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 2021  novembre 07 Domenica calendario

FINIREMO CON L'ACQUA ALLE GINOCCHIA - SIMON KOFE, PRIMO MINISTRO DELLE ISOLE TUVALU, IN POLINESIA, SI E' FATTO RIPRENDERE CON LE GAMBE IMMERSE NELL'ACQUA PER DENUNCIARE I RISCHI CHE IL SUO ARCIPELAGO STA VIVENDO A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO - NON E' L'UNICA ISOLA A RISCHIO: ANCHE LE MALDIVE HANNO DENUNCIATO L'EMERGENZA... - VIDEO -

  Chiara Bruschi per il Messaggero   In duecentomila, per gli organizzatori, hanno marciato per le strade di Glasgow contro il climate change ma la giornata di ieri ha visto riempirsi le strade di molte altre città, da Londra ad Amsterdam e Sidney. La richiesta è una sola: basta con i bla bla bla citati nei giorni scorsi dalla loro leader, la 18enne Greta Thunberg, è ora che gli Stati passino all'azione nella lotta al cambiamento climatico.   La stessa attivista ieri avrebbe dovuto tenere un altro discorso in seguito a quello pronunciato venerdì, in cui aveva definito la Cop26 «un fallimento», «un evento di pubbliche relazioni dove nessuno stava prendendo serie drastiche decisioni per il clima». Tuttavia, ha cancellato il suo intervento per lasciare spazio ai rappresentanti delle tante popolazioni indigene giunti da ogni parte del mondo per denunciare le conseguenze che le loro terre stanno già subendo.   E a lasciare il segno, ieri, è stato il video messaggio di Simon Kofe, ministro delle Isole Tuvalu - Stato insulare polinesiano nell'oceano Pacifico - che ha deciso di farsi riprendere con le gambe immerse nell'acqua fino alle ginocchia, per denunciare i rischi che il suo arcipelago sta vivendo a causa del cambiamento climatico.   Sostiene il suo governo: «La dichiarazione affianca l'ambientazione della Cop26 con la situazione della vita reale affrontata nelle Tuvalu, a causa dell'impatto del cambiamento climatico e dell'innalzamento del livello del mare, e sottolinea l'azione determinata che Tuvalu ha intrapreso per affrontare le questioni molto urgenti della mobilità umana nel quadro del cambiamento climatico».   L'EMERGENZA Un'emergenza sottolineata anche dall'arcipelago delle Maldive che si trova ad affrontare non una ma tre emergenze: l'innalzamento del livello del mare che minaccia di sommergere alcune delle isole entro la prossima decade; i monsoni e i temporali tropicali che stanno diventando sempre più frequenti e più violenti ed erodono le coste; e infine la minaccia delle temperature sempre più alte che stanno mettendo a dura prova la vita sulla barriera corallina.   Nel frattempo, si è chiusa ieri la prima settimana della conferenza, con una giornata dedicata alla Natura, con particolare attenzione all'utilizzo della terra, all'agricoltura sostenibile e alla lotta alla deforestazione. Venti Nazioni, Brasile e Indonesia inclusi - hanno siglato il Forest, Agriculture and Commodity Trade (FACT), un patto in cui si impegnano a dare supporto ai piccoli coltivatori e a intensificare la lotta contro l'abbattimento degli alberi.   PUNTO DI PARTENZA George Eustice, ministro dell'ambiente del governo Johnson ha posizionato questo tema «al centro delle sue ambizioni per Cop26». «La natura è essenziale per Cop26», ha ribadito sottolineando la speranza che quello di Glasgow sia un inizio non un punto di arrivo. E dopo Leonardo DiCaprio è stata la volta di Idris Elba che in qualità di ambasciatore delle Nazioni Unite per l'International Fund for Agricultural Development (IFAD) ha denunciato l'importanza di agire adesso per combattere la fame nel mondo.   «Quelle immagini di persone e famiglie che aspettano il cibo in fila a Los Angeles sono destinate a diventare una realtà se non troviamo il modo di fare qualcosa subito», ha sottolineato nel sostenere l'attivista Vanessa Nakate. «La crisi climatica porta fame e morte in tutta l'Africa», ha denunciato quest'ultima, ponendo l'accento su come le stagioni di pioggia sempre più corte e la siccità sempre più grave abbiano già compromesso l'intero settore delle coltivazioni.