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 2021  ottobre 29 Venerdì calendario

Intervista a Leonardo Bianchi - su "Complotti!" (minimum fax)

La scena più bella è quella della missione vendicatrice di Edgar Maddison Welch. Armato di pistola, coltello e fucile semi-automatico, questo magazziniere ventottenne si è messo in testa di schiacciare il verminaio satanico che si nasconderebbe nello scantinato di una pizzeria che ha galvanizzato la fantasia dei complottisti di Pizzagate, un sottoinsieme di QAnon, ossessionati dagli abusi sui bambini. Trova la porta chiusa. Spara sul lucchetto. Gli si spalanca una banale dispensa. A braccia alzate ammette coi poliziotti che le sue informazioni «non erano accurate al 100 per cento», premio eufemismo 2016. Seguono quattro anni di galera. Chissà se ammetterebbe oggi di aver preso un granchio colossale? I teorici della cospirazione non frequentano il dubbio. O meglio, lo innalzano a mito fondativo che finisce per rovesciarsi nel suo contrario. Ogni evento deve connettersi con ogni altro. È l’interruzione della catena che li manda ai pazzi. Quindi se il democratico Anthony Wiener, fidanzato con una collaboratrice di Hillary Clinton, manda in giro foto di sue parti intime a minorenni, anche la candidata alle presidenziali deve avere un debole per le ragazzine. Basta un tale Q che ne annunci su internet l’imminente arresto per dare il via alla saga di cui Trump diverrà ardente fan, fino all’ignominia dell’assalto a Capitol Hill.

Una teoria interseca l’altra fino a dar vita alla «singolarità complottista» dove i rettiliani (saremmo prigionieri di rettili alieni che occupano il potere) incrociano i Protocolli dei savi di Sion (stavolta a comandare è una teocrazia ebraica), Bill Gates, la pandemia o il 5G. Di questa moltiplicazione di credulità popolare per impollinazione digitale si occupa Complotti! (minimum fax, pp. 330, euro 18) di Leonardo Bianchi, giornalista di Vice Italia convinto che «occuparsi dei margini della società sia diventato essenziale per capirne il centro».

Leggere del neonazista Tim Gionet che il 5 gennaio 2021 annuncia «domani entriamo al Campidoglio» o di Trump che poi accusa la governatrice democratica di non aver gestito la situazione, sembra il prequel di Castellino di Forza Nuova e di Salvini-Meloni versus Lamorgese sull’attacco alla Cgil. Esiste un format internazionale standard?

«In qualche modo sì, adattato poi alle singole realtà. Nel caso specifico il precedente ancora più preciso è l’assalto al sindacato dei costruttori edili di Melbourne. Dove una frangia di una manifestazione si è staccata dal corpo centrale per punire il sindacato per aver “tradito” i lavoratori».

Quanto a QAnon, che in Italia non ha davvero attecchito, lei scrive dell’endorsement solitario di Salvini a Lauren Boebert candidata repubblicana (cospirazionista) al Congresso. Cosa ci guadagnava?

«Difficile dire. Probabilmente nel suo staff social c’era qualcuno che voleva scimmiottare i comportamenti di Trump. E forse era una naturale prosecuzione del filone, post fatti di Bibbiano, che puntava a presentare il Pd come il partito che chiudeva un occhio di fronte agli abusi, quello dell’hashtag #PDofili».

Stando a una statistica grossolana degli eroi delle sue pagine, i Cinquestelle svettano. Si è fatto un’idea del perché?

«Sin dalle posizioni anti-vaccini degli esordi del blog di Grillo, il Movimento ha corteggiato e dato voce a posizioni anti-scientifiche nobilitate dall’etichetta della contro-informazione. Non a caso tra chi crede nel Grande Reset, ovvero nel piano ordito dal World Economic Forum di approfittare della pandemia per ristrutturare il capitalismo (nel resto del mondo preoccupa solo la destra perché la correzione sarebbe di tipo “comunista”, proprio la tipica tendenza Davos) si distinguono Byoblu, l’ex 5S Sara Cunial e da ultimo Carlo Freccero, vicino al Movimento. Ovviamente rispetto a quella prima fase le responsabilità di governo hanno impresso correzioni di rotta. Carlo Sibilia, che non credeva nell’allunaggio, ha di recente fatto retromarcia. Mentre il senatore Elio Lannutti era un propugnatore dei Protocolli».

Eppure la vulnerabilità alle teorie del complotto è transnazionale. Lei rievoca l’assedio al Reichstag del 29 agosto 2020 da parte di qualche centinaio tra i 40 mila che protestavano contro il confinamento.

«Sì, tendiamo a dimenticarlo perché alla fine il cordone di polizia ha retto, ma è mancato poco. La matrice ideologica era quella del movimento Querdanken-711, ovvero il “pensiero laterale” fondato da Micheal Ballweg, ex aspirante sindaco di Stoccarda (711 è il prefisso telefonico) che mette insieme No vax ed estrema destra. Emblematica è la figura del cuoco vegano Attila Hildmann, noto per i sospetti sulla pandemia e per il negazionismo sull’Olocausto».

Un record che ci attribuisce è il ruolo di Oriana Fallaci nella divulgazione della teoria dell’Eurabia, intesa come islamizzazione del vecchio continente…

«Non è un caso che fosse ripetutamente citata al proposito nel delirante manifesto di Anders Breivik, lo stragista di Utøya. Rileggere oggi quel che scriveva allora sul Corriere è impressionante. Salvini si è abbeverato a quella retorica. Ma anche il suo governatore Fontana («Bisogna decidere se la nostra razza bianca deve continuare a esistere o essere cancellata»). E la Meloni che parlava di «disegno di sostituzione etnica in Italia». Tendiamo a dimenticare tutto ma certe parole pesano».

Da una parte cita uno psicologo che sostiene che le teorie del complotto sono immuni da qualsiasi confutazione («Se sembra un complotto, significa che era un complotto. Se non sembra un complotto, era sicuramente un complotto»). Dall’altra elenca alcune regole di ingaggio per affrontare un complottista: quali sono le più importanti?

«Evitare di trattare chi ci crede come malato di mente. Più che il debunking fattuale può servire la vicinanza empatica: un amico o un parente può far più di tanti articoli. A patto che sappia che la sfida è impari e con buone probabilità di fallimento. Alla fine le teorie della cospirazione cercano di mettere una toppa a domande senza risposta. La miglior definizione resta quella del politologo Michael Barkun che ne elenca i tre principi base: “1) nulla è come sembra; 2) nulla accade per caso; 3) tutto è connesso”. Per scalfire questa triade resistentissima non basteranno mai i fatti, serve arrivare in profondità: alle emozioni».