Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 04 Giovedì calendario

La Cina vuole quintuplicare il suo arsenale


PECHINO — Un arsenale nucleare quasi quadruplicato entro il 2027: 700 testate. Addirittura quintuplicato, arrivando a mille, entro la fine del decennio. È l’allarme lanciato ieri dal Pentagono nel suo annuale rapporto sulla potenza militare di Pechino. Che arriva a poche settimane dal lancio – rivelato dal Financial Times e smentito ventiquattro ore dopo dal Ministero degli Esteri cinese – di un missile ipersonico a capacità nucleare.Il rapporto, preparato dal Dipartimento della Difesa per il Congresso americano, rivela un aumento significativo rispetto a quanto scritto dallo stesso Pentagono nella sua relazione dello scorso anno, quando le stime parlavano “soltanto” di un raddoppio delle testate cinesi rispetto alle attuali poco meno di 200. Numeri ancora ben inferiori rispetto a quelli americani (3.750 testate) ma che rivelerebbero la velocità con la quale la Cina sta procedendo nella modernizzazione delle proprie forze armate e nella capacità del proprio arsenale.Pechino sta «ampliando il numero di piattaforme nucleari terrestri, marittime e aeree e costruendo le infrastrutture necessarie per supportare questa grande espansione delle sue forze nucleari», si legge nel rapporto, pubblicato in un momento delicatissimo riguardo soprattutto alla questione Taiwan, con Cina e Stati Uniti a scontrarsi – verbalmente – sul destino dell’isola, la “provincia ribelle” che Pechino vuole riannettere a tutti i costi, anche con la forza se necessario. «L’esercito di liberazione popolare ha messo in campo, e sta ulteriormente sviluppando, capacità per fornire opzioni alla Cina per tentare di dissuadere, scoraggiare o, se ordinato, sconfiggere l’intervento di terze parti durante una campagna su larga scala come nel caso di Taiwan». «Stiamo assistendo a uno dei più grandi cambiamenti nell’equilibrio geostrategico globale a cui il mondo abbia mai assistito», ha detto ieri il generale Mark Milley, capo delle forze armate Usa, durante un convegno dell’Aspen, commentando i progressi militari cinesi. Particolare preoccupazione suscita il nuovo DF-17, svelato due anni fa in occasione del 70° anniversario della Repubblica popolare, vero e proprio gioiellino del Dragone nel campo della missilistica ipersonica. La data del 2027 non è citata a caso. Ad aprile l’ammiraglio Philip Davidson, l’ex capo del comando Usa nell’Indo-Pacifico, affermò che la Cina sarebbe stata pronta a intraprendere azioni militari contro l’isola al di là dello Stretto di Formosa proprio entro quella data. E il 2027, nei piani di ristrutturazione delle forze armate che ha in mente il presidente cinese Xi Jinping, è l’anno in cui il suo esercito dovrà diventare «moderno», per trasformarsi poi, entro il 2050, in una «forza armata di prima classe a livello mondiale». Una modernizzazione che procede sempre più spedita: 209 miliardi di dollari il budget del 2021, +6,8% rispetto al 2020. «Dobbiamo accelerare», disse il presidente il 1° luglio, in occasione del centenario del Partito. Ieri, intanto, nel Mar cinese meridionale si sono concluse le ormai sempre più frequenti esercitazioni militari cinesi. Sempre da ieri, lo scenario si è spostato invece nel Mar cinese orientale.