Il Sole 24 Ore, 4 novembre 2021
Torniamo sulla Luna per restarci
A metà ottobre, per qualche ora, il Padiglione Italia dell’Expo2020 a Dubai si è trasferito, metaforicamente, sul nostro satellite naturale, per un pomeriggio di interventi e discussioni promosso da Leonardo sulla futura “Economia lunare”, primo fondamentale passo per l’espansione interplanetaria della nostra specie, e sul contributo che l’Italia può portare. Siamo infatti già in prima fila nel progetto Artemis per il ritorno stabile sulla Luna, lanciato da Nasa, e a cui collabora anche l’Agenzia spaziale europea (Esa), il cui direttore generale, Josef Aschbacher, nel suo intervento ha sottolineato come «quello dei beni e dei servizi lunari è un mercato che è atteso espandersi da qui ai prossimi decenni, e l’Europa ha la possibilità di essere leader in questo percorso: l’Esa è pronta a fare la propria parte». Torniamo sulla Luna quindi – come Europa ci andiamo per la prima volta -, ma per restarci, portarci uomini e macchine robotiche e costruire le strutture per una comunità di utenti simile a quella terrestre, anche se probabilmente con percentuali uomo-robot ben diverse. Da lì sfruttando le risorse lunari, idrogeno e ossigeno in primo luogo, faremo altri passi verso il sistema solare.
Se questa è la sintesi è altrettanto chiaro che il compito è immane, ma c’è voglia di affrontarlo con cognizione di causa: come ha ricordato Massimo Comparini, ad di Thales Alenia Space, lo spazio non è propriamente un ambiente «easy» e va affrontato con una visione chiara di lungo termine, occorre capire bene lo scenario in cui ci troveremo e la sua evoluzione. Andiamo sulla Luna per restarci e sfruttarne le risorse naturali, soprattutto acqua, elio 3, terre rare, che devono, in primis, permetterci di sviluppare gli insediamenti umani. Comunque, le attività di ricerca e sviluppo serviranno anche per la Terra: nuovi materiali, nuova elettronica, telecomunicazioni e geoposizionamento più efficace, miglior isolamento termico, schermatura da radiazioni.
Necessaria non solo l’industria, ma anche la scienza: Francesca Esposito, responsabile Planetologia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha ricordato come la Luna fino a vent’anni fa, fosse pensata come un mondo arido, mentre oggi sappiamo che racchiude acqua al suo interno, fin dalla sua formazione probabilmente, e ne ha anche scorte accessibili ai poli lunari, probabilmente sotto forma di grani entro la regolite, la sabbia lunare. È intrappolata lì, ma la possiamo estrarre: la dimostrazione, tutta italiana, è del gruppo di ricerca guidato da Michèle Lavagna del Politecnico di Milano. Per le terre rare poi, fondamentali per le tecnologie odierne, sulla Luna sembra esserci una regione di alta concentrazione di questi elementi nell’Oceano Procellarum, o delle Tempeste.
Dalla teoria alla pratica, un passo che richiede di puntare con decisione sull’innovazione, anzi, come ha sintetizzato bene Luigi Pasquali, ad di Telespazio e coordinatore delle attività spaziali di Leonardo, «siamo condannati all’innovazione» se vogliamo progredire. E di sicuro di questo parla per esperienza in Leonardo, che nel 2020 ha investito 1,6 miliardi, circa il 12% dei suoi ricavi, nella ricerca, sviluppo e innovazione. E proprio a Dubai, Leonardo e Telespazio hanno lanciato un contest legato all’innovazione tecnologica che coinvolge giovani laureati, dottorandi e ricercatori.
Ma la competenza nel settore spazio non basterà: occorrerà cooptarne anche dal settore miniere, per esempio, e del’energia. Chi investirà poi, e per quali utenti o consumatori se preferiamo? Il numero di imprese private che si lanciano nel business futuro legato allo spazio cresce continuamente, ma che mercato sarà quello lunare? Compito arduo, ma ce la possiamo fare, come conclude Pasquali: «Le nostre capacità industriali da tempo hanno raggiunto un livello di maturità importante. Abbiamo i moduli pressurizzati costruiti da Thales Alenia Space per la Stazione spaziale internazionale, che portano con loro una competenza, conoscenza e capacità che consentirà di contribuire alle infrastrutture che supporteranno la Lunar Economy».