Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2021
Il 40% degli italiani vive in case non sostenibili
Il 40% degli italiani vive in una casa che considera poco e per nulla sostenibile e tre italiani su quattro sono convinti che interventi di efficientamento energetico della propria abitazione ne aumenterebbero il valore di oltre il 20% (con punte oltre il 50%). Se questi numeri – forniti dall’indagine che Swg svolge per Confindustria Assoimmobiliare in occasione dell’Assemblea annuale, che si terrà oggi – spiegano bene il successo del Superbonus, un altro capitolo del sondaggio chiarisce che gli italiani si aspettano dal Pnrr interventi di riqualificazione delle città: il 52% vorrebbe che i fondi andassero a riqualificare gli edifici pubblici, a partire da scuole e uffici, il 38% a rivedere il sistema di gestione dei rifiuti (a Roma è il 64%), il 37% ad aumentare la presenza di spazi verdi, il 33% a favorire l’utilizzo di mezzi elettrici. A Torino e Milano alta (40-41%) la percentuale che vorrrebbe l’utilizzo di fondi Pnrr per sostituire le vecchie caldaie con caldaie di nuova generazione. Siamo nel cuore del Superbonus che – dice Silvia Rovere, presidente di Confindustria Assimmobiliare – dovrebbe essere esteso a tutte le tipologie di immobili oltre al turismo, quali uffici, negozi, centri commerciali ma anche scuole, e coinvolgere oltre alle famiglie anche gli investitori professionali per veicolare verso l’economia reale capitali importanti».
L’indagine Swg è stata svolta su un campione di 1.475 intervistati, per poco più della metà residenti nelle sei maggiori città metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino e Palermo) e il resto in città con più di 100mila abitanti, suddivisi in tre target di riferimento: proprietari di abitazione, in cerca di nuova abitazione, affittuari. Il 71% dei proprietari vive in una casa di oltre 35 anni.
Ma Rovere sottolinea un altro aspetto della ricerca. «È interessante notare – dice – che il 20% di coloro che vivono in affitto la considera una scelta definitiva, non dettata da necessità economiche ma da un’attitudine in linea con i modelli dell’abitare diffusi da anni in altri Paesi. Se a questo sommiamo che il 66% di coloro che vivono in affitto dichiara di essere molto interessato a intervenire per migliorare la sostenibilità ambientale dell’abitazione, al pari dei proprietari, è chiaro che iniziamo ad assistere a una nuova tipologia di domanda di living come servizio, che supera il concetto tradizionale della casa di proprietà. Serve una politica della casa strutturale che favorisca lo sviluppo di un mercato residenziale in locazione, oggi quasi inesistente in Italia».