la Repubblica e Corriere della Sera, 2 novembre 2021
Jill Biden prepara i ravioli fatti in casa
(2 articoli)
Stella Cervasio e Raffaele Sardo per la Repubblica
Abito bianco a pieghe, blazer rosa intenso e mascherina in tono, il “Dr. Jill Biden”, come vuole essere chiamata anche sul sito della Casa Bianca, è venuta in visita per due ore alla Naples Middle-High School della Us Naval Support Activity, la base logistica e residenziale dei militari americani, che si trova in provincia di Caserta. Due le classi dove la First Lady ha voluto vedere il lavoro degli studenti: Tecnologie applicate e Cucina. Nella prima si è presentata come «collega», al professore che l’ha accolta e si è fatta illustrare la progettazione di due robot realizzati con i Lego, capaci di muoversi telecomandati. Nella classe per futuri chef, invece, Mrs.
Biden ha rispolverato con piacere le sue origini italiane: «Sono pratica di tirare la sfoglia per i ravioli – ha detto indossando un grembiule verde – mia nonna, la cui cucina profumava di origano e pomodori, faceva la pasta in casa, spaghetti e tagliatelle, e li stendeva a seccare nella stanza. Fateli anche per i vostri genitori: ne saranno entusiasti, al ritorno dal lavoro».
La famiglia di Jill Jacobs Biden (Giacobbo, anglicizzato sui registri di Ellis Island), è originaria di Gesso, una frazione di Messina, e non ha mai nascosto quanto sia legata all’Italia, soprattutto per un Thanksgiving Day trascorso all’ambasciata di Roma, dopo la morte del figlio di Biden, Beau, una momentanea pausa dal dolore. La First Lady, reduce dal G20, non ha seguito il marito alla Cop26 di Glasgow. Un corteo di 26 auto e un’ambulanza, seguiti dall’Fbi e preceduti sopra e sotto ogni cavalcavia da pattuglie di guardia, l’ha accompagnata a Gricignano d’Aversa, il paese che ospita la cittadella dove in 800 alloggi risiedono 3000 cittadini americani, i militari con le loro famiglie, e lavorano almeno 2000 esterni. Ieri giunti in ritardo al severissimo Security Pass, a causa dei blocchi di 100 uomini delle forze dell’ordine schierati per “Dr. Jill”.
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Viviana Mazza per i CorriereGricignano di Aversa (Caserta) Se chiedi a Jill Biden, la prima first lady italo-americana degli Stati Uniti, quand’è che finalmente andrà in Sicilia, lei si limita a sorridere, mentre il suo addetto stampa — anche lui d’origine sicula — ci risponde che sicuramente faranno tappa prima o poi a Gesso, la frazione di Messina dove il bisnonno di Jill Jacobs (il suo cognome da nubile, che è americanizzazione di Giacoppa) visse e si sposò per poi partire per il Nuovo Mondo in cerca di fortuna. Una lontana cugina ha detto mesi fa alla stampa che la aspetta per farle la pasta ‘ncasciata, le polpette, la parmigiana e i cannoli. Ma per ora, mentre il marito vola da Roma a Glasgow per la Cop26, la first lady fa scalo a Caserta, per visitare una scuola media e superiore nella base militare americana e preparare ravioli ai quattro formaggi con gli studenti. «Mia nonna faceva gli spaghetti freschi e li appendeva ad asciugare in cucina. Una volta preparavo sempre la pasta fresca a cena…», racconta Jill Biden nella classe di cucina. «Cosa posso fare?», chiede poi. «Io ho bisogno d’aiuto!», risponde una ragazza che sta impastando i ravioli. La first lady si lava le mani, indossa guanti e grembiule e affianca gli studenti, circondata da un piccolo gruppo di giornalisti venuti con lei da Washington per il G20, ai quali si è unito il Corriere della Sera.
