la Repubblica, 8 novembre 2021
La resistibile ascesa di Vincenzo Trani, affarista renziano
L’obiettivo, dichiarato, era quello di raccogliere almeno 240 milioni sul mercato per quotare la sua ultima creatura, la società di car sharing russa Delimobil, a Wall Street. Ma a Vincenzo Trani – l’imprenditore napoletano con casa e portafoglio in Russia, sul quale Matteo Renzi ha puntato tanto da entrare al suo fianco nel consiglio di amministrazione della società – anche questa volta non è andata bene: tutto rimandato.
Il punto è che quella della Delimobil è l’ennesimo inciampo capitato a Trani in questi ultimi mesi a cui – stando ai documenti ufficiali depositati alla Camera di Commercio – le cose non stanno andando bene come immaginava. «Sono sempre stato convinto dell’importanza di valorizzare le competenze degli imprenditori italiani in tutto il mondo: per questo sarà al fianco del dottor Trani in questa sfida» aveva detto il leader di Italia viva. Effettivamente Trani è molto noto in certi ambienti. Il suo nome è assai conosciuto a Mosca dove da tempo – come presidente della Camera di commercio Italo-Russa – fa affari. Il suo contatto migliore è con Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. E, nel periodo del Conte I, contribuisce a fare entrare negli uffici giusti gli uomini leghisti. A partire dal quel Gianluca Savoini che difese strenuamente, con l’allora ministro Matteo Salvini, quando scoppiò l’ affaire Metropol. Ma il nome di Trani è rimbalzato ancora di più in Italia più recentemente, quando all’ordine del giorno c’era la questione vaccino. Perché Trani il primo italiano a vaccinarsi con Sputnik. Ma soprattutto perché è l’uomo che gira per alcune aziende italiane a promettere denaro qualora avessero cominciato a produrre il siero russo. Le cose non vanno come Trani immagina: il mercato vira su Pfizer, Sputnik quasi tutti lo dimenticano.
Non è la sola operazione economica che Trani prova a fare con il Covid: il primo luglio del 2020 apre, sede Napoli, la Pharmalite, «una piattaforma logistica nata in piena emergenza Covid» per supportare le farmacie nel business dell’online. Ha il 40 per cento della proprietà, l’altro pacchetto è nelle mani è Maria Carla de Vita, sua vice presidente a Mosca. Ma la società non parte bene: secondo gli ultimi dati ha un rosso di qualche migliaia di euro. Utile negativo anche per la General invest srl, società di consulenza interamente di proprietà di Trani.
Il cui gioiello imprenditoriale è però la Mirko Capital, una società che si occupa di piccoli prestiti tra Russia, Est Europa e Asia (e nel cui consiglio di vigilanza ha seduto per sei mesi anche l’attuale sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola). Il cuore della società è in Lussemburgo, uno dei rami in Italia. Dove però le cose non vanno benissimo: il 2020 si è chiuso in perdita con un calo del 20 per cento circa del giro di affari. Tra i revisori dei conti c’è Ascanio Turco, commercialista lucano coinvolto in diverse inchieste giudiziarie (condannato in primo e secondo grado nel crac Crespi, la Cassazione aveva poi annullato), ed ex revisore di una società dei servizi segreti (la Cai che gestisce gli aerei degli 007). Il nome della Mirko Capital ritorna anche in alcune inchieste giudiziarie italiane: per esempio, in quella su monsignor Becciu, visto che il Vaticano – dopo aver avuto indicazioni di investire circa 30 milioni – sottoscrisse bond per 6, poi rimborsati nel 2019.
Negli ultimi mesi non eccellenti di Trani si inserisce anche un ulteriore particolare: l’imprenditore era console onorario della Bielorussia a Napoli. Ma da oltre un anno non lo è più. L’incarico gli è stato revocato. I motivi non sono chiari: «Il processo di assegnazione del consolato onorario è supervisionato dal ministero degli Affari Esteri. Il dottor Trani allo scadere del mandato consolare non ha ricevuto il rinnovo, presumibilmente in una ottica di riorganizzazione della rappresentanza diplomatica in Europa» aveva fatto sapere l’imprenditore. Ma qualcuno dice che dietro la decisione ci siano proprio motivi economici.