il Fatto Quotidiano, 31 ottobre 2021
La cotta di Balzac per Faustina Roero di Cortanze
“Ho incontrato Balzac. Certo non è bello. Ma il suo sguardo ha qualcosa che affascina. Abbiamo parlato dell’amore”. Torino, 6 agosto 1836. Ad annotare sul suo diario l’incontro con il grande narratore francese è la marchesa Faustina Roero di Cortanze (1798-1872), nobildonna piemontese che 19 anni prima, nell’ottobre del 1817, aveva debuttato alla Corte di Torino come dama d’onore della giovane principessa Maria Teresa di Toscana, moglie del futuro re Carlo Alberto di Savoia-Carignano.
Honoré de Balzac è arrivato a Torino, rammenta il critico Raffaele de Cesare nel saggio Balzac nell’agosto 1836, per “sorvegliare gli interessi, alquanto trascurati dalla lontananza, di alcuni amici franco-italiani, i Guidoboni-Visconti”. Accolto con gentilezza nei salotti e nei palazzi di esponenti di rilievo dell’aristocrazia e della cultura della capitale, come Federico Sclopis, l’autore di Eugénie Grandet è presentato anche a Faustina. Sposatasi nel 1815 con il marchese Vittorio Alessandro Roero di Cortanze, la marchesa, figlia del conte Giovanni Cesare Frichignono di Castellengo e di Maria Luisa Teresa Arborio Gattinara dei marchesi di Breme, è bella, intelligente, colta, spiritosa. Una giovane donna, insomma, che qualche anno addietro, nel 1830, era diventata amica del poeta Alphonse de Lamartine. A quest’ultimo, che le aveva detto di vedere in Ugo Foscolo solo “un imitatore di Goethe”, però non aveva avuto timore di ribattere: “Non sono del suo parere. Jacopo Ortis mi sembra mille volte meglio”.
Grazie alla pubblicazione in questi giorni del diario inedito di Faustina, si può aggiungere qualche elemento alla decifrazione del rapporto che intercorse fra lei e Balzac. Secondo Reineri e Corlando, curatrici di A vent’anni ero bella. Diario di una Dama di corte 17 ottobre 1817-16 ottobre 1871, “l’incontro con lo scrittore francese non sembrerebbe averla impressionata particolarmente”. Per Honoré, invece, il ricordo sopravvisse a lungo. Il 24 maggio del 1838, scrivendo alla sua amica, e poi moglie, la contessa Hanska, lo scrittore sostenne che “la sola donna spirituale e istruita che ho incontrato in Italia è la Cortanze di Torino”. La lettera, osservava nel 1936 Giovanni Scaglietto nell’articolo Una dama piemontese in un giudizio di Balzac, “è una documentazione della stima che il grande scrittore francese ebbe per una dama di alto lignaggio della quale egli aveva frequentato a Torino il salotto ospitale”. Era la lode della “sola donna italiana che ebbe la ‘ventura’ di essere esclusa nel poco lusinghiero, e ingiusto, giudizio dello scrittore sulle donne italiane da lui conosciute”. De Cesare, in ogni caso, nel suo saggio del 1968 ipotizza che “fra la marchesa di Cortanze e lo scrittore francese, a quello che sembra, i rapporti non si arrestarono a una fredda conoscenza mondana avvenuta in un salotto e poi dimenticata; e dovettero colorarsi, invece, di una mutua simpatia”.
Il diario della marchesa Roero di Cortanze, peraltro affascinante, non scioglie il mistero di quella “mutua simpatia”. Faustina si limitò ad appuntare che lei e Honoré parlarono dell’amore, e che Balzac le disse: “Nella prima giovinezza assomiglia ai giocattoli dei bambini che li rompono per sapere come sono fatti. È solo più tardi che si ama fortemente perché allora l’amore riposa sulla debolezza e l’impotenza di ogni genere fortifica i sentimenti”. E aggiunse: “La sensualità è una prova di distinzione. La bellezza ha perso il suo imperio dal giorno in cui ha cessato di essere sensuale”.