È partita dopo la fine del summit, con un vestito bianco, la giacca rosa abbinata alla mascherina, stivali beige e un impermeabile blu sulle spalle — e per lo stile i giornalisti al seguito la paragonano a Jackie Kennedy. «Sono una collega, un’insegnante», si presenta così Jill Biden, che dopo l’insediamento del marito alla Casa Bianca ha continuato a lavorare. Cammina da una classe all’altra nei corridoi presidiati da una decina di forze speciali in mimetica, passamontagna e occhiali termici sopra i caschi. Nell’aula di robotica, Reed, Chloe e Chisaraokwu, tre adolescenti sui 13-14 anni, le mostrano le loro creazioni, piccoli robot che si muovono su un tavolo: due sono ragazze, ma Jill Biden nota subito che tra la ventina di studenti le femmine sono solo tre. Uno dei robot dovrebbe sollevare e deporre un oggetto, ma non funziona come dovrebbe. «Capita, nella vita», commenta lei.
Nella palestra decorata di insegne verdi e bianche dei Naples Wildcats, la squadra della scuola, il coro e la jazz band le danno il benvenuto, incitati dal professore: «Dobbiamo mostrare lo spirito di Napoli». Sono figli di militari, che vivono passando da una base all’altra, cambiando continuamente Paese, amici, lingua, scuola. «Sono cresciuta anche io in una famiglia militare. Mio padre era segnalatore della Marina durante la Seconda guerra mondiale, anche se io non ero ancora nata», dice la first lady dal palco. «E mio figlio Beau era maggiore della Guardia nazionale dell’esercito in Delaware: è stato in Iraq per un anno e ho visto le difficoltà che i miei nipoti hanno dovuto affrontare. Suo figlio Hunter era solo un bambino, sua figlia Natalie era abbastanza grande da sentire la sua mancanza ogni giorno. Come molte delle vostre famiglie, facevamo tutti del nostro meglio per colmare la sua assenza… con videochiamate al suo papà e mega feste di compleanno. Significò tanto per lei che tutta la sua classe sapesse che suo padre serviva con coraggio il suo Paese. Ma non potevamo riempire quella sedia vuota. Nessuno poteva, solo suo padre».
Il figlio Beau
È stato un anno in Iraq e ho visto le difficoltà dei miei nipoti: provavamo
a colmarne l’assenza, ma non si poteva riempire la sua sedia vuota
Nel giorno dedicato ai defunti, le strade intorno alla base sono affollate di famiglie che portano fiori al cimitero e, per la seconda volta durante la visita, Beau, il figlio di Joe Biden morto per un tumore al cervello nel 2015, torna nelle parole della coppia presidenziale come già durante la visita al Papa. Nella sua autobiografia, Jill racconta che sei mesi dopo la sua morte, per il Ringraziamento, lei e Joe — allora vicepresidente — non se la sentirono di passare la festa a Nantucket, in Massachusetts, come sempre facevano tutti insieme. Lei propose di andare a Roma, vedendo l’Italia come l’unico posto in cui potevano rifugiarsi. È l’esperienza di Beau e Natalie che l’ha spinta a interessarsi alle vite dei militari e delle loro famiglie ormai da anni.
La vita militare
È diversa da tutte le altre, ma potete conoscere un Paese straniero. Le lezioni che imparate vi renderanno forti, saggi, generosi, coraggiosi
La first lady, come il marito, non ha concesso interviste al G20, e ogni sua apparizione è stata attentamente coreografata, ma quando scende dal palco tra gli studenti e chiede loro di raccontare le proprie esperienze, positive e negative, in quanto figli di militari, uno dopo l’altro loro rispondono in modo candido, spontaneo e lei non sembra più la first lady, ma un’insegnante. Una ragazza parla delle sue difficoltà di adattamento e scoppia a piangere, lasciandosi abbracciare. Keith, giocatore di football che Jill prende un po’ in giro per la sua sicurezza, si definisce «come un pezzo di un puzzle che combacia ovunque». Joaquin, alla tastiera della jazz band, confessa che prima viveva in Spagna e veniva bullizzato perché è gay: «Usavano la parola che inizia con la “F”, che non ripeterò per rispetto».
«Questa vita è diversa da tutte le altre. Ma ci sono aspetti grandiosi, come la possibilità di conoscere un Paese straniero e incontrare persone di tutto il mondo. Le lezioni che imparate vi renderanno forti, saggi, generosi, coraggiosi», conclude Jill Biden. Parole che risuonano in un momento in cui l’America si interroga su impegno e disimpegno militare all’estero: temi che non riguardano solo la politica, ma anche le vite delle persone.