Il Sole 24 Ore, 1 novembre 2021
Il punto sul Green Pass in Europa
Il green pass sul lavoro avanza in Europa. Da oggi anche i lavoratori austriaci dovranno averlo, benché chi non sarà in grado di esibire la certificazione anti-Covid dovrà limitarsi solo a usare sempre la mascherina a partire dal 15 novembre. Anche Germania e Romania stanno valutando l’introduzione dell’obbligo di green pass in ambito lavorativo.
L’indagine curata da Dla Piper sulla disciplina dell’obbligo vaccinale e del green pass in Europa fa emergere una realtà molto variegata, da cui si possono trarre tuttavia alcune tendenze comuni. Manca un obbligo vaccinale generalizzato, ma in alcuni casi è utilizzato l’obbligo vaccinale “selettivo” per alcune specifiche categorie di lavoratori.
È è più diffuso l’obbligo di green pass (o di sistemi equivalenti), ma con ambiti molto differenti. Sono pochi i Paesi che lo richiedono per accedere al lavoro, ma diversi governi si stanno orientando per ampliare la portata di questo strumento, seguendo l’esempio dell’Italia che, attualmente, resta il Paese con la disciplina più rigorosa.
In Germania c’è l’obbligo di una certificazione che attesti l’avvenuta vaccinazione, l’effettuazione di un test con risultato negativo o l’avvenuta guarigione per partecipare a eventi o se si vuole accedere a bar o ristoranti, mentre non sussiste un obbligo generale di possedere un pass sanitario in ambito lavorativo. Tuttavia, nella maggior parte degli Stati il personale che lavora a contatto con soggetti vulnerabili – ad esempio dipendenti di ospedali e di case di cura – si sottopone regolarmente a test anti-Covid. In altri Stati il datore di lavoro può chiedere informazioni sull’avvenuta vaccinazione.
In Francia, in linea con quanto avviene in Italia, c’è l’obbligo di vaccino per alcune categorie: tutto il personale sanitario pubblico e privato, compreso quello amministrativo, e gli addetti al trasporto; il personale dei centri di salute e dei centri di informazione, screening e diagnosi gratuiti; i pompieri e i membri dell’esercito e dell’aviazione civile. Dal 15 settembre al 15 novembre 2021, nei casi di obbligo di possesso del pass sanitario, i lavoratori dipendenti pubblici e privati possono essere sospesi senza retribuzione.
La sospensione disposta dal datore di lavoro, è applicabile al dipendente pubblico una volta comunicata, e può essere estesa con la fruizione di giorni di ferie. La sospensione termina solo quando il lavoratore entra in possesso della certificazione.
Nel settore privato, quando il pass sanitario è obbligatorio, nel caso in cui un lavoratore dipendente non sia in grado di fornirlo, può fruire di alcuni giorni di ferie o permessi retribuiti o il datore di lavoro dispone immediatamente la sospensione del suo contratto. Alla fine del terzo giorno successivo alla sospensione è prevista una riunione per discutere le opzioni con il dipendente: fornire un pass sanitario valido, passare temporaneamente a un altro ruolo che non richieda il pass o al lavoro da remoto.
Per quanto riguarda le aziende del settore privato, dallo scorso mese di agosto possono essere tenuti a fornire il green pass i lavoratori francesi che operano a contatto con il pubblico in attività di svago, ristorazione, fiere, seminari, viaggi a lunga distanza con trasporto pubblico interregionale.
In Gran Bretagna l’obbligo vaccinale è richiesto per situazioni circoscritte (come l’accesso alle case di cura, anche per motivi di lavoro) e il green pass ha un utilizzo limitato a specifici eventi.
In Olanda, infine, si stanno studiando restrizioni nei confronti dei lavoratori non vaccinati, soprattutto per quelli che operano in ambito sanitario.