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 2021  novembre 07 Domenica calendario

Piazza Affari macina tutti i record


Piazza Affari superstar. In settimana il Ftse Mib ha portato a casa un guadagno del 3,4%, restando al top da settembre 2008 e risultando il migliore tra i principali indici internazionali. Ben tre titoli hanno messo a segno un guadagno a due cifre. In testa Ferrari (+11,6%) dopo i conti, seguita da Tim (+10,7) spinta dalle indiscrezioni su possibili novità legate alla rete. Terza Tenaris (+10,2%). Il mercato è stato rasserenato anche dal raffreddamento dello spread del BTp-Bund decennale tornato in area 115 punti base dopo la fiammata di inizio mese fino a 135.
Cosa sta succedendo? Sui mercati azionari c’è un clima di generale ottimismo. Siamo entrati nel mese di novembre che solitamente prelude a rally di fine anno. La crescita economica in Europa e negli Usa resta vigorosa e i listini del Vecchio Continente sono tornati nel radar dei grandi investitori: le valutazioni sono sicuramente più attraenti da questa parte dell’Oceano e la ripresa economica spinge il comparto ciclico (finanziari, industriali, etc) protagonista sulle piazze d’Europa. Le banche centrali, con Fed e Bce, continuano a mantenere un atteggiamento molto accomodante nonostante l’inflazione. Il rialzo dei tassi appare lontano e la liquidità è una benzina fondamentale per questi mercati saliti già molto dopo lo scoppio della pandemia.
Sull’S&P 500 il rapporto prezzo/utili prospettici si muove sopra 21 volte, si tratta di un livello storicamente elevato (a fronte di un media a 25 anni poco sotto i 17) e in passato è stato registrato solo intorno al 2000. Un altro indicatore ci rimanda agli eventi della bolla web: l’indice S&P 500 si appresta a chiudere il terzo anno di fila con un progresso superiore al 15%. Un evento rarissimo che si era verificato solo alla fine degli anni ’90 con cinque chiusure annuali consecutive sopra il 15 per cento. Oggi i tassi sono però molto più bassi di venti anni fa e questo consente valutazioni azionarie più generose: ecco perché le future mosse delle banche centrali sono decisive.
L’indice Eurostoxx 50, che sintetizza le principali blue chip dell’area euro, ha un p/e prospettico intorno a 16 e quello di Piazza Affari è ancora minore. Il Vecchio Continente è considerato più attrattivo in questa fase da molte case di investimento. E il motore della crescita sembra essersi attivato: nel recente passato è stata la locomotiva Usa ad avere le performance più brillanti sul versante del Pil. Il ciclo Usa potrebbe aver raggiunto un picco a metà anno mentre quello europeo ha ancora spazio. Alla luce di questa prospettiva gli investitori stanno spingendo sull’equity del Vecchio Continente.
E così l’indice Ftse Mib ha raggiunto anche il 25% di guadagno da inizio anno. Anche in questo caso una delle migliori performance internazionali con un Pil visto in risalita del 6% e gli investimenti del Pnrr da mettere in campo. Il Dax, ad esempio, ha un progresso che si limita al +17% e il listino di Francoforte include anche i dividendi al contrario di Milano. Il mercato sta scommettendo su sua riduzione del gap di performance tra le due aree: non bisogna dimenticare che Milano è ancora sotto di un 35% circa (senza le cedole) dai massimi del 2007 mentre Francoforte è sul top storico.
Le incognite non mancano a partire dalla quarta ondata del Covid, che vede l’Europa in primo piano, ma al momento il mercato non ne risente. L’altro fattore da monitorare è quello della Cina. La vicenda Evergrande ha creato volatilità durante l’estate. Il rischio default appare solo accantonato per il momento. Sullo sfondo restano gli interventi restrittivi delle autorità Pechino su alcuni settori a partire dal mondo tech e il rischio che la crescita della seconda economia mondiale possa subire una frenata. Fino a oggi tutto questo ha avuto un impatto diretto sui listini cinesi e anche su quello Emergente dove l’equity del gigante asiatico ha un peso molto significativo. Non tutti quindi stanno festeggiando in questo 2021: l’indice Msci Emerging è sostanzialmente piatto da inizio anno. Pesante, invece, l’indice Hang Seng a Hong Kong con un calo dell’8,7%.