni 70 e 80. Che cosa rappresentano per lei?
«Avendo lavorato a gran parte dell’album durante il lockdown, mi sono chiesta che senso avesse fare riferimento a un mondo così sfavillante. Ma ho capito che anche se associamo la disco al divertimento e al glamour, c’è poi una parte di storia in cui tante persone hanno avuto bisogno di quella musica e quei luoghi per esprimersi ed essere accettate. Per trovare la luce nel buio».
Secondo lei la disco music supererà la prova del tempo?
«Il mio primo incontro con Donna Summers o i Bee Gees è avvenuto prestissimo, avrò avuto 8 o 9 anni. Quindi per me non è mai passata. Ci sono le mode, ma non riesco a immaginare un giorno in cui non ascolteremo più I Will Survive o Night Fever».
L’anno scorso «Disco» è stato il suo ottavo album ad andare al numero uno della classifica inglese, rendendola la prima artista donna al numero uno per cinque decenni. Che effetto le fanno questi numeri?
«Forse suonano più grandi di quel che sono. Ma sono orgogliosa e se al primo album mi avessero detto che oggi sarei stata ancora qui non ci avrei creduto. So quanto lavoro ci è voluto e ogni volta cerco di non pensare prima ai risultati altrimenti sento troppa ansia».
Avverte molta pressione?
«Sì, anche se faccio musica da più di 30 anni. Rispetto agli inizi sono meno intimorita quando entro in studio e meno inesperta nei live. Sono più a mio agio nell’esprimere le mie idee. Ma sento sempre lo stress di un disco».
Ci sono stati momenti in cui ha trovato difficile essere donna nel mondo musicale?
«Si avvertono tante pressioni a dover essere in un certo modo. Ho sempre cercato di essere me stessa, nulla di più ma anche nulla di meno in quanto donna. Forse da giovane avvertivo poco i giudizi perché dovevo preoccuparmi di essere accettata in questo mondo in generale. Ma poi, diciamo 6 o 7 anni fa, mi è stato chiesto spesso cosa volesse dire essere una donna della mia età nella musica. E non avevo neanche 50 anni. Questo mi ha fatto infuriare».
Sembra che certe domande vengano poste solo alle donne.
«Infatti. E mi sembra ridicolo dover spiegare, rispetto a un uomo, perché sono qui, perché sono rilevante, perché lo merito. Le cose stanno migliorando però».
Ha mai voluto mollare tutto?
«A volte avrei voluto dire basta agli occhi addosso e alla vita pubblica. Ma non è mai durata a lungo. Magari mi basta sentire una piccola storia legata a una mia canzone per rendermi conto che l’impatto che si può generare è molto più grande di quel che sono io».
È vero che, dopo tanti anni in Inghilterra, tornerà a vivere in Australia?
«Sì, ma questa storia si è un po’ ingigantita. Ho sempre fatto avanti e indietro e voglio semplicemente passare un po’ più di tempo in Australia perché con l’incertezza del lockdown mi sono sentita veramente lontana dalla mia famiglia».
Voglia di tornare sul palco?
«Tanta. Fare uscire un album intitolato “Disco” e non andare in tour è terribile, ma spero di recuperare presto. Ho sempre adorato il mio pubblico, così vario e diverso, e non vedo l’ora di ritrovarlo».
In Italia è stata affossata una legge contro le discriminazioni. Cosa ne pensa un’icona Lgbtqi+ come lei?
«Non lo sapevo, ma mi chiedo come possa accadere. Tutti devono essere protetti. Come mai non è passata? Per paura? Ignoranza? Voi mi conoscete: io ho le braccia aperte per tutti. Quindi spero che questo possa cambiare molto presto».