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 2021  novembre 06 Sabato calendario

Biografia di Dmitrij Muratov

Il 15 ottobre 2006 la giornalista e attivista per i diritti umani Anna Politkovskaja fu uccisa nell’ascensore della sua casa nel centro di Mosca: aveva 48 anni, e gli autori di questo omicidio non sono stati ancora trovati. Esattamente 15 anni dopo, il direttore del giornale dove lavorava Anna, Dmitrij Muratov, assieme alla giornalista filippina Maria Ressa, ha ricevuto il premio Nobel per la Pace. (…) Muratov è la terza persona in Russia a ricevere il premio Nobel, dopo due noti personaggi come Andrej Dmitrievič Sakharov (1975) e Michail Gorbaciov (1990), ma il primo nella Federazione russa di recente indipendenza. Egli ora è accostato a due persone che hanno dato un contributo decisivo alla caduta della dittatura comunista nell’Urss, e in generale nell’Europa dell’Est. Al caos degli anni Novanta, che per il giornalismo indipendente non è stato meno letale della stessa dittatura, è seguita la “stabilità” di Putin, che, se forse ha portato un miglioramento economico per la maggioranza dei cittadini, non ha risolto i problemi per le persone che considerano la libertà di espressione un valore imprescindibile.
Nella redazione del quotidiano Novaja Gazeta c’è una parete cui sono appese le foto dei colleghi uccisi mentre svolgevano il loro lavoro di giornalisti. (…) Muratov ha dedicato a essi il premio: “Il Nobel per la Pace non viene assegnato ai morti, ma ai vivi. Ovviamente hanno deciso di darlo a me, che sono vivo, ma in realtà intendevano darlo a Jurij Šekoichin, Igor Domnikov, Anna Politkovskaja, Anastasija Barburova, Stanislav Markelov e Natalja Estemirova”.
Nella dichiarazione della Nobel Prize Foundation si legge: “Da decenni, Dmitrij Andreevič Muratov difende la libertà di espressione in Russia, in un contesto sempre più difficile. Nel 1993, è stato uno dei fondatori della testata indipendente Novaja Gazeta. Dal 1995 ne è direttore, per un totale di 24 anni. Novaja Gazeta è la testata più indipendente in Russia oggi, con un atteggiamento fondamentalmente critico verso il potere”. (…)
Chi è Dmitrij Muratov? Il lavoro giornalistico di Muratov unisce tre epoche: gli ultimi giorni dell’Urss, il periodo post-sovietico e l’era di Putin.
Nato nel 1961 nella città di Kuybischev (ora Samara), Dmitry ha studiato alla facoltà di Filologia dell’università locale. Ha iniziato a lavorare come giornalista nel 1985, anno in cui Gorbaciov ha dichiarato la perestroika. Nel 1992, non essendo d’accordo con la nuova linea editoriale della Komsomolskaya Pravda, dove lavorava all’epoca, ha lasciato il giornale e ha fondato l’associazione giornalistica Il sesto piano. Già un anno dopo, questa associazione ha dato vita a Novaja Gazeta. Nel 1994-95 Dmitrij ha lavorato come corrispondente speciale in Cecenia. Nel 1995 è diventato direttore di Novaja Gazeta.
Secondo l’ex corrispondente da Mosca di Deutschlandfunk, Sabine Adler, Muratov è il più coraggioso direttore di giornale che ci sia mai stato in Russia. Nessuno, tranne Novaja Gazeta, osa pubblicare analisi sulla situazione in Cecenia, dove, come lei dice, ancora oggi dominano il terrore e l’illegalità. Anche la pubblicazione di materiale sulle azioni del gruppo militare Wagner in Siria è stata molto coraggiosa, oltre che pericolosa; Muratov lo ha potuto sperimentare personalmente: si è trovato la testa mozzata di una pecora davanti alla porta del suo appartamento di Mosca. (…)
Per comprendere meglio l’importanza del lavoro di Muratov, si deve guardare alle condizioni in cui operano oggi i mass media indipendenti in Russia. Oltre alle minacce ai giornalisti a livello personale, la cosiddetta “legge sugli agenti stranieri” è l’ostacolo più grande alla funzione dei media. La legge è stata approvata nel 2012 e sanziona le organizzazioni non governative “politicamente attive” che ricevono sostegno finanziario dall’estero. Dal novembre 2017 anche i media possono essere dichiarati “agenti stranieri”. (…) Le leggi sono formulate in modo vago, e l’etichetta di “agente”, che risale all’epoca di Stalin, spesso viene attribuita in modo arbitrario. Le organizzazioni così definite devono anche adeguarsi a regolamenti molto stringenti che rendono il loro lavoro notevolmente più difficile. (…)
Si poteva immaginare che un riconoscimento come l’assegnazione del premio Nobel per la Pace a un giornalista dell’opposizione russa avrebbe suscitato una generale reazione positiva nel Paese, specialmente tra i compagni di lotta di Muratov. Ma la soddisfazione non è così generale. L’opposizione liberale in Russia è endemicamente frammentata, anche sull’opposizione al governo. Lo stesso Muratov è disposto a lavorare con Putin su interessi comuni: ad esempio, nella fondazione Krug Dobra (“Il cerchio della gentilezza”), sostenuta dallo Stato, che aiuta i bambini malati. Per questo gli oppositori più radicali non lo considerano uno di loro.
Mentre alcuni funzionari del governo e i media ufficiali hanno espresso la loro soddisfazione per la decisione, alcuni oppositori del governo si sono chiesti perché un giornale come Novaja Gazeta, che è considerato un bastione della libertà di stampa, non sia stato ancora dichiarato “agente straniero” come quasi tutti i mass media più o meno indipendenti, e se non venga quindi premiato per la sua “leale opposizione” al regime.
Ovviamente si può anche ritenere che in Russia ci sia una “opposizione privilegiata”, tutelata dal governo, che la usa come vetrina della libertà. La reazione del Cremlino alla decisione di assegnare il premio Nobel per la Pace 2021 a Muratov sembra confermarlo. (…) Dmitrij Peskov, portavoce del presidente Putin, ha detto che Muratov è un giornalista coraggioso e devoto ai suoi ideali e lavora sempre seguendo tali ideali. Ma alcuni ritengono ciniche queste congratulazioni, dal momento che lo stesso governo non rispetta la libertà di stampa e gli “ideali” che Peskov loda. (…)
Sebbene le decisioni della Fondazione Nobel riguardo all’assegnazione del premio per la Pace negli ultimi anni a volte siano state contestate, la decisione di quest’anno sembra essere equilibrata e saggia. (…) Un segnale non soltanto per il governo russo, ma soprattutto per tutti i giornalisti che hanno gli stessi ideali di Muratov e incoraggiarli a unirsi per un obiettivo comune, invece di litigare per qualsiasi piccola questione.