Non ne abbiamo la certezza, ma vari indizi. Vediamo dai test sierologici che gli anticorpi calano naturalmente di 7-10 volte a 6 mesi dal vaccino.
Osserviamo poi un leggero aumento dei contagi fra i vaccinati della prima ora: personale sanitario e anziani (non sono disponibili i dati di forze dell’ordine e lavoratori della scuola).
Nell’ultima settimana l’Associazione italiana di epidemiologia ha visto un aumento dei casi fra gli over 90, i primissimi a ricevere le dosi a partire da gennaio. I casi fra il personale sanitario sono iniziati a risalire a ottobre, circa un mese prima rispetto al resto della popolazione. Il 23 ottobre l’Istituto superiore di sanità ha calcolato 371 infezioni nell’ultima settimana, in aumento rispetto alle 306 della settimana precedente.
Non è imprudente allora far durare il Green Pass un anno intero?
La durata dell’immunità non è un valore netto. Dopo i sei mesi si entra in una zona grigia priva di certezze. Il declino degli anticorpi con il tempo ènormale, e non sappiamo quale sia il loro numero minimo necessario per essere al sicuro. Il declino poi viene bilanciato dalla memoria immunitaria. Gli studi sulle cellule della memoria immunitaria non sono molti - rispetto agli anticorpi, per i quali basta un prelievo del sangue, queste cellule sono più difficili da trovare - ma in genere sono incoraggianti. L’immunologo del La Jolla Institute for Immunology Alessandro Sette ha parlato in una presentazione della Società Italiana di Medicina Interna a Roma di un suo esperimento: «Laddove gli anticorpi declinano di 7-10 volte, le cellule di memoria calano solo di 1,5-2 volte». I linfociti T in particolare «sono la seconda linea delle nostre difese.
Non prevengono l’infezione come gli anticorpi, ma insieme a loro intervengono rapidamente per impedire l’aggravarsi della malattia».
Tutti i vaccini perdono efficacia con la stessa rapidità?
Lo stato di New York ha pubblicato la statistica dei contagi degli ultimi sei mesi distinti per tipo di vaccino.
L’incidenza mensile di infezioni è di 720 casi ogni 100mila abitanti fra i non vaccinati. Fra gli immunizzati, la più alta è fra chi ha ricevuto un’unica dose di Johnson&Johnson (156).
Seguono Pfizer con 131 casi e Moderna con 79. Gli Stati Uniti non hanno mai approvato AstraZeneca, la cui efficacia sembra calata dall’inizio dell’anno a oggi dal 70% al 40% circa nel prevenire le infezioni.
Perché le differenze fra i vaccini?
I vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) hanno un’efficacia di partenza più alta rispetto a quelli a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson).
Quest’ultimo offre la protezione più bassa perché ha un’unica dose.
Moderna ha efficacia superiore perché usa una dose maggiore di Rna (100 microgrammi rispetto ai 30 di Pfizer). Il livello di partenza degli anticorpi varia parecchio da vaccino a vaccino, il declino invece avviene in modo abbastanza simile.
Il declino dipende dal tempo che passa o dalla variante Delta?
Da entrambi i fattori, ma non sappiamo in quale proporzione. La variante Delta è diventata dominante in estate, e alcuni ricercatori attribuiscono a lei la maggior parte della colpa del declino dei vaccini, osservato proprio dall’estate in Israele. Somministrando la terza dose a 3,5 milioni di persone, su un totale di 9,3, oggi Israele ha riportato sotto controllo la pandemia, con circa 700 casi giornalieri (in estate avevano superato i 10mila) e il 70% dei ricoveri che riguardano non vaccinati.