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 2021  novembre 09 Martedì calendario

Periscopio


Altro che Agorà! Manca la maturità di essere tolleranti con chi la pensa diversamente, con chi non condivide il pensiero unico esistente. Da qui nascono i silenzi della stragrande maggioranza dei partecipanti che non partecipano alla vita social, ma si limitano a leggere, a osservare, senza intervenire proprio perché non condividono il pensiero dominante in quel mini gruppo. Come dare loro torto…Marco Bianchi. ItaliaOggi.

Qui a Trieste abbiamo una delle più grandi concentrazioni di scienziati d’Europa. Fa male sentire certe bestialità sulla negazione dei benefici dei vaccino su fantomatici effetti collaterali. Vogliamo ridare a Trieste il giusto ruolo, di capitale della scienza, e anche del buonsenso. Riccardo Illy, ex presidente della regione Friuli Venezia Giulia. (Riccardo Bruno), Corsera.
Fronte della Grande Guerra. Alle 8.00 del giorno successivo nel quale la madre di un caduto scelse, fra le molte bare di soldati ignoti, quella del Milite Ignoto destinato a rappresentarli tutti, partì con le sue spoglie per Roma un treno speciale trainato da due locomotive e composto da quindici carri, uno con l’affusto di cannone ospitante la bara prescelta, quattordici per raccogliere le corone di fiori offerte durante il tragitto più altre carrozze destinate alla scorta d’onore. Il treno, come prescritto rigorosamente dal Ministero della Guerra, sostava cinque minuti in ogni stazione, accolto dal silenzio più assoluto rotto soltanto dalle note della Canzone del Piave. Secondo molti storici quel viaggio divenne la prima cerimonia nazionale di popolo dell’Italia unita. Alessandro Tartato. Corriere Veneto.

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Siamo di fronte a un bi-populismo pericoloso perché amico dell’immobilismo. Per spezzare questo doppio fronte è necessario cercare di mettere insieme riformisti, moderati, liberali che possano portare avanti l’agenda Draghi. La scuola di politica per i ragazzi che stanno affrontando tantissimi argomenti, tutti in chiave Sud, è un’esperienza esaltante. Davide Faraone, senatore di Italia viva (Felice Cavallaro), Corsera.
Un tempo – per prendere voti e avere una mezza chance di governare il paese (mai una chance intera, o questa non sarebbe l’Italia, ma una nazione civile) – i partiti puntavano a conquistare il centro, dove si collocava la larga maggioranza degli elettori moderati e responsabili al punto di votare turandosi il naso. Oggi il centro è diventato un Ufo, una chimera. Gli elettori moderati e assennati hanno fatto la fine delle tribù perdute nelle storie di Tarzan: sono dispersi in qualche valle misteriosa, e chi li ritrova, è bravo. Diego Gabutti. ItaliaOggi.

Il danno più grande del Reddito di cittadinanza (Rcd) è stato lasciare circolare nel Paese il veleno a lento rilascio della “cultura del non-lavoro”: consentire ai percettori di aspettare che sia lo Stato a cercare loro il lavoro, mentre percepiscono una somma che talvolta (beffardamente) è superiore a quella di chi ha un lavoro part time, stagionale o precario. Con il risultato che i percettori non si attivano per prepararsi al lavoro o per cercarlo, e li spinge, invece, ad offrirsi in nero per non perdere la rendita – parassitaria e sine die- del Rdc. Marcello Gualtieri, economista, università Cattolica. ItaliaOggi.
Il centro-destra ha un tasso di litigiosità spesso elevato; una carenza di classe dirigente evidenziata dalla scelta delle candidature alle amministrative; la tendenza (a volte sottovalutata) a farsi accerchiare e fascistizzare nella discussione pubblica da un sistema mediatico spesso oggettivamente ostile; la mancanza di una chiara bussola liberale. Daniele Capezzone. “Per una nuova destra”, Piemme.

Anche se Gentiloni può contare sulla Casa Bianca, che però, come abbiamo visto, non ha portato granché fortuna a “Giuseppi”, le centrali dell’intelligence, con la Cia in prima fila, non perdonano a Gentiloni di essere andato da premier in Cina a baciare la pantofola a Xi aprendo di fatto la “Via della Seta”, auspicando così “una rete globale di infrastrutture che agevolino gli scambi fra Europa e mercato asiatico”. Come dire, un calcio negli stinchi. Luigi Bisignani, Il Tempo.
Il Dgb, la federazione dei sindacati tedeschi, era la più grande organizzazione sindacale al mondo, forse lo è ancora, ma in trent’anni, dalla riunificazione delle Germanie, ha perso quasi metà dei tesserati. Nel 1991 erano undici milioni e 800mila, dieci anni dopo, nel Duemila sette milioni e 800mila, nel 2010 sei milioni e 200mila, e l’anno scorso, durante la pandemia hanno perso altri 300mila iscritti, scendendo a cinque milioni e 900mila. Mancano dati più recenti, ma nel corso dell’ultimo anno certamente il calo sarà continuato. Roberto Giardina, ItaliaOggi.

La Francia del 1961 è un paese dilaniato, messo sotto tensione da una guerra coloniale arrivata alle ultime fasi. Dal 1954 l’Algeria è in fiamme: disobbedienza civile, scioperi e terrorismo da una parte. In risposta torture, arresti indiscriminati, deportazioni, bombardamenti a tappeto dall’altra. L’opinione pubblica francese si è spaccata: c’è chi è inorridito e chiede di uscire subito dal macello algerino, c’è chi chiede ai parà del colonnello Massu di non avere pietà. Il Fln (il Fronte di liberazione nazionale, sconfitto militarmente in Algeria) ha bisogno di portare la battaglia sul territorio metropolitano, la Francia europea: cerca di aprire un secondo fronte. Per farlo, ha una pedina formidabile sulla scacchiera: i circa 300mila algerini che già vivono in Francia. Portati con le navi dopo il ’45 per ricostruire il paese, sono un esercito di mano d’opera a bassissimo costo, col pregio supplementare di essere invisibile. Lavorano nei posti più duri, più sporchi o più pericolosi. Poi a sera spariscono nei centri d’accoglienza per lavoratori stranieri. Nel francese gergale di chi non ha studiato alla Sorbona, chiamano quella routine da pendolari di terza classe “metro, boulot, dodo”: cioè metropolitana, lavorare e dormire. Maurizio Pilotti. Libertà.
In terza liceo, a Napoli, ne facemmo di tutti i colori. Alle compagne mettevamo gli scarafaggi morti nelle tasche dei grembiuli appesi. Giocavamo a poker e a addirittura pallone in classe mentre la supplente di filosofia (cieca come una talpa e bisognosa di lavorare) tentava di spiegarci Hegel. Portammo tutte le ragazze a una casa di tolleranza, fingendo di avere sbagliato l’indirizzo della prof in lutto, e successe il finimondo. Gianni de Felice. ItaliaOggi.
L’italiano non vota mai per un’idea, ma per l’idea che si è fatto di questa idea. E solo se ne trae vantaggio. Roberto Gervaso.