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 2021  novembre 09 Martedì calendario

Tutte le anime del gruppo Misto

A vedere i freddi numeri, rappresentano la quinta forza politica alla Camera e la quarta al Senato: 66 deputati e 47 senatori. Il famigerato gruppo Misto è un corpaccione indistinto, è il purgatorio di espulsi e forze minori, crocevia di idealisti e furbacchioni, esiliati e battitori liberi. È anche una babele, con minoranze linguistiche ed eletti all’estero. Terra di tutti e di nessuno. Centrodestra e centrosinistra saranno per forza di cose costretti a farci i conti in vista della partita quirinalizia, ma è un mestiere improbo: di fatto una volta finito lì dentro il parlamentare vale per sé o poco più.
A Montecitorio, per dire, il Misto vale più del doppio di Italia Viva (27 membri) e quasi il doppio di Fratelli d’Italia (37). Il presidente del gruppo è Manfred Schullian del Südtiroler Volkspartei, ma è una carica formale di una squadra eterogenea. Ci sono i 14 ex 5 Stelle oggi riuniti nell’Alternativa c’è, gli ambientalisti e socialisti di Eco (otto) con il già ministro Lorenzo Fioramonti, i sei centristi guidati dall’intramontabile Bruno Tabacci, la componente del centrodestra Noi con l’Italia che fa riferimento a Maurizio Lupi. E poi la sottocategoria dei misti nel Misto, ben 26 persone. Sono soprattutto eletti del M5S presto o tardi usciti o cacciati e che oggi hanno potenzialmente 26 idee diverse sul da farsi: dalla No Vax Sara Cunial a Yana Ehm, molto vicina alle istanze della sinistra radicale; dal fervente dibattistiano Alessio Villarosa ad Alessandro Sorte, ex assessore lombardo di Forza Italia poi transitato in Ncd. «Faccio fatica a trovare certezze, i gruppi sono friabili come non mai – dice Pino Cabras, animatore dell’Alternativa c’è – Per quel che ci riguarda faremo il possibile per non creare un blocco pro-Draghi, perché con lui al Colle sarebbe un presidenzialismo mascherato. Vorremmo convergere con altri su nomi più “classici”, più di garanzia costituzionale, che possano appunto garantire il pluralismo». Dopodiché voci di voti politicamente sul mercato – era stato Silvio Berlusconi a far riferimento ai vecchi M5S come possibili interlocutori per la sua corsa al Quirinale – ce ne sono ed è «pure fattibile che ci possa essere questo tentativo, la verità è che nessuno oggi è in grado di garantire alcunché, salteranno le geografie. E poi penso che il M5S in sé sia il meno perscrutabile fra tutti i gruppi», sentenzia Cabras.
A Palazzo Madama la faccenda è simile e il Misto in totale ospita più parlamentari del Pd. La sinistra di Leu, guidata da Loredana De Petris e che sostiene il governo, ha cinque eletti, Sinistra Italiana che a differenza della Camera è staccata da Leu ne ha altri tre provenienti dal M5S; Cambiamo di Giovanni Toti che gravita a destra ha sette iscritti al sottogruppo; c’è pure Italexit di Gianluigi Paragone (con altri due senatori, Mario Giarrusso e Carlo Martelli, coinvolto nello scandalo dei finti bonifici di restituzione del Movimento) e finanche Potere al Popolo con Matteo Mantero, anche lui ex 5 Stelle. Ben 15 invece hanno le mani completamente libere, non essendo parte di alcuna componente o affiliazione politica; fanno oltre 40 con quelli della Camera. Emanuele Dessì è uno di loro: «Sono uscito dal Movimento per non votare Draghi presidente del Consiglio, figuriamoci se potrei farlo per il Quirinale – ragiona – comunque mi aspetto che Giuseppe Conte abbia l’ardire di fare una proposta propria, sarebbe un buon punto di partenza». E sul possibile mercanteggiamento in vista – politico, si intende – per l’elezione della prima carica dello Stato? «Non so chi di noi ex 5 Stelle conosca Berlusconi, effettivamente nel mischione c’è un po’ di tutto. A me personalmente saperlo presidente della Repubblica con Draghi premier fa tremare i polsi, però sa, io parlo per una componente formata solo da me stesso...».
C’è solo una cosa che comunque accomuna bene o male tutti quanti i componenti del Misto e a dire il vero non solo: ovvero lo stare ben attenti a non fare una scelta che comporti la fine anticipata della legislatura. Solo una sparuta minoranza infatti ha qualche chance di essere rieletta al prossimo giro. Senza dimenticare infine che a settembre 2022 scatta la pensione da ex parlamentare raggiunti i 65 an- ni di età.