il Giornale, 1 novembre 2021
I santi, il vino e il cibo in Italia
San Vincenzo Ferrer è il patrono dei vignaioli e si celebra il 5 aprile. Ma nel corso dell’anno ci sono diversi santi a cui affidarsi per chiedere un’abbondante vendemmia e un buon vino. Come Sant’Urbano di Landres, invocato per chiedere la pioggia nei periodi di siccità e contro le malattie delle viti, o Santa Elisabetta, protettrice degli enologi, passando per San Barnaba per scongiurare i danni della grandine, o affidandosi a San Venceslao patrono dei pigiatori.
Il legame tra religione, santità e vino è antico. Per i cristiani il vino è il simbolo del sangue di Cristo, mentre nella Bibbia ci sono diverse pagine, come il miracolo delle nozze di Cana in cui Gesù trasforma l’acqua in vino.
In Toscana, a Massa Marittima (provincia di Grosseto), il vignaiolo Enrico Corsi, della tenuta La Cura, ha creato il «Predicatore», un vino dolce, biologico come tutti i suoi vini, ricavato da uve Merlot appassite al sole in modo naturale, la cui etichetta richiama la dimensione del Sacro: una predica di San Bernardino in Piazza del Campo a Siena, dipinta da Sano di Pietro nel XV secolo. Il «Predicatore» è un vino etico per come viene creato direttamente dalle uve di scarto.
«La vita di San Bernardino racconta Corsi e di altre figure chiave della tradizione cattolica provenienti dal centro Italia come San Francesco, San Galgano e San Guglielmo di Malavalle sono emblematiche. Questi tre santi, pensatori e filosofi, hanno rinunciato al patrimonio, sia materiale che genetico. Hanno abbandonato ricchezze e non hanno procreato, lasciando in eredità i loro insegnamenti: un grande patrimonio spirituale. E certamente rappresentano una fonte di ispirazione per l’imprenditoria che vuol guardare al futuro, etica e sostenibile. L’idea prosegue – nasce dai miei antenati che mi hanno trasmesso l’amore per lo spirito e per la cura della natura, nulla si butta, ma tutto si trasforma e San Bernardino questo ce lo ha insegnato bene. Ogni forma di creazione deriva da un intuito che è originato da un legame col mondo delle idee ed è in quel mondo che abita la dimensione del divino. Quando creo i miei vini, cerco di essere il più coerente possibile con questa visione che mi appartiene e che mi è stata tramandata».
Oltre al Predicatore, il vignaiolo Corsi produce il «Trinus», che richiama il mistero della trinità, la cui struttura è fondata su un triplice uvaggio: Chardonnay, Vermentino, Grechetto. «Le tre anime si fondono tra loro con grande equilibrio e armonia, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo aggiunge e riassume in sé l’eleganza dello Chardonnay, il brio del Vermentino e la spensieratezza del Grechetto».
Ma non ci sono solo vini legati ai santi e alle loro virtù. A tavola troviamo anche piatti, soprattutto dolci, dedicati ai testimoni della fede. Come il dolce del Santo, che nasce dalla tradizione dei frati devoti a Sant’Antonio da Padova di offrire ai poveri e ai viandanti, nel sagrato della basilica, un pane per alleviare la fame. Con il tempo la pagnotta è diventata un dolce da forno, caratterizzato da un involucro di croccante pasta sfoglia con un leggero strato di marmellata di albicocche, e poi un ricco impasto, quasi un pan di Spagna, con arancia candita, mandorle o amaretti e uvetta. La forma ricorda un po’ le cupole della basilica o l’aureola che sta sul capo del santo.
Un altro esempio che si può citare è la Pinolata di Santo Stefano d’Aveto, un dolce tipico dell’entroterra ligure, una torta da forno, morbida e soffice all’interno, croccante e ricoperta da pinoli all’esterno. O infine, il Pane dei Santi, chiamato anche Pan Co’ Santi Senese, un dolce toscano tipico delle Festività dei Morti e di Ognissanti a base di uvetta, noci e pepe.