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 2021  novembre 04 Giovedì calendario

L’India, tra gas serra e povertà


In India, ogni anno due milioni di persone muoiono prematuramente in conseguenza dell’inquinamento domestico. Almeno 200 milioni di indiani usano combustibili solidi per cucinare: l’Indian Journal of Community Medicine ha calcolato che il 49% di questi usa legno, l’8,9% sterco di vacca trattato, l’1,5% qualche tipo di carbone, il 2,9% kerosene, il 28,6% gas liquefatto. Solo lo 0,1% l’elettricità. L’inquinamento delle cucine e delle case provoca decessi, il 44% dei quali dovuti a polmonite, il 54% a ostruzioni polmonari e il 2% a cancro al polmone. Questa situazione apre una finestra sull’annuncio fatto dal primo ministro indiano Narendra Modi alla Cop26 sul clima in corso a Glasgow: Modi ha detto che l’India ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità di emissioni di gas serra entro il 2070. A differenza di molti Paesi occidentali che si sono dati lo stesso obiettivo per il 2050 e della Cina che ha indicato il 2060. Da alcuni commentatori, Modi è stato apprezzato: un primo passo. Da altri è stato criticato: troppo tardi. Che l’India riduca la quantità di gas serra che rilascia è importante: è il terzo emettitore mondiale, con il 6,8% del totale (2018) dopo Cina (23,9%) e Stati Uniti (11,8%). Ma è anche un Paese con quasi 1,4 miliardi di abitanti, tanto che le sue emissioni pro-capite sono le minori tra le Nazioni del G20, 1,9 tonnellate contro le 15,52 degli Usa, le 7,38 della Cina, le 6,40 dell’Unione europea, le 5,90 dell’Italia (fonte, Worldometer). Per uscire dalla povertà endemica e dai morti che provoca, centinaia di milioni di indiani hanno, tra le altre cose, bisogno di elettricità. La quale oggi può essere prodotta in grande quantità con combustibili fossili. Modi, come ogni altro capo di governo, non può dire ai suoi cittadini di restare poveri e di continuare a vivere nei fumi domestici. La soluzione, almeno parziale, alla contraddizione povertà/emissioni è che i Paesi ricchi finanzino (ci sono modi creativi per farlo) lo sviluppo di tecnologie pulite e le portino ai Paesi poveri. D’altra parte, finora il 25% dello stock di gas serra accumulato nell’atmosfera in più di duecento anni è stato emesso dagli Stati Uniti, il 22% dalla Ue (compresa la Gran Bretagna), il 12,7% dalla Cina. Contro il 3% accumulato dall’India (Ourworldindata). Avere messo una data per le emissioni zero in India, anche se lontana, non è poco.