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 2021  novembre 04 Giovedì calendario

Intervista a Paul Burton, il capo di Moderna


Dopo 300 milioni di dosi in tutto il mondo, Paul Burton, capo dei ricercatori di Moderna, non ha più dubbi: «Il vaccino è sicuro per gli adulti e lo sarà anche per i bambini.Abbiamo raccolto dati su 150 milioni di persone e non vediamo alcun pericolo». Negli adolescenti sono stati osservati alcuni rari casi di miocardite. «Sono concentrati nei maschi fra 18 e 24 anni alla seconda dose, ma sono lievi e di breve durata» spiega il Chief Medical Officer della biotech americana, laureato in cardiologia a Londra.Il vaccino di Moderna negli Usa resta in attesa dell’approvazione per la fascia d’età 12-17 anni (in Europa è usato da fine luglio), sempre a causa dell’ipotesi miocardite. La Food and Drug Administration americana ha voluto prendere tempo, annunciando una decisione non prima di gennaio 2022. Moderna, rispetto a Pfizer, ha un dosaggio più che triplo di principio attivo (100 microgrammi di Rna anziché 30), e questo probabilmente spiega anche perché la sua efficacia col passare dei mesi si stia rivelando leggermente più alta.Da cosa dipendono le miocarditi?«Non abbiamo ancora capito il legame biologico fra vaccini e miocarditi. Abbiamo i dati sulla sicurezza di un milione e mezzo di ragazzi fra 12 e 18 anni provenienti da Europa, Australia e Giappone, dove il vaccino è approvato per questa fascia d’età. Vediamo che i casi compaiono a partire dai 15 anni, soprattutto nei maschi, per raggiungere un massimo tra 18 e 24.Ipotizziamo che il testosterone possa giocare un ruolo, e che per questo i bambini e le ragazze siano protetti. Anche gli studi sulle miocarditi in generale, non legate alla vaccinazione, mostrano un aumento solo a partire dai 14-15 anni».Cosa avete visto nelle sperimentazioni sui bambini?«Non abbiamo osservato casi, ma si tratta di uno studio piccolo, con meno di 5mila partecipanti fra i 5 e gli 11 anni».I genitori saranno tranquilli nel vaccinare i loro figli?«Il Covid ha contagiato 250 milioni di persone e provocato 5 milioni di morti. L’infezione da coronavirus causa 400 casi di miocardite ogni milione di contagiati, come dimostrano anche vari studi italiani. Un vaccino a Rna fa aumentare leggermente il rischio rispetto all’incidenza normale, quella che prescinde sia dal Covid che dal vaccino, portandolo a 20-30 casi per milione. Sono stati comunque tutti casi lievi, curabili in pochi giorni».I vaccini a Rna – Moderna e Pfizer – si sono rivelati i più efficaci nel contrastare il Covid, ma sono prodotti nuovi e c’è chi ne ha timore. Cosa si sente di dire a chi ha paura?«Avrei timore anch’io, se fossero stati somministrati a qualche migliaio di persone. Ma abbiamo dati sulla sicurezza che ormai comprendono 300 milioni di dosi e 150 milioni di persone in tutto il mondo, oltre alla ricerca in laboratorio che ha preceduto i test sull’uomo. Quando inietti le particelle di Rna nel muscolo, le vedi degradarsi nel giro di pochi minuti. In nessun modo entrano nel nucleo delle cellule, dove si trova il Dna, e tantomeno hanno la possibilità di alterarlo. Di questo abbiamo una certezza cristallina. Ci sono i rari casi di miocardite, ma è un rischio talmente piccolo rispetto al Covid che non avrei dubbi. Ho due nipoti sotto ai 18 anni in Australia e mi sono sentito sollevato quando si sono vaccinati con Moderna».Se Moderna resta efficace anche dopo 6 mesi, perché dobbiamo fare la terza dose?«Vediamo gli anticorpi calare dopo 6-8 mesi. Non sappiamo bene cosa accade alla memoria cellulare, ma le curve epidemiologiche in vari paesi del mondo ci dicono che dopo questo lasso di tempo aumentano i contagi fra i vaccinati. La terza dose è una scelta pragmatica, davanti all’inverno che si avvicina e a una variante Delta così efficiente nel contagiare».Ma quanti richiami dovremmo fare prima di essere a posto?«Non lo so. La terza dose in questo momento è una scelta di buon senso. Abbiamo consigliato un dosaggio dimezzato, 50 microgrammi, e l’Agenzia europea per i medicinali ha accolto la nostra indicazione. A primavera sapremo se gli anticorpi si sono mantenuti alti o se continueremo ad avere bisogno di richiami».L’iniezione è l’unica possibilità?Non esistono cerotti o spray?«Li stiamo studiando, ma al momento la somministrazione è prevista solo con la siringa».Avete detto spesso che adattare un vaccino alle varianti è un’operazione facile. Perché continuate a distribuire il vaccino realizzato con il virus di Wuhan?Non potete realizzarne uno migliore adattato alla Delta?«È vero, aggiornare un vaccino a Rna è un’operazione semplice, ma quello che usiamo produce anticorpi efficaci contro la Delta.Finora non abbiamo ritenuto utile modificarlo, se non in laboratorio.Stiamo anche testando il vaccino aggiornato, ma preferiamo usare ancora quello originale. Lo cambieremmo se dovessero emergere ceppi più problematici della Delta».A che punto siete con il vaccino a Rna contro l’influenza?«Lo stiamo mettendo a punto, anche se è difficile portare avanti i test durante una pandemia. Penso che per l’autunno del 2023 saremo pronti a somministrare un’unica fiala contro Covid e influenza. Poi abbiamo allo studio vaccini per altre malattie respiratorie e per infezioni latenti come il citomegalovirus, contro il quale i metodi tradizionali per fare vaccini hanno sempre faticato. Penso che l’Rna sia uno strumento importante per combattere molte malattie, sia oggi che nel futuro».