Corriere della Sera, 7 novembre 2021
Zaki verrà trasferito
Marta Serafini
Magari decideranno di rinchiuderlo in una di quelle nuove maxi-carceri che il presidente Al Sisi sta facendo costruire «in stile americano». Perché se è certo che Patrick Zaki verrò trasferito, non è ancora dato sapere in quale nuovo inferno finirà lo studente dell’Università di Bologna. Come ha comunicato lui stesso ai genitori durante l’ultima attesissima visita (era da un bel po’ che non gli veniva permesso di vedere i familiari), Tora verrà chiusa e dunque lui cambierà istituto penitenziario. Ora il timore è che le condizioni detentive di Patrick peggiorino ulteriormente. «I suoi avvocati dovranno andare a cercarlo nei registri della prigione per sapere dove lo hanno trasferito perché nessuno notifica nulla alle famiglie», denunciano gli attivisti. Ma non basta. «Si tratterà di luoghi più lontani e le visite familiari non saranno facili», commenta Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia. Come il carcere di Wadi al-Natroun, nel deserto tra Il Cairo e Alessandria, considerato «il più grande del mondo». O uno degli altri, dotati di tribunale annesso «per rendere la giustizia più rapida ed efficiente», come ebbero a dire a ottobre i funzionari di Al Sisi annunciando la riforma penitenziaria. Dai deputati italiani, tra cui Erasmo Palazzotto e Filippo Sensi, arriva l’ennesimo appello al governo affinché riconosca la cittadinanza italiana a Patrick. E intanto si avvicina il 7 dicembre, data della nuova udienza di un processo nel quale Patrick rischia 5 anni.