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 2021  novembre 10 Mercoledì calendario

Marco Malvaldi, il calcio e i numeri

I numeri nel calcio non dicono tutto, ma possono raccontare un sacco di storie. I numeri sono razionali, il calcio è istinto, è talento. Eppure a saper leggere le statistiche ci si accorge di tante sfumature, di piccoli e grandi particolari che messi insieme allargano gli orizzonti. Avete presente Kanté? Nel 2015, quando giocava nel Caen, Ligue 1 francese, fu acquistato dal Leicester solo sulla base dei suoi numeri. Pagato 9 milioni, è stato rivenduto a 36 al Chelsea, ha vinto la Champions e ora è in corsa per il Pallone d’oro. «Se li sai leggere i numeri possono essere di grande aiuto», spiega Marco Malvaldi, chimico, scrittore, autore dei romanzi del BarLume, che ora ha scritto con Paolo Cintia Rigore di testa. Storie di pallone, paradossi, algoritmi: il calcio e i numeri come non li avete mai immaginati .
Malvaldi, è davvero possibile tenere insieme scienza e pallone?
«Quando l’allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, dice ‘Il calcio è una cosa semplice, si dà la palla al più forte e ci pensa lui’ non dice in che modo fargliela arrivare, né come impedire al più forte dell’altra squadra di riceverla».
E i numeri possono dircelo, invece?
«Nel calcio sentiamo spesso parlare di statistica e algoritmi come fossero roba da stregoni. ma i numeri bisogna saperli leggere. Lo scopo del nostro saggio è far conoscere al lettore i problemi legati all’analisi dei big data. A una enorme quantità di dati si può far dire tutto e il contrario di tutto, ma ci sono modi leciti e sensati di interpretarli e modi che sembrano sensati ma invece sono idioti. In questo il calcio è un meraviglioso laboratorio, una fabbrica a cielo aperto».
E come la mettiamo con il fascino dell’imprevedibile? Il calcio come paradigma della vita?
«Nel calcio gli eventi decisivi, irreversibili, sono pochi: i gol.
Esattamente come nell’esistenza di ognuno di noi: matrimoni, nascite, malattie, morti. Ma guardando solo quelli non è possibile capire e stabilire la forza di una squadra o di un giocatore, come non si giudica la vita di una persona solo da quanti figli ha o da quanto guadagna. Nel basket o nel tennis quasi sempre vince il più forte: nel calcio, come nella vita, non è affatto detto».
Nel libro lei cita Juventus-Benevento della scorsa stagione.
Secondo i dati di Playerank la Juve ha creato 2,31 expected goals, il Benevento solo 0,25 ma ha vinto 1-0. I numeri non spiegano sempre come va a finire.
«Non credo che si debba usare l’analisi del calcio per giocare meglio, ma per capire meglio gli strumenti statistici che utilizziamo per comprenderne la complessità. Se funzionano sul calcio, che è un gioco estremamente complesso, magari funzionano molto bene per tante altre situazioni».
Sentiamo allora: chi è il miglior portiere della Serie A?
«Considerando che per valutare un giocatore si prendono in considerazione almeno due stagioni, senza dubbio il migliore è Musso. E non sottovalutate Milinkovic del Toro, è poco appariscente e non ci si rende conto di quante volte riesca a impedire che gli avversari tirino in porta. Un portiere non si giudica solo dalle parate».
E il miglior giocatore della Serie A italiana?
«Non ho dubbi, Tonali».
Chi vince lo scudetto?
«Questo non lo so».
E se Maradona è meglio di Pelè, chi è migliore tra Messi e Cristiano Ronaldo?
«Qualunque variabile si prenda in considerazione, qualunque analisi si faccia, il risultato è sempre lo stesso: Messi è il migliore».