la Repubblica, 3 novembre 2021
Intervista a Ryad al Maliki, il ministro degli esteri palestinese
«Non so come definire le relazioni della nostra Autorità Palestinese con il nuovo governo israeliano: forse siamo in una fase esplorativa, ma la verità è che sono guidati da Naftali Bennett che è un campione degli insediamenti nei Territori palestinesi, è il capo di un governo con 8 partiti che vanno dalla sinistra all’estrema destra, in cui ogni ministro esprime soltanto la sua posizione personale, o quella del suo partito». Dopo il carosello di leader che hanno attraversato Roma, ultimi arrivano i palestinesi. Una visita bilaterale del presidente Abu Mazen a Mattarella, al Papa e oggi a Mario Draghi. Ryad al Maliki è il ministro degli Esteri dell’Autorità palestinese, e accompagna a Roma il suo presidente: «Siamo venuti a riscaldare il rapporto con un paese amico come l’Italia, per chiedervi di far pressioni per sbloccare il negoziato politico con Israele. Non c’è più Netanyahu, che aveva congelato tutto con noi, ma anche con il nuovo governo non c’è vero confronto su un tema centrale per noi: come mettere termine all’occupazione militare dei nostri Territori. Come raggiungere pacificamente un accordo per l’indipendenza vera».
Ministro al Maliki, ma da settimane i segnali di apertura del governo Bennett/Lapid si sono moltiplicati…
«Per ora sono falsi segnali. Ci sono incontri con ministri, come quello della Difesa Benny Gantz, ma soltanto dopo che il premier Bennett si è fatto garantire che non si discute di questioni politiche. Ma allora di cosa vogliono discutere? Solo del Covid o dei permessi di lavoro?».
Gantz ha annunciato luce verde alla costruzione di nuove case palestinesi…
«Dovevano essere più di 2000 costruzioni nell’area C, sono solo 170 e di fatto sono la regolarizzazione di case palestinesi già costruite.
Contemporaneamente viene data luce verde ad altre migliaia di case negli insediamenti ebraici nei nostri Territori. Fanno finta di offrire case ai palestinesi; con 6 deputati alla Knesset, il premier Bennett sta di fatto imponendo la linea del suo partito Yamina a tutto il governo».
Ministro, alcuni paesi arabi hanno deciso di andare avanti nelle relazioni con Israele, e hanno firmato gli accordi di Abramo. Voi avete criticato duramente gli Emirati, ma poi avete accettato di aprire un padiglione alla Expo di Dubai. State rivedendo il vostro giudizio su quegli accordi?
«Per nulla, il nostro giudizio è profondamente negativo, le relazioni con Abu Dhabi sono congelate, manteniamo solo un incaricato d’affari, tutto è fermo. Siamo all’Expo perché si tiene a Dubai, non ad Abu Dhabi: i nostri rapporti con l’emiro di Dubai sono più positivi».
Dal 2007 voi palestinesi non riuscite a riunirvi: l’Anp controlla la Cisgiordania, Hamas comanda su Gaza. Vi siete fatti la guerra e ancora non riuscite a fare la pace.
«Dal 2007, quando Hamas prese il potere a Gaza con un golpe violento, l’Anp ha sempre provato a tornare a Gaza. Ci siamo impegnati in molti negoziati con Hamas. Almeno 3 volte l’accordo era fatto: ma ogni volta loro tornano a parlare con nazioni straniere che vogliono avere influenza su di noi, e gli accordi fra palestinesi saltano…».
Il presidente Abu Mazen ha bloccato le elezioni politiche e presidenziali la scorsa estate.
«Quelle elezioni sono state bloccate perché Israele, dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale israeliana, non voleva far votare i cittadini palestinesi di Gerusalemme Est. Se avessimo accettato di votare senza Gerusalemme avremmo riconosciuto questa follia politica».
Ma il presidente Abu Mazen è considerato il capo di un sistema di governo che non funziona più.
«Faccio un discorso generale, non parlo del presidente o di altri leader politici. Un cambiamento certo è necessario e può essere favorito solo con elezioni. Israele deve permetterci di votare, anche a Gerusalemme Est. Israele oltre all’occupazione militare tiene in piedi una sorta di diritto di veto sulla democrazia in Palestina. Anche per questo chiediamo ad amici come l’Italia di abituarci a sciogliere questo blocco».