Agrifoglio, 2 novembre 2021
Alcuni numeri sul vino italiano
A proposito di viaggi. Il vino, simbolicamente parlando, viaggia al galoppo. È stato un anno fortunato. Un po’ grazie all’atletica, un po’ agli Europei e metti anche la musica con la vittoria all’Eurovision song contest, il brand Italia è di moda e forse, anche per questo, le nostre esportazioni vinicole hanno registrato a luglio un ulteriore balzo in avanti arrivando a sfiorare i 4 miliardi di euro, valore che rende sempre più a portata di mano il traguardo dei 7 miliardi auspicati a fine anno. L’Ismea e l’Uiv, elaborando dati Istat, ci dicono che: nei primi sette mesi dell’anno le spedizioni sono aumentate del 6% in quantità rispetto allo stesso periodo del 2020,per una crescita del 15% dei corrispettivi. Nello stesso periodo anche gli invii da Francia e Spagna hanno fatto segnare un forte rimbalzo (rispettivamente +34% e + 11% a valore) dopo le ingenti perdite subite nel 2020 a causa della pandemia. I vini Dop, poi, vanno benissimo, (+17% i valori), trainati sia dal segmento dei fermi (+15%) sia da quello degli spumanti (+27%). Prezzi? Se nel 1997 il valore medio all’export del vino era di 1,3 euro al litro, nel 2020 si sono raggiunti mediamente i 3 euro al litro per un incremento del 129%. Facciamo un paragone con la Francia e Spagna? Nello stesso periodo la Francia ha fatto registrare una flessione del 15% scendendo a 4,2 euro al litro rispetto ai 5 euro del 2007 e la Spagna è cresciuta del 17%, portandosi a 1,3 euro al litro del 2020. Dove vanno i nostri vini?Tra i principali mercati di sbocco spicca su tutti il dato degli Stati Uniti che in soli 7 mesi hanno già raggiunto i 2,5 milioni di ettolitri (+21%) per un incasso totale di oltre un miliardo (+19%). In Germania, al contrario, si fa notare la battuta d’arresto in termini quantitativi (-8%) accanto alla crescita in valore (+5%), che denota un cambiamento importante nella composizione del paniere con un maggior orientamento verso il prodotto imbottigliato rispetto allo sfuso. L’uscita dalla Ue del Regno Unito, che resta una delle destinazioni più importanti per le bollicine Made in Italy, sta rendendo meno facile il cammino oltre manica delle nostre produzioni che arretrano infatti del 6% in volume, restando stabili in valore. Bene in Francia, dove gli arrivi dall’Italia hanno fatto segnare un +3% in volume e un +17% in valore. In forte recupero anche gli invii in Svizzera (+5% gli ettolitri, +13% gli introiti), Canada (+4% +11%), Paesi Bassi (+15%, +17%) e Belgio (+27%, +31%), in un contesto estremamente positivo per le esportazioni verso la Cina ( rispettivamente +64%, +67%), e la Russia (+42%, +39%). Da segnalare, infine, la crescita a doppia cifra in un Paese esportatore come l’Australia (+16% in volume, +33% in valore), e tassi importanti in mercati come gli Emirati Arabi, Brasile, Vietnam, Singapore, Hong Kong.