il Fatto Quotidiano, 4 novembre 2021
In Parlamento l’esercito dei morituri
La partita Quirinale è vicina e in Parlamento l’atmosfera si fa febbrile. Soprattutto a sinistra, c’è uno spauracchio: il voto. Le Camere non devono essere sciolte prima della scadenza naturale nel 2023. Anche perché ci vogliono 4 anni e 6 mesi di mandato per maturare la pensione: scattano il 24 settembre 2022. E il nome di Draghi continua a puzzare di bruciato e di elezioni anticipate (nonostante le rassicurazioni di Giorgetti). Tommaso Cerno, eretico senatore del Pd, riferisce il ragionamento dei colleghi: “A parole sono tutti draghiani, ma nei fatti…”. Quella dei parlamentari è una legione di morituri: dalla prossima legislatura gli scranni sono dimezzati. “400 li sega la legge – sintetizza Cerno – altri 400 li sega la gente alle elezioni. Spostare Draghi da Palazzo Chigi significa chiudere la legislatura in pochi mesi: non lo eleggeranno mai”. Il discorso pensione è cogente: “Dopo il voto per il Colle mi dimetto, voglio togliermi dall’equivoco del vitalizio”. Per Cerno c’è un’ipotesi fantapolitica che può salvare capra e cavoli: “Portare Draghi alla presidenza della Commissione Ue nel 2024. Dopo il G20 me ne hanno parlato già 10 colleghi”. Stefano Ceccanti, deputato Pd, ne fa una questione pratica: “Se Draghi va al Colle, non ha sostituti credibili. Il rischio che crolli tutto in poche settimane è reale. Ma anche eleggere un presidente della Repubblica con una maggioranza risicata avrebbe effetti negativi sulla stabilità. L’unica è convincere Mattarella al bis”. Il senatore dem Dario Stefàno è della stessa opinione: “Credo sia più utile il lavoro che Draghi sta facendo da premier”. Primum vivere, deinde Quirinale. Anche dentro i 5 Stelle: Draghi o non Draghi, bisogna scongiurare il voto. Sergio Battelli ci scherza su: “L’Italia è l’unico Paese in cui si tifa per far finire prima le legislature”. Invece, dice, “il voto è da scongiurare assolutamente, dobbiamo mettere a terra i progetti del Recovery, ci giochiamo la credibilità, non è uno scherzo”. Certo, qualche anno fa i 5Stelle sarebbero stati i primi a spingere per il voto, ma il contesto è cambiato: “Faccio mea culpa, stando in maggioranza ti rendi conto che è come un business plan, per cui ci vogliono anni: ora più che mai sarebbe imperdonabile fallire”. Se però i franchi tiratori affossassero un eventuale accordo su Draghi al Colle? Emanuele Scagliusi non si preoccupa: “Se Draghi dà disponibilità per il Quirinale, avrà un consenso ampissimo”. Ma, aggiunge, “avere continuità fino a fine legislatura aiuterebbe”. Poi c’è la senatrice Tiziana Ciprini, che in passato fu durissima con Draghi, citandolo in una denuncia in Procura contro il gruppo Bilderberg. Oggi ne riconosce l’ineluttabilità: “Ho sempre pensato che Draghi resterà premier e che Mattarella possa iniziare un secondo mandato, che come nel caso di Napolitano potrebbe interrompersi dopo le elezioni del 2023”. Un po’ sgarbato imporre una scadenza a Mattarella, no? “Nessuno lo impone, ma in politica tutto è possibile”. Figurarsi poi se si tratta di arrivare a fine legislatura.