Corriere della Sera, 6 novembre 2021
Intervista a Valentina Sampaio
La bellezza le ha permesso di essere sulle più importanti copertine internazionali delle riviste di moda. Con personalità, impegno e determinazione ha conquistato successo e popolarità. Valentina Sampaio, 26 anni, di Fortaleza, «una delle poche brasiliane che non è appassionata di calcio» è il nuovo volto di Giorgio Armani Beauty. «Per me è davvero un onore – dice – avere questo ruolo. Un onore a livello personale, professionale e come membro della comunità transgender».Sul palcoscenico è arrivata dopo Andreja Pejic e la connazionale Lea T. Da piccola, quando ancora giocava sulla spiaggia di casa, ricorda, guardava affascinata al mondo della moda. «Ne sono sempre stata attratta. Allora non pensavo alle sfilate e ai set fotografici. Sognavo di disegnare, creare modelli e collezioni. Infatti, sono andata all’università con l’idea di seguire questa strada. Ho iniziato per caso a sfilare. Ed è stato difficile perché c’erano barriere e pregiudizi. Non mi sono mai arresa e, oggi, sono felice di questa scelta e delle decisioni prese. Quello che mi ha fatto resistere è stata la passione, vedere che potevo fare qualcosa per me e per la mia comunità transgender mi ha fatto superare tutti gli ostacoli. Quando dico “comunità” mi riferisco a tutte quelle come me, a tutti i transgender, perché questa è la mia battaglia personale per evitare discriminazioni. Nella realtà siamo tutti esseri umani, ma ancora esistono delle etichette e per questo mi sono impegnata, per far sì che ci siano un’accettazione e un’uguaglianza totale e che non sia necessario lottare per essere sé stessi».
Prima di essere famosa, Sampaio viveva in una realtà molto semplice e spartana. Fatta di piccole cose come il mare, la spiaggia e tanti affetti. «Ho nei confronti di quegli anni, come diciamo noi brasiliani, saudade che è un sentimento più profondo della nostalgia. Circondata dalla natura, sono cresciuta in un villaggio di pescatori, anche mio padre lavora in mare mentre mia madre è insegnate. Siamo sette fratelli che rappresentano bene la nostra terra: figli degli stessi genitori però tutti diversi perché, come gran parte dei brasiliani, abbiamo sangue africano, europeo, indio. Ho un legame forte con le mie radici e con tutta la mia famiglia. Sono sempre molto libera e felice, senza tante cose materiali, però ho avuto una vita molto ricca d’amore. Non mi sono mai sentita diversa. Ho sempre saputo chi sono. Sono nata così: non c’è stato un momento in cui sono diventata Valentina».
Una ragazza che, giorno dopo giorno, si è fa strada. Molto pratica e spontanea, anche quando parla della sua bellezza. Ha trovato nelle labbra il suo punto forte. «Non ho mai pensato agli occhi o qualche altra parte del corpo – racconta —. Sono orgogliosa della mia bocca perché è la stessa di mia mamma, delle mie sorelle e di mia nonna. Tutte noi abbiamo un neo sul labbro. E mi piacciono molto i miei capelli, quando parlo o ascolto qualcuno li accarezzo, gesto semplice che dà sicurezza. In questi giorni li porto lisci però, al naturale, sono pieni di boccoli».
Giovanissima, ha lasciato Fortaleza per New York. «Ho scelto questa città per lavorare. Vivo con il mio cane Leo, un pechinese, e andiamo insieme al parco. In pratica una palla di pelo. Per staccare dal lavoro, per rilassarmi, esco con gli amici, faccio sport, vado in palestra, pratico yoga, meditazione, corro. Cerco di fare le cose che mi danno serenità, come parlare con la famiglia».
Si è subito calata nel mondo Armani. «Per me Armani ha sempre rappresentato tanto: è un’icona di eleganza, è un genio che ha creato uno stile senza tempo, che non passa mai di moda».
Valentina che messaggio vuole trasmettere? «Non ho un’associazione in particolare, però utilizzo la visibilità che mi dà il mio lavoro per far sì che i trans siano più conosciuti, più accettati. Nel mese di settembre ho collaborato a un progetto con alcune associazioni transgender di New York. L’anno scorso sono stata ambasciatrice dell’evento Pride Life, a cui ha partecipato anche Barack Obama per ottenere dei fondi per aiutare la comunità. Tutti noi siamo belli, siamo speciali e siamo unici. Non dobbiamo sentirci meno di così: belli, speciali e unici».