Il Sole 24 Ore, 5 novembre 2021
Breve storia recente del nucleare iraniano
(…) L’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca aveva provocato un terremoto. Nel maggio 2018, firmando il ritiro unilterale da parte degli Stati Uniti dal Jpcoa, con il conseguente ripristino delle sanzioni, Trump di fatto rendeva l’accordo carta straccia. Per un anno Teheran ha cercato di convincere gli altri firmatari a sfidare le sanzioni sempre più dure e a mantenere i rapporti economici. I Paesi europei avevano cercato di salvare l’intesa, introducendo meccanismi per aggirare gli effetti delle sanzioni Usa sulle aziende europee. Ma i risultati furono fallimentari. Trascorso l’anno, Teheran ha iniziato a violare gradualmente i limiti del Jpcoa fino ad arrivare alla capacità di arricchire l’uranio ad una gradazione piuttosto alta (ormai ha superato il 60%), che presto – Israele parla solo di alcuni mesi – gli consentirebbe di avere a disposizione un ordigno atomico.
Eppure l’uranio per scopi civili ha bisogno di essere arricchito solo fino al 5 per cento. E ciò non si concilia con le parole espresse a inizio anno dalla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, secondo cui L’iran avrebbe prodotto uranio fino al 60%, pur ripetendo che non vi era la volontà di produrre armi nucleari (che richiedono una gradazione del 90%).
Se il buongiorno si vede dal mattino i negoziati non saranno affatto facili. Alla fine di maggio, l’organismo di vigilanza nucleare dell’Onu aveva affermato che l’Iran non era riuscito a spiegare le tracce di uranio arricchito trovate in diversi siti non dichiarati. Nel suo rapporto trimestrale, l’Aiea ha precisato che l’Iran continua a violare i limiti di arricchimento del Jpcoa.
Nonostante i sei round di colloqui indiretti, Teheran e Washington sono ancora in forte disaccordo sui passi da adottare e sui tempi. Punti scottanti come i limiti nucleari che Teheran accetterà e le sanzioni che Washington intende rimuovere sembrano ancora al punto di partenza.
Non ci sono state relazioni diplomatiche dirette tra Stati Uniti e Iran dopo la presa dell’ambasciata Usa da parte di studenti radicali, nel novembre del 1979. Furono presi in ostaggio 52 americani per 444 giorni. Ieri era il 42esimo anniversario di quella data che cambiò la diplomazia mondiale.