Il Messaggero, 7 novembre 2021
Intervista a Joe Frazier Jr.
Dieci anni senza Smoking Joe, il gentleman della boxe. Il 7 novembre 2011 Joe Frazier, oro olimpico e campione del mondo tra i pesi massimi diventato famoso per le sfide sul ring con Ali e Foreman, se ne andava stroncato da un tumore al fegato. Nel decennale della sua morte, abbiamo intervistato il figlio omonimo, Joe Frazier Jr.
Qual è l’eredità più grande che ha lasciato suo padre?
«La più grande eredità che mi ha lasciato è il suo nome. Così come l’impegno e la dedizione, non a parole ma con i fatti, che lo hanno reso il campione del popolo».
Il funerale di Filadelfia ebbe una partecipazione incredibile di appassionati. Forse perché Smoking Joe (soprannome che evocava il fumo che usciva dai guantoni) era considerato il campione della gente?
«Il funerale è stato duro, piangevo per mio padre, ma ero anche molto orgoglioso di vedere il coinvolgimento emotivo che aveva suscitato su così tante persone da tutto il mondo».
Al funerale, c’era pure il grande rivale di suo padre, quel Muhammad Ali presente nonostante il Parkinson. Che cosa ha significato per lei?
«L’arrivo di Ali è stato incredibile. Ovvio, c’era un rapporto di tira e molla tra lui e mio padre, ma nel profondo Dio sapeva che entrambi i loro cuori erano puri e pieni d’amore non solo per se stessi ma per tutti. Ed infatti, finirono per girare assieme l’America su una macchina decappottabile a promuovere la boxe. Erano due grandi campioni ma anche grandi persone».
Legate da tre battaglie sul ring che hanno entusiasmato e diviso il mondo: con Ali stava l’America liberal-progressista, con papà Joe la parte più conservatrice. L’8 marzo scorso si sono celebrati i 50 anni dal Match del Secolo del Madison Square Garden di New York, il primo e unico incontro della trilogia vinto (ai punti) da suo papà. Era la prima volta in cui Ali veniva sconfitto.
«È ancora quello il più grande evento che sia mai accaduto nella storia dello sport. La gente spesso dimentica che mio padre, alto a malapena un metro e ottanta, ha battuto un gigante, Muhammad Ali. A lui piaceva giocare e fare duelli verbali, e anche se mio padre non aveva le doti naturali che aveva Ali, non ha mai avuto alcun dubbio che lo avrebbe battuto. Il fatto che mio padre faccia parte non solo della storia della boxe, ma di tutto lo sport, significa molto per noi Frazier. Influenzare positivamente la vita degli altri ed essere una fonte di ispirazione e motivazione è sempre qualcosa di cui essere orgogliosi».
Pochi sanno che suo papà ha partecipato a un cameo del film di Rocky, personaggio ispirato anche alla figura di Smoking Joe.
«Mio padre è di Beaufort South Carolina, ma ha trascorso la maggior parte della sua vita a Filadelfia, una città che lo ha adottato. Essere nel film è stato bello, ma era necessario, dato che gran parte della storia di Rocky riguarda mio padre... Correre su quei gradini, sferrare cazzotti alla carne appesa come fosse un sacco di allenamento erano cose che mio padre faceva già. Sono orgoglioso di dire che quest’anno, dopo una via (Smokin Joe Frazier Blvd), finalmente hanno fatto qualcosa di interessante a Filadelfia per onorarlo, dedicandogli un’altra statua e un murale. Per noi significa tanto, perché significa che la gente venera non solo Ali, ma anche mio padre».
Tre dei suoi fratelli hanno raccolto l’eredità di suo papà Joe e fatto boxe.
«Sì, dopo il ritiro ha gestito una palestra a Filadelfia e ha allenato diversi pugili locali. Tra i quali, i miei fratelli Marvis ed Hector – il cui nome di battaglia era Joe Frazier jr – e mia sorella Jackie. Io ho giocato a football al college».
Jackie e la figlia di Ali, Laila, si sono affrontate sul ring. Come mai?
«Perché si sentivano le migliori in quel momento. È stato un bel ritorno alla rivalità originale».
Un cancro ha portato via suo padre molto presto. Qual è il ricordo più bello?
«Mio papà è morto presto, ma ha avuto una vita come nessun altro, per questo siamo molto riconoscenti. Il mio ricordo più bello è ogni volta che l’ho visto firmare autografi e stare con le persone anche per ore».
Sarà un decennale speciale? Organizzerete qualcosa in suo onore?
«Faremo un tributo a lui sul mio podcast e andremo in diretta sulla pagina Facebook Joe Frazier fan page».