La Stampa, 5 novembre 2021
I ricchi devastano il pianeta. Con i loro lussi sono responsabili di più della metà di tutte le emissioni di Co2
Entro il 2030, undici minuti di un volo spaziale “turistico”, quelli, per intenderci, organizzati per i super-ricchi, produrrà più emissioni di quelle prodotte dal miliardo di persone più povere del pianeta in un anno. Basta questa immagine, contenuta nell’ultimo rapporto Oxfam «Carbon Inequality 2030» per capire la sproporzione di responsabilità ambientale sul Pianeta. Tra meno di dieci anni le emissioni di CO2 prodotte dall’1% dei super-ricchi dell’umanità saranno 30 volte superiori a quanto sostenibile per contenere l’aumento delle temperature globali entro 1,5°C. Che sarebbe un obiettivo cruciale – sebbene già al ribasso – inserito negli Accordi di Parigi del 2015 e auspicato dalla conferenza di Glasgow, E che, andando avanti così, sarà impossibile raggiungere. E mentre i ricchi inquinano, il 50% della popolazione mondiale, la più povera, è destinata a restare ben al di sotto della soglia di guardia, mentre quell’1% continuerà ad inquinare sempre di più, come del resto anche quel 10% dei ricchi che «negli ultimi 25 anni sono stati responsabili di più della metà di tutte le emissioni di CO2 del mondo. Per rientrare nei parametri l’1% più ricco dovrebbe ridurre le emissioni del 97%. L’ingiustizia e la diseguaglianza a questi livelli sono un cancro», ha detto il segretario generale dell’Onu Guterres. Quindi siamo alla resa dei conti: il divario di emissioni globali per mantenere vivo l’obiettivo di Parigi a 1,5°C non è il risultato del consumo della maggior parte della popolazione mondiale: riflette invece le emissioni eccessive dei soli cittadini più ricchi del pianeta. «Parliamo sempre di Paesi, o addirittura di Continenti – dice Max Lawson, capo di Inequality Policy Oxfam International – per “misurare” la crisi climatica. Per una volta stringiamo il campo e guardiamo le persone, quelle che viaggiano su jet privati, hanno lussosissimi yacht e possiedono il 50 per cento del mercato dei combustibili fossili».Entro il 2030, dice il rapporto, se consideriamo le emissioni pro capite, l’1% più ricco sarà responsabile del 16% delle emissioni globali, mentre nel 1990 rappresentava il 13% del totale e nel 2015 il 15%. Nello stesso periodo di tempo, invece, le classi medie (sebbene ancora lontane dal traguardo) sono sulla giusta rotta per tagliare le emissioni pro capite, un segno del cosiddetto “effetto Parigi”.«Viviamo in un mondo in cui una ristrettissima élite sembra avere il permesso di inquinare senza limiti, alimentando condizioni ed eventi metereologici sempre più estremi e imprevedibili- ha detto Nafkote Dabi, Climate Policy Lead di Oxfam -. E a pagarne il prezzo più alto, ancora una volta, saranno le persone più povere e vulnerabili del pianeta, che a causa dell’impatto del cambiamento climatico, stanno già affrontando eventi climatici sempre più fuori controllo, fame, carestie e miseria».Anche la geografia della disuguaglianza nella produzione di emissioni di CO2 in atmosfera è destinata a cambiare, perché alla quota prodotta dall’1 e dal 10% più ricco contribuiranno sempre di più cittadini di paesi a medio reddito. Entro il 2030 i cittadini cinesi saranno responsabili di quasi un quarto (il 23%) delle emissioni prodotte dal top 1%, i cittadini Usa di quasi un quinto (il 19%) e cittadini indiani per un decimo (l’11%). «Tutti puntano il dito su Paesi come Cina e India – aggiunge Lawson -, ma guardiamo in faccia la realtà: intanto guardiamo alle emissioni pro capite, il problema sono statunitensi ed europei, non certo i cinesi».Il punto è che alla base c’è una diseguaglianza di reddito enorme, e se si guarda più vicino, anche razziale e di genere: «I super inquinatori sono ricchi uomini bianchi, non certo le donne nere africane». Per questo la battaglia per il clima passa per la giustizia sociale e l’equità: «Basta osservare come le società più egualitarie, come la Svezia, fanno meglio nella protezione ambientale, quelle dove la giustizia sociale e la partià di genere è meno sviluppata fanno peggio, come il Brasile». Ma la soluzione, secondo gli analisti di Oxfam, non è l’accanimento sulle singole persone, piuttosto l’intero sistema economico: «I jet superlusso, i viaggi spaziali, sono solo i sintomi di un’economia ormai guasta». Quindi, servirebbe innanzitutto tassare le ricche in modo molto «più incisivo» e, parallelamente, costruire società i n cui la differenza di reddito non sia un baratro.«Se non cambiamo rotta – dice Tim Gore, autore del report -, rimarranno incolmabili le disuguaglianze di reddito e di emissioni tra la popolazione mondiale, in barba al principio di equità che è al centro dell’accordo di Parigi. Fissando gli obiettivi di riduzione delle emissioni, i governi devono porre al centro l’analisi della disuguaglianza di produzione di CO2». —