Il Messaggero, 1 novembre 2021
A Roma maxi-spreco per pulire i gabbiotti dei vigili
Più che avamposti dei pizzardoni, che li hanno sempre guardati di malocchio e frequentati pochissimo, ormai sono pezzi di archeologia urbana. Fatiscenti, maleodoranti, scalcinatissimi. Eppure, stando alle carte del Campidoglio, dovrebbero essere tirati a lucido, con cadenza addirittura settimanale. Per pulire i gabbiotti dei vigili urbani, dove appunto gli agenti non si azzardano a mettere piede da un decennio abbondante, l’amministrazione cittadina spende la bellezza di 250mila euro. Cifra record, annotata in un documento del 26 ottobre, scritto dalla centrale unica degli appalti.
Altra perla: per le cabine che nessun vigile utilizza più sono previsti lavaggi meticolosissimi, in teoria: fin dal primo contratto con le ditte di pulizia, stipulato nel 2015, il Comune paga «interventi settimanali», per esempio «il lavaggio delle mensole di appoggio», quasi tutte divelte. Un’opera certosina che a giudicare dai risultati – le cabine ridotte a micro-discariche o a giacigli di clochard, i vetri rotti, la ruggine, il tanfo – non lascia traccia. Eppure va così. L’appalto è stato perfino rinnovato di recente, a maggio, come si legge nella risposta della centrale a un’interrogazione di Francesco Figliomeni di FdI. In totale, c’è scritto nelle carte, «dal 2016 a oggi per tali interventi è stata sostenuta una spesa di 224.613,68 euro oltre l’Iva». Quindi aggiungendo l’imposta, si sfonda il muro dei 250mila euro. Un fiume di denaro pubblico riversato su un servizio che nessuno sfrutta, a parte un manipolo ridottissimo di agenti, in un pugno di postazioni (come quella davanti al Comando generale). Gli altri gabbiotti, quasi tutti, sono deserti.
Le 88 cabine, montate tra il 2003 e il 2004 con tanto di vetri antisfondamento, non sono mai piaciute al grosso delle truppe, tanto da finire quasi subito al centro di una battaglia sindacale che si è trascinata per anni. Il primo stop è arrivato dal ministero del Lavoro, che considerava i gabbiotti troppo striminziti perché gli agenti ci passassero il turno. Il Campidoglio si è opposto e nel 2014 ha strappato al Tar una sentenza un filo più morbida, dove in sostanza veniva stabilito che i gabbiotti, pur non essendo «luoghi di lavoro» veri e propri, potessero comunque essere sfruttati come «punti di appoggio», per scrivere o ripararsi dal maltempo. O dalla calura estiva: ci hanno piazzato subito pure i condizionatori, infatti, con annesso appalto per la manutenzione degli impianti. Solo nel 2016 il Campidoglio ha sborsato quasi 70mila euro tra manutenzione ordinaria e straordinaria dei climatizzatori. Ora lo spreco continua. E pensare, conclude Figliomeni di FdI, «che questi luoghi avrebbero dovuto essere il primo baluardo a cui il cittadino si rivolge in caso di necessità». Invece il cittadino paga e basta.