Corriere della Sera, 9 novembre 2021
Covid, perché gli uomini si ammalano di più
In Italia il 57 % delle persone decedute per il virus sono uomini. Un dato che, con percentuali simili, si presenta in tutto il mondo. Ma perché gli uomini muoiono più spesso di Covid? «In primo luogo, si può fare una riflessione sui contagi – risponde Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano —. È lecito pensare che poiché gli uomini lavorano fuori casa più delle donne abbiano più contatti potenzialmente rischiosi. E che, essendo mediamente meno attenti all’igiene personale, si lavino meno le mani. E se ci si ammala più facilmente, e quindi sale il numero di casi, sale anche la possibilità che se ne presentino di gravi. Quanto alle conseguenze, dato che gli uomini hanno tuttora la tendenza a fumare maggiormente rispetto alle donne, e il fumo rappresenta un fattore di rischio per sviluppare un quadro clinico più grave, non è improbabile che questa cattiva abitudine contribuisca a spiegare la maggiore severità della malattia negli uomini. Inoltre le donne presentano malattie cardiovascolari in ritardo rispetto agli uomini grazie alla protezione fornita loro dagli estrogeni, almeno fino alla menopausa e anche per una decina di anni a seguire. Quindi in caso di Covid, fino ai 50-60 anni, risultano maggiormente protette».
E per di più le donne sono tradizionalmente più attente alla salute e si vaccinano più degli uomini: il 55% dei vaccini risultava infatti, quest’estate, utilizzato dal sesso femminile. Ma uomini e donne differiscono anche sotto un altro profilo: le prime sviluppano maggiori risposte immunitarie verso patogeni, compresi i virus, motivo per cui sono meno suscettibili a contrarre infezioni da microrganismo. E in caso di infezione si «difendono» meglio.
Il virus responsabile di Covid-19 – si legge sul sito dell’Iss Epicentro – penetra nelle nostre cellule legandosi al recettore ACE2 (Enzima di Conversione dell’Angiotensina), enzima che regola la vasocostrizione delle arterie e si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati da infezioni, infiammazioni e stress. Nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di ridurre la presenza del recettore ACE2 che è espresso da un gene sul cromosoma X; gli androgeni maschili sembrano invece svolgere un ruolo opposto nel tessuto polmonare dove ACE2 è più rappresentato.
«La maggiore resistenza delle donne a Covid non sorprende» commenta Carlo Selmi, responsabile dell’Unità Operativa Reumatologia e Immunologia clinica in Humanitas, docente di Humanitas University e autore del recentissimo «Fortissime per natura. Perché le donne sono immunologicamente superiori» (Piemme). «La superiore capacità di combattere le infezioni è dovuta a ragioni evoluzionistiche – spiega ancora Selmi —: per salvaguardare la continuità della specie è infatti più importante la sopravvivenza delle donne rispetto a quella degli uomini. E teniamo presente che fino a pochi decenni fa, prima che si capisse l’importanza dell’igiene e che comparissero farmaci per combatterle efficacemente, le infezioni erano la prima causa di morte. Già con la Sars, che ha fatto la sua comparsa nel 2002, si era visto che le donne reagivano meglio all’infezione. E anche per quanto riguarda i vaccini, nel sesso femminile si registra una risposta anticorpale più efficace».
Continua Selmi: «Nelle donne l’immunità “innata”, la nostra prima barriera di difesa, quella che non dipende dalle passate esperienze di infezione, è più forte, come è ben illustrato dalla maggiore presenza di interferone, una citochina che agisce contro i virus, la cui produzione è legata al cromosoma X. E come tutti sanno nelle donne ci sono due cromosomi X mentre negli uomini si ha un cromosoma X e uno Y».
«La maggior forza del sistema immunitario femminile, utilissima in caso di infezioni, compresa quella da Covid-19, ha però un prezzo: le donne – conclude Selmi – soffrono più facilmente di patologie autoimmuni, dovute a un sistema immunitario molto forte che quando “impazzisce” attacca con una potenza maggiore anche quell’organismo che dovrebbe difendere».