il Giornale, 31 ottobre 2021
Il Questionario di Ernst von Salomon, 70 anni fa
Quando uscì nel 1951 Der Fragebogen, Il questionario (ora pubblicato da Settecolori), divenne subito il libro più letto in Germania. Il successo era legato non alla pubblicità, ma a un immenso passaparola. I tedeschi finalmente si trovarono confrontati con un testo che parlava di loro, senza nulla tacere, nulla abbellire, nulla edulcorare. Il libro ha un’origine singolare: gli alleati imposero a personalità compromesse col Terzo Reich di rispondere a un formulario, abbastanza insulso, come quelli scaturiti da ogni burocrazia, nonché offensivo perché si dava per scontato che tutti i tedeschi fossero brutti e cattivi. Tuttavia Ernst von Salomon trasformò una squallida umiliazione in una orgogliosa e straordinaria opportunità per difendere e legittimare una intera generazione di tedeschi che si erano impegnati con un alto senso della comunità, al riscatto della Germania dopo l’iniquo trattato di pace di Versailles, che fu determinante per l’ascesa al potere di Hitler. Si sa che numerosi furono i tedeschi che preferirono l’esilio alla dittatura nazista, tuttavia, pur non condividendo il regime, una vasta comunità di intellettuali, di scrittori, artisti, pastori, militari, funzionari restarono, non volendo abbandonare la patria: non se la sentivano di recidere le radici che li legavano per sempre a quella terra, a quella lingua. È in quella comunità, che ora indichiamo con il termine emigrazione interna, che si collocava, oltre a Gottfried Benn e a Ernst Jünger, anche Ernst von Salomon.
Nato a Kiel nel 1902 da una famiglia alto-borghese, frequenta una scuola per la preparazione alla carriera militare e in seguito viene inviato a Berlino alla prestigiosa Scuola dei cadetti. È qui che si consuma la prima e decisiva tragedia della sua vita e della sua generazione: essere in accademia militare, mentre infuria il conflitto mondiale concluso con la sconfitta nell’autunno del 1918 delle armate tedesche non sul campo, ma per il crollo del fronte interno, per la mancanza delle materie prime, per il collasso dei rifornimenti e degli approvvigionamenti.
Nel novembre del 1918 il Kaiser abbandona Berlino, lasciando la Germania nel caos. Il giovane aderisce alle formazioni paramilitari dei Freikorps, distinguendosi in operazioni ardite ed arrischiate nel Corpo Franco del capitano Liebermann in azione nel Baltico contro l’Armata Rossa di Trotskij. La militanza continua con la strenua difesa dei confini tedeschi minacciati dall’esercito polacco. Questi anni d’avventura, di armi e di cameratismo, di giovinezza e d’idealità sono fascinosamente narrati in quello che, con Il questionario, viene considerato il suo libro più avvincente: I proscritti, che è la storia romanzata, politica e interiore di quella generazione di arditi, di volontari, di mercenari, giovani combattenti alla ventura e alla sventura. Ma ciò che lega per sempre Ernst von Salomon alla grande storia, è la sua partecipazione all’attentato a Walther Rathenau, allora ministro degli Esteri, grande industriale della chimica, principale azionista dell’Aeg, uomo della finanza internazionale, patriota ebreo tedesco, che durante la guerra aveva organizzato il sistema di rifornimento dell’esercito, nonché saggista e raffinato intellettuale (raffigurato da Musil nel personaggio di Paul Arnheim nell’Uomo senza qualità). Rathenau viene ucciso, il 24 giugno 1922 a Berlino, mentre in auto si recava al ministero, perché era a ragione – ritenuto l’unico politico democratico che avrebbe potuto rinegoziare gli esosi risarcimenti imposti ingiustamente alla Germania. L’assassinio voleva denunciare l’impossibilità del popolo tedesco di far fronte ai pagamenti. Catturato, von Salomon scontò la pena in carcere duro, descritta stupendamente nei Proscritti, in cui ricostruisce i suoi anni di formazione di terrorista e di patriota, rievocando anche la profonda trasformazione interiore, avviata proprio ripensando a Rathenau, leggendo le sue opere, e dialogando, con colpi convenuti al muro, con l’altro prigioniero politico, un terrorista rosso, un comunista, stabilendo un’intesa fondata sulla comune scelta rivoluzionaria, anticapitalista. Uscito di prigione, non se la sentì di aderire al partito nazionalsocialista, che per lui tradiva gli ideali dei Freikorps e i giovanili sogni di una nuova comunità nazionalpopolare, fondata su un progetto di socialità e di solidarietà. All’ascesa di Hitler, si ritrasse dalla lotta e dalla politica, continuando a lavorare, a scrivere per il cinema sceneggiature di successo, per altro abbastanza disimpegnate. Convisse con Ille Gotthelft, la donna che amava, una giovane ebrea, cui non aveva chiesto il certificato di appartenenza alla razza ariana. I nazisti stabilirono una specie di rispettoso armistizio. Aver partecipato all’attentato più celebre del secolo voleva pur dire qualcosa.
Una volta caduto il Terzo Reich venne immediatamente internato dalle forze armate americane: fu spedito in un Criminal Camp insieme alla compagna, rapidamente rilasciata, mentre lui dovette aspettare il 5 settembre 1946 per completare il processo di denazificazione, sottoponendosi a compilare quella bigotta pratica confessionale, molto americana, del Questionario. Il testo fu una grandiosa occasione per scrollarsi di dosso l’astio verso il rude trattamento subito dai soldati americani, con percosse e umiliazioni morali. Le centinaia e centinaia di pagine del Fragebogen con le risposte alle 131 domande costituirono una rivisitazione storica unica, divenendo un intrigante racconto e una mirabile autobiografia spirituale di un testimone del nostro tempo: cadetto reale, ardito, terrorista, carcerato, militante politico, presunto criminale, e infine scrittore, uomo del cinema, sceneggiatore. Fu la sua grandiosa riabilitazione storica. Ma Ernst von Salomon se n’era andato nel 1972. I suoi libri continuano a essere letti, rappresentando un suggestivo contributo al canone della letteratura tedesca del Novecento, nonché uno straordinario e ancora toccante documento della storia d’Europa, la nostra.