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 2021  novembre 07 Domenica calendario

Pompei, ecco la “Stanza degli schiavi”


«E NAPOLI ora la biga d’oro». Massimo Osanna, direttore generale Musei del ministero della Cultura, commentando l’ultima, straordinaria scoperta di Pompei, già immagina – assieme al direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel – di proseguire gli scavi. La Stanza degli schiavi è ancora in corso di esplorazione nella campagna pompeiana, 700 metri a nord della città antica. Qui, dal 2017 sono partite le ricerche per fermare l’azione di due tombaroli che avevano depredato in parte la villa romana riscoperta sotto la cantina di casa. Da allora, un susseguirsi di ritrovamenti, come il carro cerimoniale decorato in metallo, i calchi di tre cavalli da parata e di due individui, forse il proprietario della dimora e un suo servitore. Ora, nella parte rustica di questa villa fuori città, riccamente affrescata nella zona padronale, riemerge un’istantanea che getta luce sulle condizioni di vita della servitù: una stanza-deposito con una piccola finestra. Grazie alla tecnica dei calchi messa a punto nell’Ottocento da Giuseppe Fiorelli, sono state ricavate le impronte lasciate nel materiale vulcanico dai materiali organici decomposti dopo l’eruzione. Ecco tre brandine in legno, con quattro piedi, la rete fatta di assi e corde intrecciate e un modesto giaciglio con qualche coperta.
«Due sono lunghi un metro e 70 centimetri, un altro 1,40 e quindi destinato a un ragazzo o a una ragazza – spiega Zuchtriegel – forse qui viveva una piccola famiglia di schiavi, dedita alla cura dei cavalli e del carro ritrovati qui fuori». Per l’archeologo italo-tedesco che da oltre otto mesi guida Pompei «si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone “invisibili”, che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite. È una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo». Oltre ai tre letti, ecco una cassa lignea con oggetti in metallo e in tessuto, i finimenti dei cavalli della villa. E il timone di un carro, quasi certamente quello scoperto a febbraio davanti alla porta della stanza: è avvolto da un fitto cordame ancora perfettamente leggibile. Sembra di vedere ancora i tre schiavi che, una volta staccati i cavalli dal carro, li riparano nella stalla, accostano il veicolo sotto i portici mentre l’eruzione del Vesuvio già infuria, e portano nella stanza il timone e i finimenti. Ma in quella stanza, con otto anfore poggiate agli angoli, un “vaso da notte” e altri oggetti, non restano. «Forse furono richiamati dai padroni che stavano nella parte nobile della villa» ipotizza Osanna, che avviò gli scavi quattro anni fa ed è ancora responsabile unico del procedimento. L’ambiente scoperto a Pompei ricorda tanti tuguri oggi abitati da migranti o disperati.
Precarietà, povertà, sofferenza. Non a caso il ministro Dario Franceschini parla di un ritrovamento che «arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, di quella fascia della società poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo». La sfida ora è proseguire le ricerche e aprire la villa a lle visite. C’è un piano di espropri, si sono le risorse, entro fine anno sarà aggiudicata una nuova gara per ulteriori scavi. Assieme ad archeologi e restauratori nello scavo operano i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Napoli, guidati dal tenente Massimiliano Croce, alla ricerca di prove di attività clandestine. Per il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso «la scoperta è l’ennesima conferma della efficacia del protocollo d’intesa stipulato tra Procura e Parco di Pompei, che ha portato alla condanna in primo grado degli autori degli scavi abusivi di Civita Giuliana. Ora cerchiamo il secondo carro». Le sorprese non finiscono qui.