il Giornale, 31 ottobre 2021
La nuova frontiera dei furti sono i vini pregiati
Come ogni cosa affascinante, preziosa e collezionabile, il vino da tempo è diventato obiettivo dei criminali. Se in passato si rubavano e si falsificavano gioielli e quadri d’autore, oggi si cercano bottiglie di annate e produttori iconici. L’ultimo grande colpo lo ha messo a segno una distinta coppia di presunti turisti inglesi a Cáceres, nell’Estremadura spagnola. I due, ospiti del due stelle Michelin «Atrio», hanno chiesto un rinforzino di stuzzichini dalla cucina e in pochi minuti, eludendo le telecamere, hanno razziato 45 bottiglie dalla ricchissima cantina, tra cui uno Chateau d’Yqem del 1806 e sei bottiglie di Romanée-Conti (il produttore di Borgogna del vino più costoso di sempre). Il furto, scoperto solo quando la coppia era già sparita, è sicuramente stato effettuato su commissione e il valore del bottino è di oltre 350mila euro. Quasi un record.
PROIETTILI E CATACOMBE
Più o meno la stessa cifra era il valore della refurtiva di un altro furto, messo a segno a gennaio a Beaune, in Borgogna. In quel caso però il proprietario se ne era accorto e si era gettato all’inseguimento della banda, chiamando la polizia. Tallonati dalle volanti, i ladri non avevano trovato di meglio da fare che lanciare le bottiglie contro gli agenti. Meno cruenta (soprattutto per il vino...) l’insolita «spaccata» di Parigi nel 2019: i ladri allora non sfasciarono vetrine, ma entrarono nelle cantine del ristorante Maison Rostang da un buco nelle catacombe.
TONNELLATE DI UVA
Il costo del vino è talmente lievitato da dar vita anche a furti «all’origine», ovvero direttamente in vigna. Nelle Langhe, fra 2015 e 2016 furono molte le cantine di Barolo visitate da una banda di ladri su un furgoncino. Ma nella zona di Bordeaux, in una notte del 2017, furono portate via direttamente dai vigneti sette tonnellate di uva dai territori più vocati, come St. Émilion e Pomerol. Più in piccolo, quest’estate anche la Puglia è diventata terra di razzia, con i vigneti del Primitivo di Manduria e quelli del Barese letteralmente saccheggiati.
VERA EMERGENZA
In Francia il fenomeno è ormai una vera piaga. Tanto che esiste una vera e propria task force per indagare nei giri dei ricettatori e dei collezionisti senza scrupoli. Era il 2015 quando dal porto di Le Havre sparirono 31 casse di Echezeaux e Romanée-Conti destinate al Canada, mentre era il 2020 quando la «Operazione Magnum» si concluse con 25 arrestati e il rinvenimento di 900 bottiglie per un valore di oltre 6 milioni. D’altronde – in quanto prodotto di lusso relativamente semplice da rubare e da rivendere – i proprietari di cantine assicurano tutto il loro stock e utilizzano anche camere a infrarossi, rilevatori di movimento e guardie armate. La cantina è il nuovo caveau, come in un fumetto di Diabolik o in una puntata di Lupin III.
FINALI INATTESI
Non tutti i furti finiscono bene, però. Nicolas De-Meyer, assistente del Ceo di Goldman Sachs, negli anni rubò oltre un milione di dollari di bottiglie: condannato a 10 anni, si suicidò a New York. Meno tragico il caso dello sconosciuto ladro che nel 2018 rubò in Danimarca una bottiglia di vodka con decorazioni in oro, valore 1,3 milioni di dollari, e – senza conoscerne il valore – pensò bene di scolarsela, buttando il vetro vuoto. Ma l’Oscar va al 38enne svizzero che nel 2019 si introdusse nei sotterranei di un edificio a Menzigen. Lo ritrovarono tre giorni dopo, ubriaco marcio: non era mai uscito e aveva prosciugato 31 bottiglie pregiate. D’altronde si sa: chi non beve in compagnia, o è un ladro o una spia.