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 2021  novembre 01 Lunedì calendario

Lino Banfi ha ricevuto una lettera dal Papa

Lino Banfi ha vinto il suo Oscar alla carriera il 26 luglio 2021, festa dei santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù. È datata quel giorno la lettera che lo accredita come «il nonno di una Nazione intera», che ha «condiviso con tante generazioni il dono del sorriso, che viene da Dio ed è una missione». L’attore pugliese viene ringraziato «per essere testimone della gioia» e gli viene chiesto di continuare «a trasmettere i valori della famiglia, i valori che contano». Firmato: Francesco. Il Papa. 
Lino, il Moige non può più dire niente! 
Ride. «Sicuramente si metterà l’animo in pace». 
Racconti tutto. Come nasce la lettera del Papa? 
«Bisogna spiegare l’antefatto e tornare a dicembre, nei giorni in cui il pontefice festeggiava il compleanno». 
Ottantaquattro anni. 
«Ero stato accompagnato dal mio amico don Sergio Mercanzin a Santa Marta, prima dell’udienza del mercoledì. Avevo espresso il desiderio di incontrare il Papa, monsignor Domenico Calcagno mi aveva aiutato. Ed eccomi davanti a due guardie svizzere, desiderando sotto sotto che mi rivolgessero la parola». 
Com’è andata? 
«Ero lì che le fissavo, quando arriva il Papa che mi prende quasi sottobraccio e mi fa entrare in questa stanza. “Lei è una persona molto importante, mi hanno detto che la chiamano il nonno d’Italia”, esordisce. E io: “Allora lei è l’abuelo del mundo!”. Aggiungo che abbiamo la stessa età, sono pure io del 1936, e lui: “Ma lei può dire anche meno!”. E ci paragona al buon vino, che invecchia bene». 
Quanto è rimasto? 
«Venti minuti. Abbiamo parlato di famiglia, gli ho raccontato dei miei quattro anni al seminario. Poi a un certo punto gli ho detto: “Santità, io faccio l’attore e se racconto che ci siamo visti non mi crede nessuno. Non possiamo fare una foto?”. Mi ha chiesto se avevo il cellulare, ma lo avevo lasciato a don Mercanzin. Allora l’ho chiamato e ci ha scattato lui le foto». 
E così abbiamo le prove. Dopo, gli scrisse? 
«Sì, in primavera, per ringraziarlo e dirgli che mi era rimasto impresso un fotogramma indelebile: lui che mi posava la mano sulla schiena e mi diceva che ero una persona importante». 
La risposta è del 26 luglio.  
«La sua lettera è arrivata dentro quattro buste, una sopra l’altra. L’ho incorniciata nel mio studio, accanto alle onorificenze più importanti, da quella di cavaliere di Gran Croce ad ambasciatore Unicef a membro della commissione italiana all’Unesco. Poi ho pensato: ma è troppo bella per tenerla tutta per me. Però non è che puoi condividere una cosa così senza permesso. Faccio chiedere e una decina di giorni fa mi arriva la telefonata: “Sono il segretario di Sua Santità. Può dirlo a chi vuole, anche a un giornale”». 
Che effetto le ha fatto sentirsi chiamare dal Papa «nonno di una Nazione intera»? 
«Mi sono emozionato: il Papa aggiunge che è “davvero impegnativo” esserlo». 
«I nonni sono i custodi della memoria e delle radici». 
«Anche sul “dono del sorriso” mi sono commosso e il mio moviolone personale, che funziona da Dio, è il caso di dire, è andato indietro di 75 anni, in seminario ad Andria, quando alle recite interpretavo San Pietro o Giuda e monsignor Giuseppe Di Donna, poi dichiarato venerabile, mi disse: “Zagaria, la tua vocazione non è di fare il prete, ma di far sorridere le persone». 
Aveva già incontrato Ratzinger. Con lui come andò? 
«L’ho visto più volte, l’ultima dopo che ha dato le dimissioni. Andai a trovarlo e rimasi tre quarti d’ora. Quando era in Vaticano voleva darmi un’onorificenza, me lo disse Monsignor Georg. Tu puoi aver fatto cento film, 500 puntate tra fiction e varietà, ma quando ti trovi a parlare a tre centimetri dal Papa... Anche a lui trovai la forza di chiedere un ricordo: scripta manent! E infatti, dopo, mi ha mandato una foto con una bellissima dedica. Quando lasciai il suo salotto bianco con il pianoforte aperto, mi accompagnò all’ascensore e sotto trovai le suorine pugliesi che mi assicurarono che lui avrebbe avuto più tempo per guardarmi in tv. Seppi da loro che amava i prodotti pugliesi». 
Qual è il suo sogno, ora? 
«Uno è di diventare il giullare del Papa. Quando lui è triste qualcuno dice: “Chiamate Banfi!”. E arrivo io con la mia valigetta, come un medico». 
E l’altro? 
«Il primo marzo del 2022 festeggio le nozze di diamante. A Lucia dico che saranno nozze di amante, perché dopo 10 anni di fidanzamento e 60 di matrimonio, con il tempo che ci rimane faremo gli amanti. Ci sposammo al freddo a Canosa di Puglia, alle 6 del mattino. In sagrestia, le promisi: un giorno faremo una festa come si deve e voglio pure U’ Pep». 
Come sta sua moglie? 
«Con i migliori neurologi stiamo cercando di rallentare il corso della sua malattia. Però la lettera le è rimasta impressa. Mi ha detto: “Ma ti rendi conto? U’ Pep».

***

Il testo della lettera di Papa Francesco a Lino Banfi:

Caro Fratello, caro Nonno Lino,
Desidero ringraziarti per la tua lettera e per i sentimenti di affetto che hai voluto manifestarmi.
So che hai allietato per decenni generazioni di Italiani con le tue interpretazioni teatrali, televisive e cinematografiche. Ora continui a fare sorridere tutti nel ruolo di nonno. L’essere il nonno di una Nazione intera è davvero impegnativo, ma allo stesso tempo entusiasmante. I nonni sono custodi della memoria e delle radici, e portatori di un patrimonio di fede e di vita. Ad essi va l’affetto, la vicinanza e la gratitudine da parte di tutti.
Grazie per avere condiviso con tante generazioni il dono del sorriso, che viene da Dio e che è una missione. Grazie per essere un testimone della gioia. Continua a fare sorridere tutti, perché il sorriso è una carezza fatta col cuore. Continua a trovare la tua gioia più intensa nella gioia degli altri. Ed in questa luce di gioia altruistica, continua a trasmettere i valori della famiglia, i valori che contano davvero.
Invocando la protezione della Beata Vergine Maria, di San Giuseppe e dei Santi Gioacchino ed Anna, di cuore t’imparto la mia Benedizione, che estendo a tutte le persone che ti sono care ed ai nonni di tutto il mondo.
Per favore, non dimenticarti di pregare per me; io lo farò per te!
Fraternamente,
Francesco