Specchio, 31 ottobre 2021
In Norvegia chiese al gelo
A Rjukan, nel sud della Norvegia, molti fedeli sono sconcertati. La loro chiesa ha dovuto sospendere i servizi religiosi fino alla prossima primavera. Ci sarà qualche eccezione solo per il periodo dell’Avvento e per Natale, per il resto il portone dell’edificio resterà chiuso fino a che il sole tornerà ad illuminare la città, verso la fine di marzo. Il motivo è molto semplice: mancano i soldi per riscaldarla. E ora che l’inverno è in arrivo, anche con tutta la buona volontà e le migliori intenzioni proprio nessuno potrebbe occupare per tutta la durata di una funzione uno dei 350 posti a sedere all’interno, visto che fuori il termometro fuori segna sempre il sottozero. La chiesa in pietra del 1915, con le vetrate delle finestre dipinte da Torvald Moseid che richiamano anche un po’ di turisti, ha bisogno di riscaldamento per poter essere frequentata, ma «il budget per l’elettricità per il 2021 è già andato completamente esaurito in settembre», ha spiegato al quotidiano Børsen Susann Myhra Stryvold, la custode dell’edificio. «Siamo stati costretti a prendere questa decisione – aggiunge- per poter risparmiare in vista delle celebrazioni natalizie che non possiamo proprio annullare». Il problema suona quasi paradossale se si pensa che Rjukan nel 1911 fu costruita la più grande centrale elettrica del mondo, ora trasformata in museo della storia dell’energia in Norvegia. Il problema non tocca solo la chiesa di Rjukan: l’aumento del costo dell’elettricità sta mettendo in crisi tutte le congregazioni religiose della stessa parte della Norvegia che si trova ad affrontare l’impennata dei costi dell’energia dovuta anche alla siccità durante l’estate che ha lasciato a secco i bacini idrici. Alcune chiese stanno lottando per poter tenere ancora accese le luci durante le funzioni. «Abbiamo già speso 200.000-300.000 corone in più per l’elettricità rispetto all’anno scorso», ha raccontato per esempio all’emittente pubblica NRK Kjetil Gjerde, amministratore di una chiesa a Ringerike. Il problema è sempre lo stesso: le grandi chiese in pietra sono costosissime da riscaldare. L’unica soluzione ormai sembra essere quella presa a Rjukan: chiudere tutto fino a primavera, spostando funzioni ed eventi in altre chiese o altri locali. «È una decisione radicale che deve essere presa dalle singole chiese -continua Thorp- ma se la situazione non cambia non ci sarà altra scelta».