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 2021  novembre 09 Martedì calendario

Nek festeggia 30 anni di musica

Il 2022 di Nek si preannuncia ricco di cifre tonde, tra i 30 anni di carriera e le 50 candeline che spegnerà il prossimo 6 gennaio. Così l’Artista Day di oggi – l’ iniziativa di Corriere della Sera e Radio Italia che celebra i protagonisti della canzone italiana – non è che il preludio di tante altre giornate da festeggiare.
Com’era il Nek-Filippo Neviani di 30 anni fa?
«Ero ingenuo, ma lo sono anche adesso. Mia moglie dice che non ho la malizia che mi servirebbe in certe circostanze ed è vero, ma sto bene così. Credo di avere più entusiasmo rispetto ai primi tempi: ero così spaesato, la musica era considerata un hobby, non era scontato farcela. Ora me la godo molto di più».
Compiere 50 anni che effetto le fa?
«Il più delle volte non me li sento. Altre sì, ma non mi lamento. Moralmente sono sempre un ragazzetto e spero che questo non invecchi. Esteticamente sarà quel che sarà, cerco di tenermi in forma anche perché fa bene alla testa e sul palco rendi meglio».
Come festeggerà?
«Con gli amici, sicuramente. Artisticamente preparerò di certo qualcosa per i 30 anni di carriera».
Più o meno un anno fa ha avuto il brutto incidente alla mano. Come va oggi?
«Il grosso della riabilitazione l’ho fatto, ma faccio ancora fatica con la chitarra. Mi hanno detto che c’è margine di miglioramento, ma la mano è diversa ed è inevitabile. Potete immaginare la frustrazione per un musicista, ma cerco di non pensare né a com’era prima né al futuro».
Sente ancora Morandi per incoraggiarvi a vicenda?
«Ci sentiamo ogni tanto e ci chiediamo immediatamente come va. È una bella cosa. Anche lui con il suo incidente ha avuto una bella rogna».
Quindi fra artisti ci può essere amicizia vera?
«È raro, ma fattibile. Biagio (Antonacci) ed Eros (Ramazzotti) lo sono. Si può avere un rapporto che va al di là della professione ricordandoci che alla fine siamo tutti persone».
Ci sono lati difficili nel suo mestiere?
«Dobbiamo piacere a più persone possibili e questo genera stress, anche perché alla gente frega poco di quel che vivi. Devi mostrare sempre il sorriso, salire sul palco e dare il massimo e i momenti tuoi non contano. Magari hai tua figlia in braccio e c’è chi vuole una foto o un autografo, senza curarsi di quel che accade. Sono delle componenti, ma tutto il resto è straordinario».
Dopo un’estate in tour sta producendo nuova musica?
«Sto scrivendo tanto, ma non solo musica perché mi piacerebbe anche fare altro. Non nascondo il desiderio di trovare stimoli nuovi e mettermi in gioco in ambiti diversi, come potrebbe essere una colonna sonora, cosa che non ho mai fatto, o lavorare in televisione, magari conducendo un programma».
Presenterebbe Sanremo?
«Certo, mi piacerebbe molto. Senza volermi paragonare a quei cantanti che lo hanno già fatto, penso a Morandi e Baglioni. Potrebbe essere una bella via, magari anche affiancando qualcuno».
Non tornerebbe in gara?
«A oggi non ne ho nessuna intenzione. Ne ho già fatti quattro e ho dato. D’altra parte sono nato lì».
Il secondo Festival fu nel 1997 con «Laura non c’è».
«L’avevo scritta l’anno prima, era nata da una storia che avevo vissuto, ma la ragazza non si chiamava Laura: avevo scelto un nome musicale e una melodia semplice per raccontare una dinamica in cui tutti si possono immedesimare. Chi non ha avuto una Laura nella propria vita?»
La sua è più tornata?
«No, altrimenti avrei dovuto scrivere un sequel».
Un giorno indimenticabile in questi 30 anni di carriera?
«Il mio primo concerto all’Arena di Verona. Non ci sono arrivato prestissimo, è stato pochi anni fa. Ma è un posto magico, in cui ho immaginato di vedere mio padre come se fosse ancora vivo e presente. La sua perdita è più forte oggi di quando è avvenuta».
Adesso gli artisti giovani arrivano troppo velocemente ai grandi palchi?
«Quando vai così in alto, se cadi fai rumore. E mantenere quel livello, avere longevità, è la cosa più complicata».
Le piace qualcuno dei nomi emergenti?
«Mia figlia di 11 anni mi sta insegnando il mondo trap e urban. Mi piace Blanco, lo trovo incisivo e ci sento anche un occhio al classico».
Una collaborazione che ancora sogna?
«Prima o poi vorrei fare qualcosa con il mio amico Sting. Sarebbe l’allievo che incontra il maestro».