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 2021  novembre 06 Sabato calendario

Lana Wood sostiene che Kirk Douglas violentò sua sorella Natalia quando aveva 16 anni



Kirk Douglas avrebbe abusato sessualmente di Natalie Wood in un hotel di Hollywood nel 1955, quando l’attrice era solo una 16enne. La denuncia è di Lana Wood, sorella di Natalie, che ha scritto il libro «Little Sister» ed è stata rilanciata dai media americani. L’attore è morto un anno fa.
L’incontro, come spesso accadeva, era stato fissato dalla madre di lei. Siberiana, ex ballerina scappata dalla Russia con tre figli, sperava che Kirk Douglas, allora trentenne e già divo, potesse aprire alla figlia qualche porta in più a Hollywood. La figlia, Natalia Nicolaevna Zakharenko in arte Natalie Wood, era stata un’attrice bambina; nel 1955 non aveva ancora 17 anni e stava girando Sentieri Selvaggi. Era il momento di lanciarla. Di qui l’appuntamento col divo all’hotel Chateau Marmont, storica residenza delle star su Sunset Boulevard, per un provino.
Natalie Wood ne uscì quattro ore dopo, «con un aspetto orribile, sconvolta, e iniziò a parlare con mamma sottovoce. Era chiaramente successo qualcosa di orribile, e io ero troppo piccola per sentirlo». Così Lana Wood, all’epoca 8 anni, sorella minore dell’attrice, ricorda il pomeriggio estivo in cui, con la mamma, era andata a prendere la sorella dopo l’«audizione». L’identità del violentatore è stata, per anni, molto chiacchierata a Hollywood, ma mai pubblica: Wood, che ora ha 78 anni, la rivela nel memoir appena pubblicato Little Sister: My Investigation Into the Mysterious Death of Natalie Wood.
Kirk Douglas, morto nel 2020, aveva abusato di Natalie per ore, lasciandole persino ferite su tutto il corpo; la sorella glielo rivelò molti anni dopo, definendola «un’esperienza dolorosissima, in cui ero uscita dal mio corpo», e spiegando che la madre Maria Zakharenko le aveva vietato di denunciarla, perché le avrebbe distrutto la carriera. Il racconto vede la luce oggi, ma non è la primissima volta; già nel 2018, in un podcast, Lana aveva raccontato della violenza, e il figlio di Kirk Douglas, Michael, aveva solo commentato con un «riposino in pace entrambi» quando alla morte di lui, il 5 febbraio 2020, i social erano stati invasi di ricostruzioni dell’evento.
Ma il riposo dell’orco Douglas, morto a 103 anni circonfuso della gloria dell’età dell’oro hollywoodiana e di una nomea da filantropo, sembra più pacifico di quello della sua vittima. Natalie Wood è annegata a 43 anni nel 1981, e la sua morte ebbe contorni così dubbi che le indagini al riguardo erano poi riprese nel 2011, e ancora nel 2018, per chiarire il ruolo del suo due volte marito Robert Wagner, l’ultima persona che l’aveva vista viva, e con cui Wood aveva litigato furiosamente fino a poco prima di morire.
Lo stesso libro della sorella Lana è soprattutto un’indagine indipendente sulle cause della sua morte. E le righe in cui porta alla luce la violenza di Kirk Douglas, e il ruolo cinico della madre Maria Zakharenko nel vietare alla figlia di chiedere giustizia, sembrano indicare che tutta la discesa agli inferi della star di West Side Story (1961) possa essere cominciata lì.
Già una biografia dell’attrice, pubblicata nel 2001 dalla giornalista Suzanne Finstad, fa capire che Natalie Wood parlò per anni della violenza. Cinque attori, tra cui l’amico Scott Marlowe, raccontano che Natalie aveva confidato loro «di essere stata sedotta e violentata da un attore molto potente, e di avere riportato lesioni dopo quel pomeriggio». Il nome di Douglas, ancora vivo, non era riportato, ma lo avevano fatto tutti. Un segreto di Pulcinella come ce n’erano molti, nella Hollywood di prima del #MeToo.