Il Messaggero, 8 novembre 2021
Il Giappone riapre le frontiere ma non ai turisti (con tamponi che costano dai 100 a i 200 euro)
Mentre in Europa Italia compresa, ahimè i contagi sono di nuovo in aumento, ed un sempre maggiore numero di Paesi ha adottato o sta pensando di adottare misure simili al nostro tanto vituperato quanto sacrosanto Green pass, il Giappone riapre parzialmente le sue frontiere. Da oggi, 8 novembre, studenti, ricercatori, e non meglio identificati business men, muniti ovviamente di visto (e pare che i tempi per ottenerlo o rinnovarlo non saranno brevissimi) potranno non solo venire o tornare in Giappone, ma potranno usufruire, se vaccinati, di una quarantena ridotta. Appena 3 giorni. Attualmente, per tutti coloro che arrivano dall’estero cittadini compresi il Giappone impone una quarantena di 14 giorni, riducibile a 10 se ci si sottopone ad un tampone (a proprie spese: tra i 100 e i 200 euro, un vero e proprio pizzo cui la maggior parte degli aventi diritto decidono di rinunciare). Restano fuori, ancora una volta e chissà per quanto tempo ancora, i turisti.
Difficile anche i media locali fanno fatica a farlo comprendere la logica che ha ispirato e continua ad ispirare le autorità giapponesi in tema di prevenzione, controllo e gestione della pandemia. E questo blocco del turismo, che sta danneggiando sia il mercato locale (da 31 milioni nel 2019 siamo passati a poco più di un milione, con un calo superiore al 90%) che quello internazionale (in Italia agenzie di viaggio e tour operator sono disperati) è una delle decisioni, quanto meno dal punto di vista scientifico, più difficili da capire. Come se questo stramaledetto virus, oltre che furbo, fosse anche intelligente e perfido al punto da risparmiare studenti, ricercatori, uomini d’affari e insinuarsi solo nel corpo dei turisti, nuovi, quanto meno potenziali, untori.
I numeri, tuttavia, sono numeri, e se è sicuramente possibile che il basso numero di tamponi (meno di 20 mila al giorno, in media) abbia falsato sin dall’inizio della pandemia il dato sui positivi, il Giappone non è certo un Paese dove si possono nascondere i morti. Ed il dato ufficiale parla di 18 mila decessi ufficiali causati dal Covid. Noi, è bene ricordarlo, ne abbiamo avuti oltre 130 mila. Il tutto senza mai decretare un vero e proprio lockdown, senza chiusure forzate, semplicemente appellandosi al senso di responsabilità (spesso ignorato) della popolazione. Anche l’azzardo olimpico è andato bene: pur provocando un aumento esponenziale dei contagi (in agosto erano saliti ad oltre 25 mila al giorno) le autorità sono riuscite a mantenere sotto controllo la situazione. Ora i contagi sono meno di 200 al giorno e la campagna di vaccinazione iniziata con enorme ed inspiegabile ritardo sta andando a gonfie vele: oltre il 75% della popolazione ha ricevuto la doppia dose, con fragili e anziani che hanno già cominciato a ricevere la terza.
In attesa che si sblocchi qualcosa anche nel settore turistico (e la reciprocità dovrebbe pur contare qualcosa, visto che i turisti giapponesi ora possono venire liberamente in Europa) salutiamo intanto l’apertura nei confronti di studenti, ricercatori e non meglio identificati business men. Su questi ultimi qualche dubbio rimane: personalmente ne ho incontrati alcuni, qui in Giappone, che entrati con il visto business che prevede un’assunzione di responsabilità da parte della controparte locale e la presentazione di un preciso programma di spostamenti stavano tranquillamente gironzolando per il Paese, godendone le note e meno note bellezze in condizioni assolutamente privilegiate. Non capita tutti i giorni di poter visitare i più famosi templi di Kyoto, come il Kinkakuji o il Ryoanji, nel silenzio e deserto più assoluto.
Ma per ricercatori e soprattutto studenti la situazione non è così semplice.
E sarebbe utile che il governo spiegasse nei dettagli le nuove procedure: la pagina ufficiale, https://www.mofa.go.jp/ca/fna/page4e_001053.html, non è infatti ancora aggiornata.
Sarebbe anche importante e giusto, dopo lunghi mesi di attesa, che agli studenti già in possesso di visto, o nelle condizioni di ottenerlo, venissero fornite date precise. Siamo infatti già a novembre, e se i tempi non vengono accelerati, gli studenti rischiano di non poter arrivare in Giappone nemmeno per il nuovo semestre estivo, che inizia il prossimo aprile. Bisognerebbe anche capire se l’attuale tetto all’entrata degli stranieri in Giappone a prescindere dal tipo di visto resterà in vigore. Attualmente è di 3500 persone, ma pare che verrà elevato a 5000.
Difficile immaginare che gli oltre 350 mila detentori di visto possano essere smaltiti in tempi ragionevoli, soprattutto se i tempi di espletamento delle procedure sanitarie in arrivo (almeno due ore) negli aeroporti internazionali restano quelle che sono.