La Stampa, 6 novembre 2021
Il mistero della spia russa caduta dall’ambasciata a Berlino
Per Mosca è «un tragico incidente». Ma evidentemente la storia fa risuonare tante altre corde, sinistre. Un diplomatico russo – si è appreso solo ieri – è stato trovato morto alle 7,20 di mattina del 19 ottobre, dopo essere caduto da una finestra di un piano alto dell’ambasciata russa a Berlino. Il sangue ancora macchia il marciapiede, ma quando cade, il suo corpo sparisce e viene immediatamente rimpatriato, il Cremlino non concede che l’autopsia venga svolta in Germania. Nessuna notizia trapela per giorni. Scopriamo ora che il diplomatico (secondo segretario dell’ambasciata, 35 anni) è in realtà – stando ai servizi segreti tedeschi citati da «Der Spiegel» – una spia sotto copertura del Fsb, il successore del Kgb. Ma la storia non finisce qui. La realtà supera ancora una volta i romanzi di Le Carré. Il «diplomatico» – secondo quanto rivela un’investigazione del collettivo di giornalisti indipendenti Bellingcat – era il figlio del vicedirettore del «Secondo Servizio» dell’Fsb e capo del «Direttorato dell’Fsb per la protezione dell’ordine costituzionale», il generale Alexey Zhalo. I dati di registrazione dell’auto e dell’indirizzo dai database Cronos, leakato e liberamente disponibile su Internet, mostrano che il diplomatico – che porta anche il nome del generale Zhalo come patronimico – è stato registrato allo stesso indirizzo del generale sia a Mosca sia, in precedenza, a Rostov, da dove viene la sua famiglia. Cosa significa? Semplice: che potrebbero esserci connessioni con altri crimini internazionali di cui è accusato o sospettato il regime russo. In particolare, quella struttura dell’Fsb.Il Secondo Servizio dell’Fsb è stato collegato da Bellingcat all’assassinio dell’ex comandante ribelle ceceno Zelimkhan Khangoshvili, freddato nel Kleiner Tiergarten di Berlino il 23 agosto 2019. Stando ai metadati telefonici, l’assassino presunto, Vadim Krasikov (che è attualmente sotto processo a Berlino con l’accusa di omicidio sponsorizzato da uno Stato), fu in visita al centro antiterrorismo dell’Fsb – che rientra appunto nel «Secondo servizio». E di questo stesso Direttorato dell’Fsb faceva parte la squadra di spie che pedinò Alexey Navalny prima di avvelenarlo nell’agosto 2020 in Siberia, e potrebbe anche esser collegata al sospetto avvelenamento di altri dissidenti, tra i quali Vladimir Kara-Murza. Due vicende che hanno spinto Angela Merkel a tensioni molto aspre con Vladimir Putin.Una coincidenza? Berlino ancora una volta come ai tempi di George Blake – forse la più grande spia doppiogiochista della storia, passata dall’MI6 ai sovietici, la cui storia è narrata nel bellissimo libro di Steve Vogel, «Tradimento a Berlino» – sembra il set d’elezione di una spy story internazionale e di un circolo di spie russe che si sono mosse in Europa (e indisturbate in Italia) in questi anni. Il ministero degli Esteri russo nega queste ricostruzioni, sostenendo che «la copertura della morte di un diplomatico russo da parte dei media occidentali è fatta di pure speculazioni del tutto inappropriate». Secondo analisi forensi che La Stampa ha potuto verificare, le cache di Google mostrano che a un certo punto, tra il 1 e 4 novembre, il nome del secondo segretario dell’ambasciata russa è stato rimosso dalla lista diplomatica accreditata al ministero degli Esteri tedesco. Il commento di Roman Dobrokhotov, uno dei più coraggiosi giornalisti russi, riassume forse tutto: «Il figlio di uno dei principali carnefici dell’Fsb (lui stesso lavorava come “cekista” sotto le spoglie di diplomatico) cade improvvisamente dalla finestra dell’ambasciata – no, questa non è una serie Netflix, è una notizia russa». —