la Repubblica, 6 novembre 2021
Larry Trachtenberg torna a correre la maratona di New York cinquant’anni dopo la sua prima volta
L’America non è più senza fiato. Lunedì riapre i confini. E domani torna a respirare con lui. Per dimostrare che si torna alla normalità. Servono i polmoni di Larry. E la sua faccia screpolata dal vento. È l’unico sopravvissuto: a 50 anni di corsa, a una stravaganza ormai stile di vita, alla tradizione di una città che non dormiva mai, ma che la pandemia ha reso più debole. Si chiama Larry Trachtenberg. È l’ original finisher. In mezzo secolo ha fatto meglio di Forrest Gump: ha corso, ha smesso, ha ripreso. Nel 1970 era uno dei 127 che si buttò a fare i quattro giri di Central Park, la prima maratona di New York, 1 dollaro d’iscrizione, un solo rifornimento d’acqua. Al traguardo arrivarono in 55. Lui finì 32° in 3 ore 22’ 4”.Trachtenberg, 67 anni, viene dal Queens, N.Y, ma vive in Oregon. «È la prima volta che corro da pensionato, strano essere l’unico sopravvissuto». Lo è, tra 1.288.005 partecipanti è l’unico che può dire: io c’ero. «All’arrivo mi scolai sei lattine di soda. Faceva caldo quel 13 settembre, mi diedero una targa-ricordo e tutto finì lì. Non pensavo fosse una gara storica». Lo era. A piedi nudi nel parco non ci andava nessuno, gli edifici erano pieni di graffiti, la droga si vendeva alla fontana di Bethesda. Quella prima maratona servì per dire che il parco doveva rinascere. E questa cinquantesima serve allo stesso scopo: dimostrare che la città torna a correre dopo la pandemia e l’annullamento dell’anno scorso.Con Larry ce n’era anche un altro. Jim Isenberg, 70 anni, che arrivò 25°, con il numero 64 attaccato con la spilletta. Ma Jim non può correre. Questa è una storia di vite parallele: strangers in a race, canterebbe Frank Sinatra. Isenberg nel 70 aveva 19 anni, studiava a Princeton, aveva già corso quattro maratone. Arrivò in città in corriera, pagò 1 dollaro e 80 di biglietto, e si presentò alla partenza dove c’era anche Trachtenberg, sedicenne. Larry non aveva mai corso quella distanza, non sapeva come ci si allenava, aveva lavorato in un campo estivo, dove per stare in forma faceva su e giù su un tratto di autostrada. «Alla vigilia feci tutto quello che non bisogna fare, tipo eccedere nello sforzo, però ero veloce e tenni il ritmo basso». Un anno dopo Trachtenberg e Isenberg si ritrovarono insieme in squadra a Princeton nella gara di cross-country e scoprirono di aver corso entrambi a New York. Si dissero che sarebbe stato bello rifarlo 50 anni dopo. «Promesso?». Tutti e due sono diventati insegnanti, Jim si è laureato in fisica, Larry si è dedicato agli studenti che hanno bisogno di aiuto. Entrambi a Eugene, in Oregon. Isenberg era quello più fissato con le maratone, ne ha corse 143 fino al 2017, e in più facendo collezione di maglie e numeri di iscrizione. In attesa della 50ª a New York. Nel dicembre 2017 Jim con la famiglia andò per lavoro in Australia e fece un bagno a Bondi Beach. Un’onda lo capovolse, si ruppe le vertebre C2 e C3, smise di respirare. Trachtenberg ebbe la notizia via mail: «Il dottore non lasciava speranze. Io mi aggrappavo alla parola paralisi parziale». Invece era permanente.Isenberg da allora è tetraplegico, vive sotto un ventilatore per 20 ore al giorno, usa un Dps per tradurre la sua voce e comunicare. È ancora attivo nel dare consigli al suo amico Larry che domani torna sulla strada per la sua prima maratona in 43 anni. E pagando 295 dollari di iscrizione. «Non sono messo bene, ho problemi al femore e ho una valvola cardiaca calcificata, ma i dottori mi hanno dato il permesso, sento molta responsabilità perché avrò gli occhi addosso. Non so se ce la farò fino alla fine, partirò con il quarto gruppo, quello sulle 4h e 26’, mi piacerebbe molto passare a Long Island, dove sono nato. E poi ho Jim con me, che mi guida, lui ha studiato la tattica e il ritmo che dovrò tenere». Sarà Isenberg, l’uomo che non corre più, a spingere Trachtenberg, l’uomo che corre ancora. Se lo erano promesso: tra 50 anni.