La Stampa, 6 novembre 2021
Insulti antisemiti, una pratica quotidiana
Quattro donne e tre uomini sono stati condannati giovedì in Francia per aver salutato il secondo posto di April Benayoum a Miss Francia 2021 con tweet come «zio Hitler ha dimenticato di sterminarti». Come avete capito, April è ebrea. Il procuratore aveva chiesto due mesi di carcere, ma il giudice ha deciso che bastavano multe contenute fra i 300 e gli 800 euro. Alcuni dei condannati hanno negato di essere stati ispirati da razzismo, piuttosto dalla difesa della causa palestinese. Questo spiega anche perché in Francia si è votata una legge, molto discussa, per dichiarare l’antisionismo un’espressione di antisemitismo. Da tempo i legislatori francesi scrivono norme e aggiungono aggravanti nel vano tentativo di scoraggiare le aggressioni, le diffamazioni e le ingiurie agli ebrei. Un sondaggio di un paio di anni fa indicava nell’84 per cento gli ebrei, compresi fra i diciotto e i ventiquattro anni, destinatari di atti di antisemitismo. È la pratica quotidiana, oltre i casi spaventosi che raggiungono i giornali, come l’omicidio di Mireille Knoll, sopravvissuta alla Shoah ma non ai nuovi razzisti. Uno studio della Commissione europea segnala che nei primi due mesi di quest’anno, rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso, sui social francesi i post antisemiti si sono moltiplicati per sette: soprattutto gli ebrei sono imputati di orchestrare il complotto mondiale del Covid. È la milionesima dimostrazione: punire chi viola la legge è indispensabile, ma non è con la punizione, e nemmeno con la punizione più severa, che si raddrizzano le storture della società. Dovremmo tenerlo a mente anche noi.