Corriere della Sera, 31 ottobre 2021
L’accademia equestre austriaca è sull’orlo del fallimento
Sono atletici, potenti, capaci di pose spettacolari. Da secoli sono considerati il massimo cui può aspirare – quanto a tecnica – un cavallerizzo. I Lipizzani dal manto candido sono famosi, acclamati, richiesti. La loro accademia, a Vienna, è la più antica del mondo. E ora, nonostante secoli di storia e il favore di un pubblico sempre estasiato di fronte alle loro esibizioni, potrebbero andare tutti in pensione e la scuola chiudere.
L’Austria è sotto choc. Ma non solo. L’idea che i caroselli e i balletti di questi splendidi animali rimangano soltanto nei ricordi (e nei film) sembra improponibile. Eppure l’accademia che ha la sua sede nel centro della capitale che fu asburgica dalla fine del ‘500 potrebbe avere già chiuso i battenti se non fosse per un contributo straordinario ricevuto dal ministero dell’Agricoltura. Intendiamoci, l’azionista unico della scuola e dei ricoveri dei Lipizzani è lo Stato austriaco.
Ma dal 2001 l’istituzione si era avventurata – forte del favore di turisti e appassionati – nell’universo delle privatizzazioni, certa di poter far fronte ai conti grazie alle entrate garantite da biglietti e esibizioni in «trasferta». Illusione durata pochi anni. Già nel 2014, si legge in un rapporto della Corte dei Conti austriaca – citato dal Financial Times —, il bilancio annuale ha chiuso in negativo. Per non più sollevarsi.
Nel 2020 la pandemia ha dato il colpo di grazia e da allora la crisi finanziaria si è aggravata al punto da mettere in pericolo il benessere stesso dei cavalli: minimo ricambio, sfruttamento eccessivo, precarietà si sono riversati nella quotidianità dei Lipizzani, che ovviamente ne hanno risentito. «La situazione economica della Scuola spagnola di equitazione (il nome ufficiale dell’accademia di Vienna, ndr) – si legge nel rapporto – ha spinto i gestori a moltiplicare sempre più gli spettacoli, sfruttando i cavalli oltre il lecito e in forme che non erano a loro adatte. Il tutto senza offrire periodi di riposo sufficienti e dunque provocandone un “pensionamento” precoce».
Siamo davvero alla fine del percorso secolare dei Lipizzani? La gloria equestre degli Asburgo finirà dimenticata? Nel rapporto è raccomandato un intervento straordinario da parte del governo di Vienna per evitare il disastro. E tanto per cominciare per finanziare la ristrutturazione delle scuderie barocche ormai fatiscenti e poco adatte al prestigio della scuola di cui portano il nome.
D’altro canto, sono milioni gli appassionati che vivrebbero come un lutto la chiusura della scuola dei Lipizzani, il cui nome viene dal paese (oggi sloveno) di Lipizza, sul Carso, ceduto nel 1580 dall’arcivescovo di Trieste all’arciduca Carlo II d’Austria. I cavalli allevati lì, forti, eleganti, nobili, nei secoli seguenti acquisirono la fama che ha permesso all’accademia viennese di sopravvivere alla fine dell’Impero e della casata regnante. Era come se nelle loro evoluzioni, salti, marce e danze i Lipizzani avessero voluto smarcarsi dalla Storia, con i suoi alti e bassi. Almeno fino all’era del profitto a ogni costo: lì si sono fermati.