Corriere della Sera, 6 novembre 2021
Intervista a Sandro Tonali
«La verità è che non so spiegare di preciso cos’è successo, ma qualcosa nella mia testa è cambiato». È successo che il Sandrino che arrivava dalla provincia con un carico di attese eccessivo per un ragazzino che fino a quel momento aveva giocato solo un pugno di partite in serie A ha ora definitivamente lasciato il posto a Tonali, un giovane adulto che in questi tre mesi ha preso in mano il Milan con una personalità sbalorditiva. Corsa, fisico, tecnica: ora è consapevole del proprio talento. E anche il linguaggio del corpo è cambiato: più disinvolto, più sicuro. Ma è la testa a essere diversa. Pur di restare nella sua squadra del cuore s’è tagliato lo stipendio. Ha le idee chiarissime, adesso. E sa esattamente dove vuole arrivare: domani il derby, a maggio lo scudetto, nell’autunno 2022 il Mondiale in Qatar con la Nazionale.
Arrivate al derby a +7 sull’Inter: se lo immaginava?
«Onestamente no. Ma noi pensiamo a noi stessi: la continuità sta facendo la differenza, siamo partiti come lo scorso anno con idee ben precise, grazie al lavoro di Pioli e alla vicinanza del club. La strada è quella giusta».
Voto al Milan in questo inizio di stagione: 10 come le vittorie in campionato?
«Troppo alto. Anche perché in Champions non siamo andati bene. In campionato siamo da 9, per come stiamo giocando e dimostrando di essere una squadra in tutte le partite. Il 10 arriverà solo se vinciamo lo scudetto».
Lei è stato il primo a sdoganare la parola scudetto.
«Tutti crediamo nello scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci».
Perché tanta differenza tra serie A e Champions?
«Sono due competizioni completamente diverse, in tutto. Le prestazioni a volte ci sono state, non il risultato. Non cerco alibi ma con arbitraggi forse diversi e occasioni sfruttate meglio avremmo un’altra classifica».
Risposta secca: siete i favoriti per lo scudetto?
«No, il campionato è lunghissimo ed è difficile dire se esiste davvero una favorita. Noi continuiamo sulla strada iniziata lo scorso anno. E non vogliamo fermarci».
Ora vincete anche gli scontri diretti.
«Abbiamo capito che sono partite che vanno vinte e basta, come ha sempre fatto il Milan nella sua storia. Ora siamo cresciuti anche nelle sfide con le squadre della parte destra della classifica e questo era uno step fondamentale».
La sua miglior partita?
«Bisogna pensare sempre alla prossima, mai a quella prima. Solo così si cresce».
S’aspettava un Napoli su questi livelli? E una Juve tanto in crisi?
«Il Napoli aveva già dimostrato molto l’anno scorso, anche se poi ha fallito la Champions. La Juve fa un certo effetto vederla lì, ma resta un’avversaria fortissima».
Oggi Tonali è un altro giocatore rispetto a qualche mese fa. Cosa è successo?
«Non ho una risposta, a volte certe cose cambiano e basta. Ci sono degli scatti che ti fa fare la testa, il modo di allenarmi, di giocare, di vivere. Forse il fatto che quest’estate il Milan mi ha acquistato mi ha reso la mente più libera. Ma sono molti i particolari, i dettagli che ti aiutano a svoltare. I compagni sono stati preziosissimi. Come la famiglia e Giulia, la mia ragazza».
Niente mental coach o psicologi, quindi?
«No, non mi servono».
Pioli ha detto: «Ho capito che Sandro era cambiato il primo giorno di ritiro».
«Il mister è stato fondamentale e continua ad esserlo. Ha capito le mie difficoltà, mi ha aiutato a correggere gli errori. Grande persona».
E Ibrahimovic?
«Ti cambia la testa, perché sa sempre cosa fare, cosa dire. Ti fa fare il salto di qualità. La prima volta che l’ho visto, nello spogliatoio, sono tornato bambino: non smettevo di guardarlo. Pensare che ora è un compagno è pazzesco».
Può essere Zlatan l’uomo chiave del derby?
«È l’uomo chiave di tutto. Non importa quanti anni ha, in ogni istante può accendersi e cambiare la partita».
Vi danno favoriti nel derby: meglio o peggio?
«Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza».
Chi teme di più dell’Inter?
«Grande squadra, sarà dura. Ma noi siamo il Milan».
Un nome lo facciamo noi: come sarà la sfida nella sfida fra Barella e Tonali?
«Un amico e un ottimo giocatore. Lo ammiro molto».
Potevate essere compagni: l’Inter l’ha corteggiata a lungo nell’estate del 2020…
«Sentivo, ma non sapevo niente. Al Milan sono felicissimo, per me è un sogno essere qui, nella squadra per cui tifavo da bimbo e che vedevo allo stadio con papà».
E se il Milan ricevesse per lei una grossa offerta? Magari dalla Premier? Anche Donnarumma era tifosissimo, eppure è andato via.
«So cosa ho fatto per arrivare a questa maglia e non farei mai l’errore di andarmene. So che è difficile, soprattutto nel calcio di oggi, ma il mio sogno è diventare una bandiera del Milan. Servirà sacrificio e impegno, devi essere davvero un grande giocatore in tutti i sensi, a Milanello, negli spogliatoi, in campo, a San Siro, a casa. Ma quello è l’obiettivo. E farò di tutto per riuscirci».
Domani il derby, a maggio lo scudetto. E la Nazionale? Il Mondiale in Qatar può essere il Mondiale di Tonali?
«È il mio obiettivo».
Ha raccontato che i puzzle 3D l’aiutano a concentrarsi. Quali altre passioni ha?
«Amo Milano, anche se la sera sto soprattutto a casa. Ho solo 21 anni e magari rispetto ai miei coetanei esco poco, ma è giusto così. Mi piace informarmi, sapere cosa avviene nel mondo, ad esempio riguardo al rispetto per l’ambiente, la sostenibilità, un tema che finalmente inizia a essere affrontato sul serio».
Torniamo allo scudetto: e se poi lo vincete davvero?
«Sulla pelle ho tatuato mio padre, mia madre, mia nonna, il mio cane. Tutto ciò a cui tengo di più. E allo scudetto ci tengo tantissimo, quindi…».